HomeBlockchainRegolamentazioneIl Bitcoin e la nuova tassa di regolamentazione

Il Bitcoin e la nuova tassa di regolamentazione

L’Unione Europea si sta finalmente muovendo per regolamentare tramite una tassa, il Bitcoin e il resto delle criptovalute. La tassazione è solo una delle tante manovre regolative che ci saranno a partire dal 2023, l’anno della trasparenza e della regolamentazione della crypto attività. 

Dalla tassa sulle plusvalenze alla rideterminazione del valore del Bitcoin, ecco le mosse dell’UE 

Giovedì, l’Unione Europea ha dichiarato espressamente che farà in modo che tutte le società impegnate nel mondo crypto, segnalino le partecipazioni dei loro utenti europei alle autorità fiscali. La direttiva, ha uno scopo ben preciso e potrebbe arrivare a costringere le società con sede al di fuori dell’UE a registrarsi presso gli enti fiscali locali.

“L’anonimato significa che molti utenti di cripto-asset che realizzano profitti significativi cadono sotto il radar delle autorità fiscali nazionali. Questo non è accettabile”.

Queste le parole del commissario europeo per la fiscalità, Paolo Gentiloni. 

Non si sa ancora come verranno applicate queste misure, considerate le varie entità e residenze in varie giurisdizioni dell’industria delle criptovalute. Alla domanda su come l’UE applicherà le misure alle aziende al di fuori del blocco, Gentiloni ha detto ai giornalisti:

“Lavoreremo su questo. Ciò che conta per noi è che i residenti dell’UE siano presi di mira da queste misure, anche se usano fornitori di criptovalute da altrove”. 

Quello che sappiamo delle misure proposte è che promuoverebbero il regolamento dei mercati delle criptovalute in UE, che consente alle società straniere di acquisire clienti dell’UE utilizzando una procedura chiamata sollecitazione inversa.

Il piano fiscale richiede a qualsiasi società con clienti dell’UE di registrarsi e segnalare all’interno del blocco, ma può affrontare sfide logistiche in un settore in cui le aziende sono in gran parte online e talvolta affermano di non avere affatto sede. 

L’UE ha dichiarato di ritenere che la mossa potrebbe generare fino a 2,5 miliardi di dollari (2,4 miliardi di euro) attraverso l’introduzione delle direttive.

Tassazione Crypto in Italia: c’è posto nella nuova legge di bilancio

Nella bozza della Legge di bilancio 2023, ben cinque articoli sono dedicati alla regolamentazione della tassazione delle criptovalute e delle attività svolte da esse. Vengono esaminati i vari aspetti delle operazioni, della trasparenza, regolamentandole e applicando imposte sulle attività.

Incluso nella Legge di bilancio 2023 ci sono piani per imporre un prelievo del 26% sui profitti superiori a 2.000 euro realizzati sul trading di criptovalute, secondo Bloomberg.

Storicamente, le valute digitali hanno avuto aliquote fiscali più basse perché sono state considerate “valuta estera”. 

Il disegno di legge presentato dal governo del primo ministro Giorgia Meloni offre anche ai contribuenti la possibilità di dichiarare il valore dei beni a partire dal 1 ° gennaio 2023, pagando una tassa del 14%. L’obiettivo è incoraggiare gli italiani a dichiarare la loro detenzione di beni digitali nelle loro dichiarazioni dei redditi. La legge proposta, che può essere modificata in parlamento, include anche obblighi di divulgazione ed estende l’imposta di bollo alle criptovalute.

Le nuove regole arriverebbero durante una disfatta prolungata dei prezzi degli asset digitali che ha accelerato la caduta di diverse grandi piattaforme di criptovaluta. L’ondata di fallimenti e crolli spettacolari (incluso il recente crollo della borsa FTX) hanno portato i legislatori a livello globale a rafforzare il loro controllo sulla nascente asset class.

La Premier Giorgia Meloni ed il suo governo, provano a seguire le orme del Portogallo, una delle nazioni più inserita nel mondo crypto in Europa. Il Portogallo infatti ha proposto una tassa del 28% sulle plusvalenze da criptovalute detenute per meno di un anno. 

Nel suo bilancio statale 2023, il governo portoghese ha affrontato la tassazione delle criptovalute, che in precedenza non erano state toccate dalle autorità fiscali perché le risorse digitali non erano riconosciute come moneta a corso legale.

L’introduzione di una normativa così innovativa pone l’esigenza di armonizzare adeguatamente il trattamento fiscale sia per il passato che per il futuro. Infine, oltre di quanto sopra esposto, non va dimenticato che le cripto-attività e le cripto-valute non hanno uno status riconducibile alle valute tradizionali o alla moneta.

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