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Alla ricerca del denaro vitruviano

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Non sappiamo se il futuro del denaro sarà bitcoin o i suoi fratelli, le altcoin, o nipotini, i token, se sarà un’unica moneta o ne avremo migliaia, magari legate a uno specifico scopo.

Perché, oltre alla moneta degli Stati, è possibile che anche i grandi monopoli online inizino ad avere una propria moneta.

Pertanto, è molto probabile che avremo una coesistenza di vari mezzi di scambio monetari.

Proviamo ad osservare alcuni aspetti architetturali e storici.

Il sistema monetario dal punto di vista architetturale

Il software sarà un asset fondamentale del nuovo sistema monetario, uno strumento essenziale per supportare i processi strategici, organizzativi, operativi di erogazione dei servizi finanziari.

Perché in questo contesto il software è:

  •      Flessibilità, per accelerare le transazioni in funzione del contesto;
  •      Promozione della persona, non è un più un attore passivo;
  •      Rafforzamento delle strutture decentrate, per permettere agli utenti di fruire delle soluzioni più avanzate;
  •      Sicurezza del dato grazie alla crittografia.

Quando il sistema diventa così programmabile, si differenzia sideralmente dal puro denaro elettronico degli attuali conti bancari. Se accompagnato da una buona gestione di un pubblico registro, in una rete non gerarchica, garantisce la simmetria informativa tra le parti.

Quando le parti saranno numerose, e vorranno fare transazioni contemporaneamente, dovremo preoccuparci della scalabilità.

La scalabilità è molto importante, perché non è detto che un sistema messo in piedi da pochi pionieri funzioni bene quando gli utenti raggiungono numeri importanti.

La scalabilità si potrebbe avere:

– Orizzontalmente, ossia con tante monete parallele

– Verticalmente, scegliendo cioè una piattaforma stabile e affidabile e costruendoci dei layer sopra (consideriamo gli sviluppi di Lightning Network e RGB, ecc…).

Non c’è un’opzione migliore dell’altra. Si noti che la scalabilità differisce dalle prestazioni nella misura in cui la scalabilità non aumenta le prestazioni di per sé, ma piuttosto mantiene le prestazioni di fronte a un throughput più elevato (ad esempio, carichi di utenti e transazioni più pesanti).

Pertanto, le prestazioni si riferiscono al tempo di risposta del sistema in un carico tipico, mentre la scalabilità si riferisce alla capacità di un sistema di aumentare tale carico senza ridurre il tempo di risposta.

Avremo tassi di conversione automatici e un livello di inflazione, di privacy e di confidenzialità, tutti programmabili via software, che potremo scrivere senza chiedere alcun permesso.

sistema monetario

Il sistema monetario dal punto di vista storico

Abbiamo sempre cambiato la moneta in funzione dei nostri bisogni e della tecnologia disponibile. Dalle monete coniate, alle banconote al denaro elettronico e così via, sempre gestite dal Re o dallo Stato.

Dobbiamo analizzare il percorso dell’adozione del denaro, chiamato “processo di monetizzazione”.

Storicamente le monete che si sono affermate sono partite dal riconoscimento della funzione di riserva di valore, poi di mezzo di scambio, infine di unità di conto.

Da un secolo il modello di riferimento è il dollaro.

Tutto si misura in dollari. Finora.

Per la prima volta nella storia dell’umanità il diritto sovrano sull’emissione di moneta, o se vogliamo la fiducia che riponiamo nel denaro che usiamo, è attribuito a una catena di algoritmi blindati in un software. Con un geniale equilibrio tra crittografia e trasparenza, l’informazione è ubiqua e accessibile a tutti i nodi del sistema eppure molto ben protetta.

Oltre alle storiche funzioni della moneta (riserva di valore, mezzo di scambio, unità di conto), le proprietà che devono avere le nuove monete digitali sono:

–      Scarsità, (grazie al cap, all’anti-contraffazione e ai meccanismi contro il double spending)

–      Open source (tutto il software deve essere visionabile)

–      Adozione globale (da parte di persone e macchine)

–      Microtransazioni (frazioni anche al milionesimo)

–      Libertà nell’uso (censorship resistant, anonimità, fungibilità).

E la storia del futuro di bitcoin?

Pur nella grande volatilità, siamo ancora nella fase della riserva di valore, quella che i puristi chiamano oro digitale; se funzionerà bene, arriverà l’adozione di massa e lo useremo agevolmente come mezzo di scambio.

Per quanto riguarda l’uso come unità di conto possiamo solo ipotizzare casi d’uso futuri, per esempio, sarà il pieno impiego da parte delle macchine, con le transazioni M2M, che decreterà il successo della moneta.

Quando per rifornire l’auto elettrica si potrà fare una transazione direttamente con la stazione di servizio in criptovaluta, quando la lavatrice ordinerà i consumabili dal negozio online, quando ogni wallet transerà con ogni altro anche per importi infinitesimali, il processo sarà compiuto.

In passato il sigillo lo metteva lo Stato accettando la moneta per pagare le entrate fiscali, resta da vedere se sarà ancora così.

C’è su tutto un chiaro desiderio: che il denaro cambi dallo stato attuale; che abbia meno frizioni, costi e tempi di trasferimento.

Il cambiamento atteso non deve essere inteso come una minaccia per la libertà finanziaria, deve essere una promessa.

Non sarà un’utopia, è una profezia di unione simbiotica come nell’immagine leonardiana, tra il bisogno dell’uomo e la tecnologia, che si deve realizzare.

E si realizza perché questa volta è differente: ora abbiamo voce in capitolo per scegliere tra bitcoin, fratelli e nipotini, il futuro del denaro.

Massimo Chiriatti
Massimo Chiriatti
Tecnologo, collabora con Università e centri di ricerca per eventi di formazione sull’economia digitale. Prende parte attivamente a congressi e forum su temi riguardanti in particolar modo. l’innovazione nell’ICT. Membro di Assob.it, un’associazione senza scopo di lucro per lo studio delle criptovalute e per promuovere la tecnologia Blockchain.
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