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I tanti guai di Ripple

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Ripple e il suo token XRP sono intrappolati in un vortice di accuse.

Quest’anno gli investitori in XRP hanno già creato due cause contro la compagnia e ieri un’altro investitore ha deciso di avviare un procedimento legale per classificare il token come una security. Questo mentre la SEC sta ancora valutando la possibilità di classificare XRP proprio come un security token.

La situazione di Ripple è maggiormente compromessa dal fatto che la criptovaluta non ha ancora trovato un utilizzo vero e proprio al di fuori degli exchange e non può essere considerata una valuta, lo scopo per cui è stata creata.

Paul Krugman, economista premio Nobel ha ultimamente tweettato: “Se una valuta digitale non è effettivamente utilizzata per transazioni, è, in realtà, una valuta?”


Nel passato, Krugman si è già espresso nel modo negativo sulle criptovalute descrivendole come inutili, antisociali, senza valore, impraticabili, una bolla e una frode. Adesso, l’economista si scaglia contro XRP proprio mentre la criptomoneta cerca di convincere le banche e le aziende di trasmissione di denaro a utilizzare il token.

Perseguitata dalla SEC, Ripple fa di tutto per trovare l’adozione nella vita reale.

A nulla è servito che Ashton Kutcher abbia donato 4 milioni di dollari in XRP in beneficenza durante uno show televisivo o che Stephen Colbert abbia annunciato una donazione di 29 milioni dollari in XRP a insegnanti di scuola durante il suo spettacolo o che un popolare rapper Snoop Dogg ha dato il concerto ai fan di XRP.

Il token continua ad essere utilizzato esclusivamente come mezzo di speculazione.

Quando il prezzo della criptovaluta è andato a 3$, Ripple è presto diventata una delle startup più preziose del momento il cui valore superava anche quello di tante banche mondiali.

Nonostante da allora il prezzo sia sceso dell’80%, la compagnia vale ancora più di SpaceX.

Ma il principale problema di Ripple rimane l’adozione.

Per cercare di risolvere la questione, la startup ha creato un fondo da 300 milioni di dollari per pagare le aziende per iniziare a utilizzare XRP facilitando il trasferimento internazionale di denaro.

Anche il programma Xpring è stato creato con lo scopo di finanziare gli sviluppatori per creare i software focalizzati su XRP, ma ad ora non si è notato nessun cambiamento.

Fin ad adesso, il successo maggiore di Ripple è stato il suo prodotto di messaggistica chiamato xCurrent utilizzato dalle più grandi banche mondiali, ma il fatto che questo servizio non usa il token XRP non ha migliorato la sua situazione.

L’altro prodotto xRapid, quello che effettivamente dovrebbe utilizzare XRP per il trasferimento internazionale di denaro è stato di poca utilità per Western Union con il CEO Hikmet Erset che ha detto che il sistema “è ancora troppo costoso”, ma che continuerà a testarlo.

Currencies Direct era un’altra azienda a provare XRP, ma l’ha trovato “alla pari o leggermente più economico” rispetto al metodo esistente, ha dichiarato Brian Harris, chief product officer della compagnia.

Il token rimane quindi un asset molto centralizzato con il 60% di XRP nelle mani di Ripple e il controllo centralizzato è l’indicatore principale per la SEC che un token è una security.

Ed è proprio questo il motivo per cui David Oconer, un investitore di California, che cerca di fare la causa contro Brad Garlinghouse e la startup per aver violato le leggi sulla vendita delle securities.

Secondo Oconer, Ripple sarebbe responsabile di aver collocato 55 miliardi di XRP in escrow per pompare il prezzo del token.

“L’impegno pubblico di Ripple di limitare la fornitura di XRP ha avuto l’effetto desiderato. Nelle settimane successive, il prezzo di XRP è aumentato rapidamente da circa 0,22$ per token il 7 dicembre 2017 a 3,38$ per token il 7 gennaio 2018”, si legge nella denuncia che vuole mostrare come il prezzo fosse controllato dal co-founder.


Nonostante Ripple abbia respinto tutte le accuse che XRP sia una security, i fatti sembrano differenti, ma una conferma ufficiale dalla SEC deve ancora arrivare.

Aneta Karbowiak
Aneta Karbowiak
Laureata in Biologia all'Università degli Studi di Genova, si è presto interessata allo sviluppo delle applicazioni mobili e dei chat bot. È entrata nel mondo dell'editoria come manager di un sito di sport inglese dove ha gestito un team di dieci persone. Appassionata della tecnologia blockchain e delle criptovalute, ha cominciato a scrivere per Qubithacker.
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