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Intervista a Stefano Capaccioli sul caso Crypt.trade

È dei giorni scorsi la notizia del sequestro in Italia del sito Crypt.trade da parte della magistratura, su denuncia Consob. Il sito prometteva ai malcapitati dei rendimenti mensili compresi tra il 17 e il 29% (dunque, anche oltre il 250% annuo), grazie al trading in Bitcoin. Alcuni media italiani hanno interpretato l’intervento del giudice come il primo, attesissimo passo, contro il trading in criptovalute, in assenza di una chiara regolamentazione.

Ebbene, è un falso. “La Procura è intervenuta per il mancato rispetto della normativa sul pubblico risparmio”, spiega Stefano Capaccioli, dottore commercialista, fondatore di Assob.it, certamente tra i maggiori esperti sui temi giuridici in relazione alle monete digitali.

Dott. Capaccioli, può spiegarci con esattezza perché è intervenuto il giudice?

In verità appare il sequestro di un sito che prometteva rendimenti in spregio alla normativa sul pubblico risparmio, peraltro già sanzionato da CONSOB a settembre 2017 con delibera 20110. Leggendo il testo della delibera non vi è alcun riferimento alle criptovalute, ma solamente di “un’offerta al pubblico, rivolta anche a soggetti residenti in Italia, avente ad oggetto “portafogli di investimento” cui è collegata la promessa di rendimenti periodici predeterminati”. Presumibilmente l’attività è continuata e Consob ha giustamente richiesto il sequestro del sito, come normale era è normale è stato. A questo link chiunque può leggere la delibera.

Insomma, il reato quale sarebbe? Una truffa in stile “Schema Ponzi”? Non il fatto che si parlasse di monete digitali?

Si tratta di una sollecitazione di pubblico risparmio non autorizzata ove peraltro si garantivano guadagni elevati mensili, talvolta indice di ulteriori attività sanzionate dalle norme.

L’ultima delibera della Consob riempie, in qualche modo, il vuoto legislativo italiano?

La Consob non si è espressa sulle ICO, mentre altri paesi dell’Unione europea si stanno muovendo, in particolare la Francia ove sono stati appena pubblicati i risultati di una consultazione e a breve l’Amf presenterà una proposta sulle ICO.

L’Italia che ha emanato una buona normativa sull’antiriciclaggio potrebbe recuperare, ma occorre uno sforzo corale.

Cosa pensa di quanto emerso dal G20?

Nulla di nuovo sotto il sole: la lettera del FSB prima dell’inizio è esplicativa della frattura fra le uscite giornalistiche e la realtà dei fatti.

Google l’ha già fatto, Facebook da giugno bloccherà la pubblicità su prodotti o servizi correlati alle criptovalute. Twitter non è chiaro cosa intenda fare. Cosa ne pensa?

I giganti dei social stanno facendo una scelta che mi lascia perplesso, ma su cui non posso esprimere giudizi, dato che sono società private. Certo che le criptovalute potrebbero permetterci di effettuare transazioni con piena privacy, senza quindi lasciare i nostri dati, senza quindi la materia prima alla base dei ricavi dei social network.

Stefano Capaccioli è dottore commercialista in Arezzo, fondatore di Coinlex, un network di professionisti ed anche presidente di Assob.it. Tra i primi interpreti delle criptovalute da un punto di vista giuridico, è autore dell’unica monografia legale sul bitcoin (Criptovalute e bitcoin: un’analisi giuridica, Giuffre’, 2015), di dozzine di articoli scientifici e di divulgazione, cultore di Informatica Giuridica avanzata all’università statale di Milano e relatore a numerosi convegni.

Claudio Kaufmann
Claudio Kaufmann
Direttore di Cryptonomist. In precedenza è stato direttore editoriale di ITForum News, vicedirettore del quotidiano Finanza & Mercati e del settimanale Borsa & Finanza. E' stato autore e conduttore di programmi televisivi dedicati a politica, economia e finanza.
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