HomeBlockchainIntervisteJorge Farias: “Ad oggi nessuna traccia del Petro”

Jorge Farias: “Ad oggi nessuna traccia del Petro”

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“Alla ricerca del Petro” potrebbe diventare un film del genere fantasy. I token, annunciati dal governo venezuelano come moneta nazionale, non sono ancora pervenuti, o meglio nessuno li ha ancora visti.

Anche Reuters in una sua indagine nega sia la presenza dei Petro che dei barili di petrolio ai quali la crypto è ancorata. E anche per gli esperti di crypto e blockchain latino americani il Petro è oggi come un unicorno.

Lo conferma anche Jorge Farias, imprenditore venezuelano nelle crypto: è il founder di Cryptobuyer, azienda nata nel 2015 che realizza soluzioni per facilitare l’uso delle crypto nel Sud America, 40mila utenti ad oggi e accordi con big del payment sudamericano come Mercado Pago.

Intervistato, offre la sua opinione sul Petro e racconta la sua idea, in cantiere, di un token per aiutare i suoi connazionali.

I media europei raccontano con sempre più preoccupazione la situazione in Venezuela, con i prezzi alle stelle dei generi di primi necessità…

Sì, quello che dicono i media è la realtà. Solo nell’ultimo mese il prezzo degli alimenti è aumentato del 200%.

Crede che il Petro sarà adottato dalle persone?

Francamente siamo tutti in attesa del primo Petro. Personalmente non ne ho ancora visto uno dopo l’annuncio del governo. E neanche i miei colleghi ne hanno visti. Se e quando circolerà tutti potremmo farci un’idea della crypto.

D’altronde esperti di NEM ci confermano che di Petro finora sulla blockchain non c’è alcuna traccia. Anche i founder di NEM sembra abbiano voltato le spalle al progetto.

Si sa che l’uso di NEM per Petro è stato annunciato ufficialmente, poi gli stessi fondatori della blockchain hanno perso interesse nel progetto.

L’uso di una crypto su una blockchain non è un “endorsement” da parte dei suoi creatori. Per intenderci, se Petro fosse stato fatto su Ethereum, non avrebbe significato che Vitalik approvasse o sostenesse il progetto.

Petro per combattere l’inflazione, potrebbe funzionare secondo lei?

In via ipotetica sì. Avere una moneta complementare rispetto a quella corrente svalutata, è una mossa che ha funzionato in Brasile con l’introduzione di URV, 20 anni fa, per esempio. Ripeto: aspettiamo che circoli per capirne la reale efficacia.

In una sua recente intervista per Wired, parla di una crypto che la sua azienda sta per lanciare. Come funzionerà?

In tre anni Cryptobuyer ha creato diverse infrastrutture (ATM, un exchange e applicazioni) in vari Paesi del Sud America. Oggi il nostro obiettivo è di integrare tutto il nostro ecosistema all’interno del mobile.

Il token che lanciamo, chiamato PLATA, consentirà a ogni utente, tramite telefono, di inviare e ricevere moneta, di comprare buoni regali su Amazon, pagare bollette e servizi, e scambiarlo con altre crypto in modo veloce ed economico.

Con PLATA gli utenti avranno sconti nei negozi convenzionati, e potranno usufruire di commissioni più basse rispetto a bitcoin ed ether.

Qual è il futuro delle crypto in America Latina?

Andreas Antonopoulos (uno dei massimi esperti di crypto, ndr) in un evento recente che abbiamo ospitato sul tema, ha dichiarato che saremo il primo continente ad adottare questa tecnologia per due motivi: il numero elevato di unbanked e l’uso massiccio di cellulari.

Ci riusciremo se imprenditori e investitori si focalizzeranno sulla semplificazione dell’uso: tutti vogliono utilizzare le crypto, ma pochi sanno come fare e dove spenderle.

 

Giancarlo Donadio
Giancarlo Donadio
Giancarlo inizia a scrivere di business con Millionaire. Con la rivista di Milano collabora alla realizzazione di "Startup. Sogna, credici, realizza. Dall'idea al successo” per Hoepli. Dal 2016 collabora con Startupitalia! dove si specializza su fintech, blockchain, criptovalute, all'interno della rubrica SmartMoney. Oggi è cofondatore di Pandant, web agency focalizzata su content marketing e personal branding
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