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LinkedIn chiude anche in Cina 

Microsoft, un po’ a sorpresa, ha comunicato ufficialmente che presto chiuderà la sezione cinese del suo diffusissimo social per professionisti, LinkedIn. 

La Cina chiude ad un altro social. 

Con LinkedIn che lascia il Paese, chiude anche l’ultimo social occidentale che era riuscito a reggere alla politica di censura asiatica che aveva già costretto da anni Facebook Twitter e Google di abbandonare la Cina. 

Microsoft, che è proprietaria del famoso social professionale, giovedì scorso ha dichiarato che chiuderà LinkedIn a causa di un “ambiente operativo significativamente più impegnativo e maggiori requisiti di conformità in Cina”. 

La società ha comunicato che lancerà un nuovo servizio per la ricerca di lavoro in Cina che non sarà un social come LinkedIn e che rispetterà tutte le rigide regole richieste dalle autorità di Pechino. 

Questa notizia segue di poche settimane l’avvertimento che le autorità cinesi hanno inviato a Linkedin per moderare e controllare alcuni profili del loro social network. 

La società aveva risposto bloccando questi profili per non incappare in sanzioni. Evidentemente questo non è bastato e ha convinto Microsoft a cessare del tutto l’attività.  

Questo deve essere costato molto a Microsoft, considerando che la Cina rappresenta il terzo mercato al mondo per LinkedIn. 

A luglio, il CEO di Microsoft, Satya Nadella, aveva dichiarato come LinkedIn contribuisca a circa 10 miliardi di dollari di entrate annuali per la società di software che ha acquistato cinque anni fa il social per 26 miliardi di dollari. 

Linkedin Cina
La Cina chiude anche le porte a Linkedin

La Cina e il controllo sul tech 

La Cina da poche settimane ha messo al bando anche le criptovalute e tutte le attività ad esse legate. 

Questo fatto conferma come lo Stato cinese voglia avere il controllo su tutti i mezzi di innovazione tecnologica. Mezzi che poco si prestano ad un controllo centralizzato sia che si tratti di social sia che si tratti di valute digitali. 

La Cina sui pagamenti digitali e mobili è uno dei Paesi più avanzati al mondo. Ora sta costruendo un proprio ecosistema nazionale che sostituisca i grandi social americani, che vengono visti come le criptovalute, con sospetto dalle autorità. 

In Cina esiste Youku Tudou, una sorta di YouTube, Baidu Tieba, che sostituisce Google, Red, la comunità e-commerce, e Meitu, l’alternativa cinese a Instagram. 

Per non parlare poi dei due veri colossi, Wechat, una sorta di Facebook e Tencent, che sostituisce WhatsApp. 

La Cina è uno dei Paesi che ha quasi completato il primo step del suo progetto di valuta digitale di Stato. 

Il Paese asiatico vuole raggiungere una piena indipendenza dai grandi colossi tecnologici ed informatici occidentali. E questo passaggio non può non passare dai social network e dalle criptovalute. 

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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