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Mining di Bitcoin: nuovo record assoluto per l’hashrate

Nonostante il prolungarsi del bear market, l’hashrate globale del mining di Bitcoin continua a crescere. 

Infatti, stando ai dati di CoinWarz, lunedì 31 ottobre si è toccato un nuovo picco orario massimo, a più di 304 Eh/s. 

Non è, però, stato ritoccato il massimo assoluto giornaliero, perché resiste quello dell’11 ottobre a quota 294 Eh/s. 

Va tuttavia ricordato che queste cifre non sono rilevazioni esatte, perchè l’hashrate globale non può essere rilevato con precisione. Sono infatti solamente stime, ottenute con calcoli effettuati partendo dal block-time. 

Il block-time: come varia il mining di Bitcoin al variare dell’hashrate

Dopo un picco di 11,8 minuti fatto segnare il 25 ottobre, il block-time è sceso fino a 8,3 minuti proprio il 31 ottobre. 

Sulla base dei calcoli effettuati da BitInfoCharts, l’hashrate medio giornaliero che ha prodotto un block-time così basso sarebbe stato di poco superiore ai 280 Eh/s, ovvero inferiore a quello dell’11 ottobre. Inoltre il block-time del 31 ottobre sembrerebbe un’anomalia, visto che a partire proprio dall’11 ottobre era sempre stato superiore ai 9 minuti, e spesso anche sopra i 10 minuti. 

Quindi il 31 ottobre è stato un giorno anomalo per quanto riguarda il mining di Bitcoin, con un block-time medio insolitamente basso. 

Il block-time viene regolato dalla difficulty, che a sua volta viene aggiornata una volta ogni circa due settimane. L’ultimo aggiornamento è stato l’aumento del 23 ottobre, che ha prodotto per l’appunto un incremento del block-time medio. Quest’ultimo dovrebbe sempre aggirarsi attorno ai 10 minuti. 

A settembre il block-time medio è stato di circa 10,1 minuti, mentre ad ottobre è salito a 10,6 minuti. Questo significa che, paradossalmente, nonostante il bear market i continui record dell’hashrate non sono affatto anomali. 

Anzi, a questo punto sembrerebbero persino probabili ulteriori aumenti della difficulty in novembre. 

La resa del Bitcoin mining: relazione tra hashrate e difficulty

Tutto ciò si traduce inevitabilmente in una continua riduzione della profittabilità del mining di Bitcoin. 

Infatti, gli incassi dei miner sono tutti sempre in BTC, pertanto se il valore di mercato di BTC scende allo scendono anche inevitabilmente i profitti reali del mining. 

Secondo alcune stime il guadagno medio attuale del mining di Bitcoin è in assoluto tra i più bassi di sempre. 

Il picco minimo di questo periodo si è toccato il 22 ottobre, quando il prezzo di BTC era di poco superiore ai 19.000$, con un hashrate superiore ai 270 Eh/s. Una tale combinazione ha fatto precipitare il guadagno a 0,06$ al giorno per Th/s. 

È molto strano che con guadagni così bassi i miner non solo continuino a minare, ma addirittura aumentino la loro potenza di calcolo (l’hashrate) e quindi anche i costi. 

Tuttavia una spiegazione potrebbe anche esserci. 

Il panorama passato

Innanzitutto, va detto che l’hashrate cresce molto lentamente, quindi è possibile che stia ancora crescendo in risposta alla bullrun dell’anno scorso. 

A ottobre 2020, quando la bullrun non era ancora partita, l’hashrate era di circa 140 Eh/s, ovvero poco meno della metà del picco massimo di ottobre. All’epoca il prezzo di BTC era di circa 11.000$, ovvero poco più della metà di quello attuale. 

Quindi il livello attuale di hashrate è in linea con quello di poco precedente all’inizio dell’ultima grande bullrun, in proporzione al livello del prezzo. 

Qualcosa di simile accadde anche durante il precedente ciclo, iniziato a luglio 2016 con il secondo halving. 

Prima che si innescasse la grande bolla speculativa del 2017 l’hashrate era di circa 4 Eh/s, con un prezzo di BTC inferiore ai 1.100$. A dicembre dello stesso anno il prezzo di BTC era schizzato a quasi 20.000$, mentre l’hashrate era salito solamente a 15 Eh/s. 

Ovvero il valore di mercato di Bitcoin era aumentato di 20 volte, mentre l’hashrate meno di 4. 

Per recuperare questo gap ci volle più di un anno e mezzo, con l’hashrate che continuò a salire fino a settembre 2018, quando raggiunse i 55 Eh/s. A quel punto si era moltiplicato di circa 13 volte, mentre il prezzo di BTC nel frattempo era sceso a 6.300$, ovvero solo sei volte il prezzo di partenza. 

Quindi l’onda lunga della bullrun continuò a far salire l’hashrate ancora per oltre un anno e mezzo dopo lo scoppio della bolla speculativa, tanto da farlo salire troppo. Infatti a dicembre scese a 33 Eh/s, quando il prezzo di BTC scese sotto i 3.500$. 

Un fenomeno simile potrebbe essere in corso anche quest’anno, con una crescita esagerata dell’hashrate nell’anno post-bolla dovuta proprio alla lentezza con cui questa metrica riesce ad aumentare. 

Infatti, così come a fine 2018, i livelli attuali di prezzo in questo fine 2022 non sembrano giustificare un hashrate così alto. 

L’efficienza dei macchinari per il mining

Ma c’è anche un’altra dinamica che potrebbe aver influito in modo significativo. 

Infatti, nel corso degli ultimi anni sono state messe sul mercato macchine per il mining di Bitcoin molto più efficienti. Queste macchine riescono ad esprimere hashrate decisamente maggiori rispetto alle precedenti, ma con consumi simili. 

In questo modo il loro costo di esercizio non varia, ma l’hashrate aumenta lo stesso. Probabilmente è anche per questo motivo che negli ultimi mesi nonostante il prezzo di BTC continui a lateralizzare attorno ai 20.000$ l’hashrate continua lo stesso ad aumentare. 

Probabilmente fino a maggio 2022 l’aumento dell’hashrate era generato dall’onda lunga della bullrun del 2021. Infatti tra giugno e luglio, a causa del forte calo del valore di BTC, era temporaneamente diminuito. 

Ha iniziato nuovamente a salire ad agosto, quando il prezzo di Bitcoin si è leggermente ripreso. Tuttavia ha continuato a salire anche a settembre ed ottobre, ovvero quando il prezzo di BTC ha continuato a lateralizzare attorno a quota 20.000$. 

L’aumento dell’hashrate degli ultimi due mesi sembra proprio dovuto principalmente all’aumento di efficienza delle nuove macchine, quindi potrebbe anche tenere nel caso in cui il prezzo di BTC non scenda ulteriormente. 

I calcoli sbagliati

Alla luce di ciò è anche possibile ipotizzare che il calcolo con cui viene stimata la metrica della profittabilità media del mining potrebbe non essere corretto. 

Ci si può porre la domanda se chi effettua tali calcoli abbia preso in corretta considerazione tale aumento di efficienza, perché a parità di hashrate significa costi minori e quindi profittabilità superiore. 

Nel caso in cui avessero preso in considerazione correttamente i parametri legati all’aumento dell’efficienza delle macchine per il mining, si potrebbe dedurre che una profittabilità reale così bassa indichi una chiara speranza da parte dei miner che il valore di Bitcoin salga in futuro. 

Invece, nel caso in cui non avessero preso sufficientemente in considerazione tale parametro le stime sulla profittabilità attuale potrebbero essere semplicemente sbagliate. 

Prendendo come riferimento i valori di ottobre 2020, ovvero quelli appena precedenti all’ultima bullrun, allora l’hashrate era di circa 140 Eh/s con profittabilità a circa 0,08$ al giorno per Th/s. Attualmente l’hashrate è praticamente raddoppiato, mentre la profittabilità si è ridotta solamente del 25%, a fronte di un raddoppio del valore di BTC. 

Questa riduzione del 25% non sembra essere giustificata, perchè con un aumento dell’hashrate del 92% a fronte di un aumento del valore di BTC dell’81% ci si potrebbe attendere una riduzione inferiore, soprattutto dato l’incremento dell’efficienza.

Pertanto i calcoli attuali per le stime della profittabilità potrebbero non essere corretti perchè potrebbero aver sottostimato l’aumento di efficienza delle macchine per il mining.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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