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IBM, Microsoft, Oracle e la blockchain (parte 3)

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Dopo la prima e la seconda parte che potete leggere in link, continua l’approfondimento sulle cosiddette FAANG che si sono lanciate sulla blockchain.

IBM, una delle aziende high tech più vecchie e consolidate a livello business, chiamata da decenni Big Blue, si è gettata con molto entusiasmo nel mondo della blockchain, tanto da offrire una piattaforma completa, programmabile, per sviluppare soluzioni di business decentralizzate.

Esistono perfino corsi online, su Coursera, per imparare le basi della programmazione della piattaforma: il suo impiego è completo, comprensivo di possibilità di sviluppo di app specifiche da parte dei clienti. La struttura è ovviamente integrabile con il cloud IBM e con tutti gli altri servizi offerti dal gruppo.

I costi di utilizzo non sono esattamente popolari, ma comunque accessibili per strutture medie, partendo dai 500 dollari al mese, per arrivare a 1000 dollari per l’accesso alla struttura.

La struttura di base della piattaforma è costituita dal Hyperledger Fabric codebase, che in parte è stato scritto direttamente dalla stessa IBM, di cui è membro di peso.

Chiaramente si tratta di blockchain private, realizzate per singoli clienti business, fra i quali troviamo Walmart, che vi ha dedicato la sua struttura si sicurezza alimentare, e Northwest Trust.

Microsoft ha integrato diversi servizi blockchain nella propria struttura cloud Azure, in un modo non dissimile da quanto fatto da IBM.

La differenza è che il colosso di Seattle ha deciso di puntare su diverse strutture di blockchain, da Corda sviluppata da R3, Hyperledger, fino ad Ethereum, con una sottile preferenza per quest’ultima soluzione.

Questa scelta potrebbe presentare dei problemi perché Microsoft non è membro di nessuna delle tre strutture, neppure di Ethereum per cui, mentre IBM può guidare lo sviluppo di Hyperledger, Microsoft è semplicemente un cliente esterno.

I settori industriali su cui quest’azienda ha puntato sono soprattutto quelli della logistica e della finanza, concentrandosi sui temi della tracciabilità e della lotta alle frodi.

Naturalmente non sono mancate le applicazioni in-house, con X-Box, che integra il DLT per contabilizzare le royalty dei creatori di videogiochi.

Fra le maggiori utilizzatori ricordiamo Insurwave, per il campo assicurativo, Webjet per i viaggi aerei e la Marina degli Stati Uniti, che ha utilizzato un sistema di logistica con blockchain per il tracking dei pezzi di ricambio dei jet navali a stelle e strisce.

Cosa fa Oracle?

Dietro la spinta di quanto fatti dai competitori anche Oracle non poteva restare fuori dallo sviluppo delle reti decentralizzate e molto recentemente ha annunciato il lancio di Oracle Autonomous Blockchain Cloud Service, un servizio basato su blockchain anch’esso integrato su cloud.

Si tratta di un servizio che permette di implementare soluzioni blockchain già in parte pre-confezionate e assemblate, per semplificare notevolmente il lavoro agli sviluppatori di DApp che non devono così partire da zero nella loro programmazione.

Oracle fornisce anche la documentazione necessaria agli sviluppatori ed un Github repository con soluzioni pre confezionate adattabili a diversi ambiti di business: dai trasporti, al gambling, ai contratti per i diritti d’autore, ai giochi.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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