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Santander UK ha deciso: exchange di crypto limitati

Santander UK, la sussidiaria del gigante finanziario spagnolo Banco Santander (SA), ha pubblicato un avviso in cui sosteneva che investire in crypto potrebbe essere una mossa ad alto rischio. 

L’annuncio del colosso finanziario Santander è arrivato nella giornata del tre novembre. Nello stesso giorno, la sussidiaria britannica ha anche imposto un limite agli exchange di crypto che venivano fatti utilizzando i servizi bancari mobili e online dell’azienda.

Perché Santander limita le crypto e le ritiene un investimento rischioso? 

A seguito dell’annuncio di Santander UK a proposito del limite imposto alle crypto e alla loro pericolosità come investimento, è importante cercare di capire perché la banca ha preso questa decisione. 

Sembra che tutto nasca dalla Financial Conduct Authority (FCA), l’organismo di regolamentazione finanziaria del Regno Unito, il cui obiettivo è proteggere i consumatori.
Quest’ultima ha infatti avvertito il pubblico di tali rischi, sostenendo che il suo scopo è fare tutto il possibile per proteggere i clienti. 

In tale proposito, anche Santander UK ritiene che limitare i pagamenti agli exchange di criptovaluta sia il modo migliore per assicurarsi che i soldi dei clienti rimangano al sicuro, ha spiegato la banca. 

Infatti, l’istituto finanziario ha fissato un limite di £1.000 ($ 1.120) per transazione e un limite totale di £3.000 ($ 3.360) in qualsiasi periodo di trenta giorni consecutivi. 

Pro o contro crypto: cosa ne pensano le aziende 

Pare che, nonostante l’avvertimento della banca Santander, le aziende associate a essa stanno dedicando molti sforzi alla tokenizzazione, ai token delle materie prime e ai servizi di criptovaluta in Brasile.

Lo stesso colosso bancario spagnolo ha creato un Bitcoin (BTC) exchange-traded fund (ETF) in Spagna.

Santander UK, tuttavia, deve operare in base alle leggi finanziarie del Regno Unito e alle altre attività associate a Santander, che navigano in modo diverso. 

Infatti, l’avviso pubblicato sul portale web della banca afferma che i clienti possono ancora ricevere pagamenti dagli exchange di criptovalute sui propri conti, ma rileva che ulteriori modifiche potrebbero arrivare in futuro.

L’aggiornamento di Santander UK riporta: 

“Apporteremo più modifiche per limitare o impedire i pagamenti agli exchange di criptovalute in futuro, anche se te lo faremo sempre sapere prima di apportare queste modifiche”. 

Dunque, viene da chiedersi, perché le aziende associate a Santander continuano a pensare i loro progetti in base alle crypto e ai token nonostante gli avvertimenti del colosso? 

Forse, perchè adeguare la finanza classica a quella decentralizzata delle crypto è un modo per andare incontro al futuro. Non è per forza detto che l’una deve escludere l’altra, la collaborazione è possibile. 

Basta pensare, per esempio, alle carte Visa e Mastercard, che ora permettono pagamenti in crypto convertendoli nella valuta locale: un modo intelligente per unire le due necessità. 

Santander in guerra contro il gigante crypto Binance, perchè? 

Nell’aggiornamento di Santander UK, la banca pone in evidenza anche il più grande exchange di criptovalute per volume di exchange globale, Binance. Infatti, non da poco tempo Santander UK ha restrizioni speciali quando si parla di trattare con Binance.

Nell’ultima parte dell’annuncio di Santander si legge, infatti:

“Continueremo a impedire che i pagamenti vengano inviati a Binance. Puoi comunque prelevare tutti i soldi che hai con Binance nel tuo account Santander”. 

La banca condivide anche un avviso di FCA scritto su Binance.

Ma perché Santander è contro Binance?

La risposta a questa domanda parte da luglio 2021, da quando le banche inglesi dichiararono guerra alle criptovalute, non volendo considerare Binance come servizio per i propri clienti.

Santander UK da allora non ha mai cambiato idea, e ancora oggi continua ad opporsi al gigante degli exchange crypto. Binance è la principale piattaforma di acquisto e vendita di Bitcoin, la più prestigiosa e costosa crypto sul mercato. 

A luglio del 2021, in pochi giorni, a milioni di correntisti britannici è stato vietato di operare con Binance. Ad aprire le ostilità ai tempi era stata Barclays, la seconda banca del Regno Unito, la quale ha impedito ai suoi clienti di trasferire fondi a Binance. 

La decisione era venuta sempre a seguito di un avviso da parte della Financial Conduct Authority, la quale aveva dichiarato che la borsa di beni digitali non era più autorizzata a intraprendere attività di criptovaluta dentro i confini del Regno Unito.

In seguito alla decisione di Barclays, anche Santander fece la sua mossa. Infatti, già ai tempi, la banca decise di impedire i pagamenti al più grande exchange di criptovalute del mondo, Binance, nel tentativo di prevenire le frodi.

Nonostante ciò, Santander ai tempi già aveva dichiarato che non avrebbe tolto ai clienti la possibilità di prelevare contanti da Binance. Insistendo sul fatto che stava solo seguendo l’avvertimento della FCA ai consumatori nel vietare i pagamenti.

Santander UK e l’ostilità alle crypto, il significato politico 

Il fatto che le banche, tra cui Santander, hanno o ancora alzano le barricate contro l’universo delle crypto non può non avere un significato più profondo, in gran parte anche politico.

Infatti, le banche, timorose che i correntisti portino sulle neo-piattaforme di blockchain, agiscono per la maggiore per paura. 

Tempo fa, il regolatore del Regno Unito aveva emesso un avvertimento formale per i consumatori su Binance. La piattaforma era stata bandita dalle attività finanziarie regolamentate, tra cui l’organizzazione di accordi di investimento convenzionali. 

Inoltre, era stata anche eliminata l’autorizzazione per condurre operazioni di crittografia nel Regno Unito. 

L’accusa rivolta a Binance dalle banche era di poca trasparenza e conformità alle regole di mercato per tutti i suoi servizi. Ma è davvero così? Le accuse erano e sono fondate? O è solo la paura delle banche di essere sostituite che le porta ad agire?

Alessia Pannone
Alessia Pannone
Laureata in scienze della comunicazione e attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in editoria e scrittura. Scrittrice di articoli in ottica SEO, con cura per l’indicizzazione nei motori di ricerca, in totale o parziale autonomia.
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