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Per la Fed il bitcoin vale 1,800$

La Federal Reserve Bank of San Francisco (FED) ha rilasciato un report nel quale stabilisce che “il prezzo di bitcoin ha un valore di 1,800$.”

Il report scritto da Joost van der Burgt, consulente dei procedimenti fintech dell’istituzione finanziaria, discute sulla volatilità del prezzo della crypto e la sua classificazione all’interno degli asset finanziari tradizionali.

Al momento, le caratteristiche di bitcoin lo fanno rientrare in ciascuna delle tre categorie: security, valute e commodity, tant’è vero che le istituzioni finanziarie americane non riescono a mettersi d’accordo tra di loro: la CFTC degli Stati Uniti lo considera una commodity, la SEC lo classifica come una security, mentre bitcoin è comunemente conosciuto come una valuta virtuale.

Burgt si spinge oltre e dice che bitcoin è una bolla per poi concludere che “forse il bitcoin è diverso da tutto ciò che abbiamo visto prima, e forse tra un decennio la sua capitalizzazione di mercato sarà alle stelle quando raggiungerà lo status di una nuova valuta globale.”

Bitcoin, troppa volatilità

La volatilità del prezzo di bitcoin la rende inadatta ad essere una valuta.

Inoltre, ad esso non si applicano neanche la maggior parte delle determinanti monetarie dei tassi di cambio, come per esempio i tassi di interesse e i livelli di produzione.

L’unico determinante monetario potrebbe essere la supply limitata di bitcoin stabilita a 21 milioni ma, secondo Burgt, anche questo argomento non tiene perché “in realtà non corrisponde a passività o attività economiche reali”.

Secondo lui non si può neanche comparare la sua supply all’oro, visto che durante gli anni precedenti la supply di bitcoin (4,4%) era superiore a quella dell’oro (1,5%).

Neanche il potere di acquisto non può aiutare la criptovaluta ad essere classificata come valuta perché non esiste “nessuna attuale economia di bitcoin nativa con prezzi nativi di bitcoin per beni e servizi.”

Anche i volumi di trading si distanziano significativamente da quelli delle valute tradizionali, ma Burgt nota che “il fatturato giornaliero del bitcoin del 2,3% è più allineato ai tassi di rotazione che caratterizzano i mercati azionari”.

E quindi, dopo aver scartato la possibilità di includere bitcoin all’interno degli asset delle valute, discute la possibilità di classificarlo come security.

Bitcoin è una security?

Le Security sono acquisti di debito o quote di una società, ma bitcoin non rientra in nessuna di queste categorie poiché non genera interessi, dividendi o guadagni in conto capitale.

Eppure la SEC ha classificato bitcoin come una security.

Come dicevamo, la CFTC, invece, ritiene che bitcoin sia una commodity: similmente alla produzione dei beni come le risorse naturali tipo gas o oro, anche il mining di bitcoin ha bisogno di consumare risorse come energia elettrica e quindi ci sono dei costi di produzione ma, al contrario di esse, non ha un valore intrinseco di utilizzo.

Stabilire un valore ipotetico basato sui costi di produzione non basta.

Burgt spiega: “Le stime recenti riguardanti l’energia coinvolta nell’estrazione di un singolo Bitcoin da parte di un impianto di mining professionale a basso consumo energetico sono state vendute a circa 1,800$ quando sono state estratte in Cina.” Per rendere il mining economicamente sostenibile si potrebbe “postulare un prezzo inferiore a 2,500$ per un bitcoin” ma “questo ipotetico valore intrinseco è ancora ben al di sotto dei recenti livelli di prezzo di bitcoin.”

Ok, diciamo che bitcoin è una bolla

Infine, nel report viene discussa la possibilità di considerare bitcoin nient’altro che una bolla, visto che l’asset è stato in un evidente stato di euforia che ha portato il suo prezzo a quasi 20,000$.

E, nonostante sia molto difficile stabilire se un asset si trovi in uno stato di bolla finché non scoppia, l’ipotesi di Hyman Minsky, che descrive i cinque stadi di questo stato (dislocamento, boom, euforia, presa di profitto e panico), non è da escludere, secondo Burgt.

Il consulente della Federal Reserve Bank dice che, avendo difficoltà di classificare bitcoin come uno degli tre asset potrebbe anche considerarlo un qualcosa di completamente “diverso da tutto ciò che abbiamo visto prima” oppure potremmo semplicemente trovarci in uno stato mentale descritto da Minsky chiamato “euforia che preannuncia lo scoppio di una bolla.”

Aneta Karbowiak
Aneta Karbowiak
Laureata in Biologia all'Università degli Studi di Genova, si è presto interessata allo sviluppo delle applicazioni mobili e dei chat bot. È entrata nel mondo dell'editoria come manager di un sito di sport inglese dove ha gestito un team di dieci persone. Appassionata della tecnologia blockchain e delle criptovalute, ha cominciato a scrivere per Qubithacker.
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