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Bitmain, slitta la IPO sulla Borsa di Hong Kong

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Bitmain, il colosso del mining, aveva promesso di presentare tutta la documentazione per la quotazione presso la borsa di HK per fine agosto, ma ai primi di settembre ancora non l’ha ancora fatto.

Si parlava di una IPO in grado di raccogliere la strabiliante cifra di 14 miliardi di dollari circa, per giungere ad una valutazione complessiva fra i 40 ed i 50 miliardi, ma, allo stato attuale, si rimane alla pura teoria. Nulla di concreto.

Le dimensioni del progetto probabilmente richiedono degli approfondimenti e delle ulteriori garanzie sull’operazione.

Sta di fatto che dopo molti rumor relativi alla quotazione, il colosso Bitmain non ha ancora presentato nulla alle autorità competenti, mentre al contrario i suoi principali concorrenti, eBang e Canaan, sono a uno stadio molto più avanzato e hanno presentato le necessarie documentazioni all’organo di regolazione della borsa di HK.

La eBang è una società incorporata nelle Isole Vergini ma operativa in Cina, il cui controllo attuale è della Excellent Limited e della Top Max, società di proprietà di Hu Dong, anche CEO di eBang.

La società nasce nel settore delle telecomunicazioni, attualmente divenuto secondario, per poi espandersi nella produzione di hardware per mining, i BPU, dove la crescita è stata impressionante, come si può leggere dai dati di bilancio:

Il fatturato complessivo di 978 milioni di Yuan corrisponde a circa 123 milioni di euro.

Di questi, il nativo settore delle telecomunicazioni ormai costituisce il 5,4% del totale, in continua riduzione.

La redditività è comunque interessante:

Il reddito operativo è pari a 443 milioni di Yuan, circa 55 milioni di euro, mentre l’utile netto, è pari a 385 milioni di yuan, circa 48 milioni di euro.

Vengono forniti anche dati interessanti per quanto riguarda i vari ratio.

Un ROE del 55% è un sogno per molte aziende, ma vediamo che vi è stata una fortissima volatilità per quanto riguarda questo indicatore, per cui è presumibile che questi valori di quotazione siano stati modificati.

Una particolarità di eBang è il desiderio di distaccarsi da una produzione legata solo al mining per cui afferma di voler disegnare le proprie unità anche come elementi di AI, in forte sviluppo anche in Cina.

Questo renderebbe le sue produzioni meno rigide e soprattutto più accettate nel paese del Dragone.

Canaan, invece, nasce come società specifica per il mining a partire dal 2013. Canaan produce sistemi ASIC multimodulo: ad esempio l’ultimo modello, Avalon841, lanciato nel marzo 2018, con oltre 104 ASIC e 13mila GH/s.

Le vendite sono molto interessanti:

I ricavi ammontano a 1.308 mila yuan, pari a 174 milioni di euro.

Il reddito operativo è del 29,5%, mentre il profitto è pari a 45 milioni di euro, con il 27% dei ricavi.

La società è già andata incontro a ben 3 round di private financing, con l’entrata di numerosi soci: i membri iniziali sono comunque parte del board of director.

In seguito a ciò, il patrimonio netto ha raggiunto i 108 milioni di euro, ovvero 853 milioni di yuan.

Il risultato è una compagine di controllo piuttosto complessa e un po’ opaca, cosa che sembra una caratteristica delle società cinesi del settore. Le famose scatole cinesi, si potrebbe dire.

La società punta sul mining accompagnato, come eBang, alla AI.

Curiosamente non viene indicato il progetto di TV in grado di fare mining che recentemente è stato al centro dell’attenzione dei media.

Quindi, in attesa di Bitmain, i principali competitor si sono già preparati a trarre il massimo, dal punto di vista finanziario, dalla situazione positiva per il mining vista nella prima metà del 2018, anche se i documenti presentati hanno degli omissis in relazione alla data di quotazione e al capitale che verrà richiesto al mercato.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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