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BlockFi si prepara alla dichiarazione di fallimento

BlockFi, al centro del contagio da liquidità di FTX, a seguito di precedenti operazioni tra le due piattaforme rischia ora di dichiarare fallimento a sua volta.

FTX avvia la procedura fallimentare, BlockFi ne segue le orme

L’exchange FTX ha recentemente aderito al Chapter 11, la procedura di fallimento è stata causata dalla crisi di liquidità della piattaforma dopo che le fragilità sulle sue coperture erano state portate alla luce.

Prima di questi eventi, FTX era addirittura andata in soccorso di BlockFi con un prestito da $250 milioni, salvandola.

Dubbi sulla capacità di continuare ad operare riguardano anche Crypto.com.

Nel frattempo a seguito di una indagine della Securities and Exchange Commission, BlockFi si è vista addebitare 100 milioni di dollari ed FTX con la complicità di alcuni dirigenti ha attinto a piene mani dalla piattaforma vietando il trasferimento di parte dei fondi poco prima di fallire per salvare il salvabile.

A seguito di queste notizie il Bitcoin è tornato al di sotto dei 17.000 dollari.

BlockFi era stato salvato da FTX a giugno di quest’anno e nulla avrebbe fatto pensare a come sono andati poi gli eventi. 

La piattaforma ha comunicato la settimana scorsa ai propri clienti il blocco dell’operatività sia in entrata che in uscita al fine ultimo di preservare la piattaforma da eventuali contagi del mercato e tutelare i propri utenti nella maniera migliore. 

Per rimpolpare le finanze BlockFi ha provveduto a licenziare il 20% dei propri dipendenti nel mese scorso ed ha contratto un prestito di oltre 400 milioni di dollari.

Il comparto delle carte di credito sembra potrebbe essere scorporato e l’affare fa gola a Curve, un Exchange decentralizzato che ha mostrato interesse recentemente e che da sabato 12 novembre è in trattativa per l’acquisizione del ramo che vanta ben 87.000 carte di credito. 

Anche le carte di credito della piattaforma così come i wallet risultano attualmente bloccati. 

In un ulteriore comunicato ai propri clienti e investitori sul suo sito e poi su Twitter la società è entrata nel merito delle mosse future. 

Il rischio di fallimento c’è ma le pozioni restano molte e non c’è solo questa.

Per gestire la delicata situazione, la società si è affidata ad Haynes e Boone che era già consulente di BlockFi e che fungerà da consulente esterno mentre il ruolo di consulente finanziario sarà affidato a BRG con un nuovo incarico.

“Le voci secondo cui la maggior parte delle risorse BlockFi sono custodite presso FTX sono false. Detto questo, abbiamo un’esposizione significativa nei confronti di FTX e delle entità aziendali associate che comprende gli obblighi che ci sono dovuti da Alameda, le attività detenute presso FTX.com e gli importi non utilizzati dalla nostra linea di credito con FTX.US. Mentre continueremo a lavorare per recuperare tutti gli obblighi dovuti a BlockFi, prevediamo che il recupero degli obblighi dovuti a noi da FTX sarà ritardato poiché FTX procede attraverso il processo di fallimento.”

La stessa procedura di fallimento per la quale ha optato FTX (Chapter 11) è una delle opzioni sul tavolo dei servizi di consulenza citati sopra (Haynes e Boone e BRG) ma attualmente c’è ancora margine per altre mosse e salvare la società. 

Nel caso di fallimento sulle orme di FTX, BlockFi incorrerà in una ristrutturazione aziendale e non al fallimento vero e proprio come nel caso delle società che optano per il Chapter 13.

Una volta dato il via alla procedura le azioni dei creditori vengono congelate (così come prevede anche l’analogia procedura italiana).

Se funzionale alla sopravvivenza della società vengono cancellati alcuni tipi di contratti e tra questi ci sono quelli di lavoro, alcuni leasing, manutenzione e forniture.

Il Chapter 11 è volto a riorganizzazione e non a liquidare la società così che questa si rimetta in sesto ed una volta uscita da questa fase possa tornare ad operare, questa volta con i conti in ordine.

Nonostante i tempi bui per gli exchange, c’è chi va controcorrente 

Per un domino che si innesca tra vari exchange come FTX e BlockFi c’è anche chi in controtendenza inizia il suo percorso da piattaforma di scambio e lancia il proprio token. 

Il caso di Dash 2 Trade annunciato dall’omonima società su Twitter da speranza al comparto. 

La seconda fase della prevendita di D2T si è conclusa il 7 di novembre ed ormai siamo al terzo ed ultimo atto, quello attuale.

Il prezzo di D2T è di 0,0513 USDT attualmente e il token ERC-20 verrà lanciato sulla rete di Ethereum. 

La piattaforma si ripropone non solo di fungere da piazza di scambio di criptovalute e prodotti crypto in genere ma anche di fare educazione finanziaria tramite la divulgazione di tutte le notizie sul mondo delle criptovalute, grafici, analisi ecc. 

Per politica aziendale l’exchange non farà mai pagare commissioni sule transazioni che saranno sempre zero anche in futuro. 

“Riteniamo che la barriera per entrare e uscire dall’ecosistema di Dash 2 Trade non dovrebbe essere un costo imposto, quindi le tasse non saranno mai addebitate alla nostra comunità”.

Un altra ventata di aria fresca arriva dal CEO di Binance Changpeng Zhao che come principale operatore globale si fa promotore dell’istituzione di un fondo volto a tendere la mando a tutte le società in difficoltà nel mondo crypto. 

Il fondo sarà un aiuto a eventuali crisi di liquidità future di altri exchange che non sarà risolutivo ma darebbe un po’ di respiro. 

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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