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Lo Smart working cambia regole

Con la legge n.181 del 22 maggio 2017 anche l’Italia si dotava dello strumento dello Smart Working.

Questo strumento permette la regolamentazione sul lavoro agile con il fine di miscelare in maniera proficua sia per il datore di lavoro che per il lavoratore il tempo dedicato alle proprie mansioni e il tempo libero in un’ottica di qualità della vita e per ovviare ad impedimenti come ad esempio ha rappresentato la pandemia in questi due anni. 

A tal proposito, durante la pandemia una serie di decreti ha regolamentato con paletti più chiari la legge 181 e l’introduzione dello stato di emergenza a marzo 2020 ha ulteriormente rimescolato le carte. 

Il 31 marzo 2022 scadrà lo stato di emergenza e già si studia come cambierà il lavoro agile dal 1 aprile. 

Smart Working, come stanno le cose oggi 

L’attuale normativa prevede che anche se a casa, il dipendente debba essere in possesso di green pass e senza necessità di accordo scritto tra le parti.

Il datore di lavoro può avvalersi di questo strumento al fine di garantire i livelli occupazionali in azienda e garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro in ottica sanitaria.

Il lavoratore è anche tutelato dal diritto alla disconnessione una sorta di pausa come già previsto in qualsiasi luogo e tipo di lavoro per esigenze personali, fisiologiche o semplicemente di pausa. 

Questa procedura semplificata sarà in vigore fino al 31 marzo prossimo. 

Nel lavoro Agile l’accordo tra le parti torna centrale

Dal 1 aprile 2022 anche a seguito di alcune sentenze in merito si tornerà a condizioni che pongono l’accordo tra le parti come condizione necessaria per accedere al lavoro agile. 

Il contratto che è secondo il diritto un accordo tra due parti ritorna centrale e si va verso regole più stringenti. 

L’accordo dovrà stabilire tra le altre cose la durata, le condizioni del recesso, la modalità di esecuzione della prestazione e gli strumenti tecnologici utilizzati sempre nel diritto alla disconnessione del lavoratore. 

Differenze tra pubblico e privato

Nel settore pubblico lo Smart Working sarà sempre regolamentato in maniera più easy così come fatto fino ad oggi e non sono previsti cambiamenti per il futuro. 

Il settore privato anche a seguito del Protocollo nazionale sullo Smart Working nel settore Privato del 7 dicembre 2021 recepisce nuove tutele tra lavoratore e datore di lavoro.

L’adesione allo strumento potrà avvenire solo e soltanto su base volontaria e sarà subordinata alla sigla di un accordo tra le parti che preveda il diritto di recesso. 

Il rifiuto del lavoratore non sarà condizione sufficiente per il licenziamento né per eventuali sanzioni. 

Ad oggi sia per il settore pubblico che privato il lavoro agile resta un diritto per lavoratori fragili, disabili o immunodepressi. 

Il futuro

La politica si muove all’unisono su questo tema che risulta trasversale. 

Il ministro del lavoro Andrea Orlando e il ministro delle politiche giovanili Fabiana Dadone indicano come fortemente da incentivare il lavoro agile che corrisponde all’Italia appunto “agile” e competitiva che ha in mente il premier Mario Draghi. 

Sul tavolo nello specifico si discutono le differenze tra p.a. e privato e il diritto alla disconnessione cercando di creare uno strumento il più equo possibile e che tuteli tutte le parti in gioco. 

Il tempo stringe e il 31 marzo è vicino ma i lavori sono già iniziati e l’idea è chiara e condivisa. 

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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