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A fronte di un valore di bitcoin a meno 65% da inizio anno, molti temevano che il mining potesse replicare l’andamento declinante della criptovaluta.
Ebbene, non è stato così. Secondo gli ultimi dati ottenuti tramite bitinfocharts, al contrario, si è assistito a uno sviluppo nella capacità di elaborazione che ha fatto proseguire in avanti un trend di lungo periodo.
Si è addirittura toccato un massimo ai primi di agosto, record sinora assoluto con 55 EH/s, cioè cinquanta quintilioni di hash al secondo. Solo negli ultimi giorni si è ridotto a 50, rimanendo comunque incredibilmente elevato.
Secondo Morgan Stanley, il breakeven point per il mining di BTC è pari a 8600 dollari, dunque al di sopra delle quotazioni attuali, mentre altri autori riportati da Bloomberg pensano che questo valore sia leggermente più basso, intorno agli 8000.
Questa crescita di hash apparirebbe incongrua, dato che il breakeven è stato superato raramente negli ultimi tre mesi.
In realtà, alla base, ci sarebbero più fattori, alcuni evidenti e altri meno:
- Secondo Marco Streng di Genesis Mining, riportato da Bloomberg, vi è una crescita dimensionale dei minatori più efficienti, a scapito di quelli meno efficienti che escono dal mercato. Quindi saremmo in presenza di una concentrazione accompagnata da un progressivo turn over;
- In secondo luogo, è evidente che molti investimenti, decisi quando bitcoin era al massimo, sono entrati operativi quando i prezzi si erano abbassati.
Purtroppo, nel medio periodo, la riduzione dei valori si farà sentire anche sui produttori di hardware, come sta accadendo ad Nvidia, nota casa di produzione di schede grafiche molto utilizzate nelle attività di mining, soprattutto di altcoin.
La società ha registrato una sensibile riduzione delle vendite, come indicato nel report del secondo trimestre, a causa di un rallentamento dell’industria del mining.
Il CFO dell’azienda, Colette Kress, ha affermato che il calo non è giunto inaspettato, ma è molto più forte di quanto si attendessero in azienda, con le vendite calate di 100 milioni a solo 18 milioni.
Un risultato comunque di gran lunga superiore rispetto allo scorso anno, ma come dice la stessa Kress: “Se prima avevamo previsto che le criptovalute avrebbero influenzato gli utili quest’anno, da ora in poi non ci aspettiamo più nessuna influenza significativa”.