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Exchange crypto: Kraken contro Binance

Prosegue quella sorta di “guerra” tra exchange crypto iniziata con le accuse del CEO di Binance, Changpeng CZ Zhao, a FTX: stavolta, invece, è il co-fondatore e CEO di Kraken, Jesse Powell, ad accusare Binance. 

La questione su cui Powell ha espresso critiche è quella delle riserve. 

Le riserve degli exchange crypto, Kraken si espone

Come ci ha insegnato il caso FTX, purtroppo non tutti gli exchange crypto tengono in cassa sufficienti risorse per coprire l’intero ammontare dei depositi dei clienti. Così nel caso in cui si inneschi una sorta di “corsa agli sportelli”, con un gran numero di utenti che richiede il ritiro dei propri fondi, l’exchange può essere costretto a sospendere i prelievi, e magari anche ad ammettere di aver speso i soldi dei loro stessi clienti. 

Per questo motivo alcuni exchange hanno iniziato a fornire le cosiddette Proof-of-Reserves (PoR), ovvero le prove di avere in cassa sufficienti fondi per coprire tutti i depositi dei loro clienti. 

Anzi CoinMarketCap, ovvero l’aggregatore crypto di proprietà di Binance, ha addirittura aggiunto pubblicamente per alcuni degli exchange monitorati le informazioni riguardo le loro riserve. 

Le critiche di Powell, CEO dell’exchange crypto Kraken

Questo sistema, però, ha un grande difetto: ignora gli eventuali debiti. 

Lo ha fatto notare proprio Powell, dichiarando che:

“La dichiarazione delle attività è inutile senza passività”. 

All’interno di un bilancio aziendale i debiti vengono considerati passività. Tra questi ci sono anche i depositi dei clienti, perché quando un cliente deposita fondi su un exchange di fatto glieli cede. A quel punto tali somme diventano un debito per l’exchange, perchè deve essere pronto a restituirglieli in qualsiasi momento, ed un credito per il cliente stesso nei confronti dell’exchange. 

La PoR è di fatto la dichiarazione delle attività, ovvero degli asset detenuti in cassa dagli exchange, ma senza sapere come siano strutturate le passività non è affatto detto che tali attività coprano proprio i depositi dei clienti. 

Ovvero bisognerebbe distinguere tra le vere e proprie Proof-of-Reserves, ovvero le attività a bilancio che coprono solo ed esclusivamente le passività dovute ai depositi dei clienti, e le attività generiche che coprono eventualmente anche altre passività. 

Se ad esempio si scoprisse che le passività coperte dalle attività dichiarate nella PoR non fossero composte solo dai depositi dei clienti, ci sarebbe il rischio che l’exchange non fosse solvibile nemmeno nel caso in cui il valore delle attività superasse quello dei depositi dei clienti. 

Ad esempio Binance dichiara di possedere più di 66,8 miliardi di dollari di riserve, ma non si sa se queste coprano solo i depositi dei clienti, o anche eventualmente altre passività. La PoR in sintesi funziona per davvero solo se si dichiarano tutte le attività e anche tutte le passività, perché solo in questo modo è possibile avere certezza che tutti i depositi dei clienti siano coperti. 

I debiti

Il concetto in realtà è molto semplice. 

Gli exchange hanno passività ed attività in egual misura, ma tra le passività non hanno solo i debiti nei confronti dei loro clienti. Per essere sicuri che questi siano interamente coperti bisognerebbe avere la certezza che fossero coperti anche tutti gli altri debiti, altrimenti in caso contrario una parte delle attività dichiarate potrebbe dover essere utilizzata per pagare gli altri debiti, venendo così sottratta alle riserve per i depositi. 

Per questo motivo secondo Powell il PoR di Binance non è una vera e propria prova delle riserve, ma “ignoranza o travisamento intenzionale”.

Ovvero, in altri termini, afferma che non si hanno certezze che i 66,8 miliardi di dollari di attività dichiarati da Binance servano proprio ed esclusivamente come riserve per coprire i depositi. Per poter avere la certezza di ciò bisognerebbe conoscere anche gli altri debiti della società, e trovarne le coperture al di fuori di quei 66,8 miliardi dichiarati come riserve per i depositi. 

Per Powell servirebbe, invece, sapere se un exchange crypto ha più criptovalute in custodia di quante ne debba ai clienti. 

La soluzione proposta

In realtà una soluzione a questo problema ci sarebbe. 

Si tratterebbe di separare e gestire in modo separato i fondi appartenenti all’exchange rispetto a quelli di proprietà dei clienti, ma custoditi dall’exchange (ovvero i depositi). 

Con una gestione totalmente separata, in conti separati, sarebbe sufficiente rendere pubblici i dati di questa gestione separata dei fondi dei clienti per dar prova delle coperture. In questo modo gli exchange non sarebbero nemmeno costretti a rivelare informazioni sul proprio business, ma solo riguardo specificatamente in depositi complessivi dei loro clienti e le relative coperture. 

In questo modo si potrebbero ottenere informazioni precise proprio esattamente su ciò che auspica Powell, ovvero sapere se un exchange ha più criptovalute in custodia di quante ne debba ai clienti. 

La guerra tra exchange

Questa disputa, assolutamente legittima ed interessante, rientra, però, nel quadro più complesso della “guerra” di concorrenza tra i vari exchange. 

Durante il bear market, infatti, diminuiscono in modo sostanziale gli introiti anche per loro, a causa dei volumi di scambio mediamente contenuti. Oltretutto quando il bear market segue una bull run, gli introiti degli exchange di fatto crollano rispetto ai picchi precedenti. 

In un tale scenario non solo è più che plausibile che qualche exchange fallisca, come accaduto a FTX, ma è anche piuttosto ovvio che gli altri si facciano la guerra. 

Se Kraken se la prende con Binance, dopo che Binance se l’è presa con FTX, è però curioso che nelle settimane scorse quando si temeva che Crypto.com potesse avere problemi di solvibilità non ci siano state grandi polemiche lanciate da altri exchange contro Crypto.com. 

Binance, ed in particolare il suo CEO CZ, in passato hanno criticato apertamente ed aspramente Crypto.com, ma durante il crollo del loro token CRO dal 7 al 14 novembre, non hanno infierito. 

Sembra quasi che Binance ce l’avesse specificatamente con FTX, e che ora siano gli altri exchange ad avercela con loro. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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