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SIAE: “Abbiamo scelto Algorand perché non consuma tanta energia”

Qualche settimana fa, dopo l’annuncio di una partnership a fine 2019 Algorand e SIAE, la società italiana degli autore ed editori che tutela marchi e canzoni, hanno annunciato la creazione di una nuova piattaforma di NFT, prima milestone di una vision di lungo termine.

The Cryptonomist ha avuto la possibilità di intervistare in esclusiva Matteo Fedeli, Direttore della Divisione Musica di SIAE, per cercare di capire meglio quali sono le intenzioni della società e perché ha scelto proprio la blockchain di Algorand.

Cosa ha già esattamente tokenizzato SIAE?

In mente abbiamo un percorso che non è tanto la creazione di NFT ma ricreare onchain, su Algorand, un ecosistema che oggi è offchain. Per ora non abbiamo ancora creato asset che rappresentino opere dell’ingegno, che è ciò che SIAE gestisce, ma siamo un passo prima. SIAE ad oggi ha più di 100 mila iscritti, quindi 100mila persone tutelate da SIAE, che hanno nel depositato milioni di opere. Nella roadmap che abbiamo immaginato, prima ancora di poter pensare di rappresentare onchain le opere, abbiamo prima dovuto rappresentare gli aventi diritto, visto che ogni NFT deve contenere dentro di sé le informazioni per sapere chi deve essere remunerato quando si utilizza quell’opera. 

Quindi questo è stato il nostro prima grande step: rappresentare i singoli diritti per ogni soggetto da noi rappresentato. Per ogni autore o editore, noi gestiamo tanti diritti, divisibili anche per diversi Paesi. In totale abbiamo quindi creato 4 milioni e mezzo di NFT per rappresentare tutti i diritti dei nostri iscritti. 

Step by step compiremo diversi passi immaginati nella roadmap, con una difficoltà crescente, con l’obiettivo di ricostruire tutto l’ecosistema, visto che per funzionare (bene) deve essere tutto onchain, non solo una parte, altrimenti ci troveremo inesorabilmente nel vicolo cieco di doverci fidare di informazioni nate e gestite offchain. Solo così ha un senso: avendo tutti i metadati fondamentali direttamente su una blockchain.

Dopo aver caricato le informazioni sugli aventi diritto, sarà il momento di registrare onchain tutte le opere e i recordings, ovvero anche tutte le registrazioni realizzate da diversi artisti ma collegate alla stessa opera d’ingegno.

Quali possono essere gli use case di questo sistema? Che problemi potrebbe risolvere il fatto di avere tutto onchain?

Fatto tutto questo potremo avere finalmente un “link” con le informazioni gestite dai DSP (Digital Service Provider) sui quali vengono caricati recordings. Avere onchain tutti i metadati su recordings, opere dell’ingegno e aventi diritti, permette in teoria di sapere di chi sono i denari generati da quel singolo stream, attraverso la “semplice” applicazione di smart contracts. 

Con la blockchain si potrà avere più efficienza, sostituendo gradualmente l’attuale ecosistema, garantendo una maggiore sicurezza ed una trasparenza “by design”.

Inoltre, un altro grande vantaggio potrà essere il superare l’attuale ruolo di oracolo dei DSP, che sono gli unici ad oggi a gestire l’informazione del “playcount” di un certo pezzo. Il passo successivo sarà quello di poter chiedere – con una spinta forte del mercato e forse di organi sovranazionali – di gestire questi dati onchain. A quel punto il “journey” del diritto potrà finalmente essere trasparente end-to-end.

Per vedere tutto questo probabilmente ci vorrà qualche anno (3, 5?), ma il caso di Nokia ci deve ricordare che a volte il progresso tecnologico sorprende anche quelli bravi. Tra il 2007 e il 2011 sono passati solo 4 anni…

Avete pensato a come questo sistema completamente onchain potrebbe risolvere i problemi della lotta contro la pirateria?

Si, anche se ovviamente ci vorrà anche qui del tempo. Il problema che si ha oggi è sicuramente legato anche ai formati. Un file mp3, può essere preso e copiato illimitatamente e ciascun file copiato può essere riprodotto illimitatamente. In futuro potremmo vedere un formato mp(27?), che ha in sé i dati per riprodurre il brano in alta definizione ma che è crittograficamente protetto, quindi può essere ascoltato solo da chi ne ha la chiave privata. Per esempio, la mia app fa una richiesta ad una infrastruttura basata su blockchain per riprodurre un brano. Se ha le autorizzazioni (es. un abbonamento valido per quel contesto di riproduzione), l’infrastruttura può dare ok alla riproduzione inviando una chiave privata e, contestualmente, può essere scatenato anche l’instradamento diretto del compenso degli aventi diritto dell’opera dell’ingegno riprodotta, direttamente sul loro wallet.

Come mai SIAE vuole raggiungere la decentralizzazione, non ha paura di perdere il controllo del sistema?

La cosa interessante è che SIAE può fare tutto questo perché, essendo un’organizzazione senza scopo di lucro, non ha paura di ricercare un modo per decentralizzare tutte queste operazioni, senza averne il totale controllo. Di certo altri intermediari, quali Booking, Airbnb o Uber, ad esempio, avrebbero più difficoltà a farlo perché – giustamente – mirano a guadagnare dal controllo e dalla gestione delle informazioni.

Perché avete scelto proprio la blockchain di Algorand?

Innanzitutto molti dicono di essere esperti di blockchain, ma per esserlo veramente devi essere esperto di crittografia e sicuramente il Professor Micali – che ha vinto il premio Turing – sicuramente è una garanzia in tal senso. 

Inoltre, una blockchain come Algorand che usa la Proof of Stake ha la capacità di non consumare tanta energia e di essere particolarmente scalabile. Sono caratteristiche fondamentali se si punta a gestire milioni di transazioni onchain.

Non siamo sposati all’infrastruttura di Algorand, ma l’abbiamo scelta tra le varie soluzioni che il mercato oggi offre, in quanto ci è sembrata quella che ci garantisse di sviluppare al meglio il nostro business.

Noi, in generale, vediamo Algorand come la nostra Amazon Web Services per blockchain, quindi un provider di tecnologia che serve come fattore abilitante per sviluppare il proprio business. 

Per questo non abbiamo voluto creare una nostra blockchain dedicata, esattamente come non voglio creare alcuna infrastruttura per ottenere servizi che mi può dare Amazon Web Services, gestendoli in maniera molto più efficiente di quanto potremmo mai gestire noi e con una scalabilità pazzesca. 

In buona sostanza, Algorand è la soluzione di mercato che ad oggi ci dà più garanzia di investire su un qualcosa che ha più probabilità di rimanere nel prossimo futuro come punto di riferimento del mercato. 

 

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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