HomeCriptovaluteKucoin e lo strano caso degli APY altissimi

Kucoin e lo strano caso degli APY altissimi

Ieri su Twitter sono circolati diversi screenshot che riportavano gli APR su Kucoin. 

Alcuni di questi superavano addirittura il 200%, in particolare quelli riguardanti Tether (USDT). 

Va detto che APR e APY sono percentuali simili, anche se c’è una differenza. 

La differenza tra APY e APR

Solitamente si utilizza l’APY (Annual Percentage Yield) per indicare il ritorno annuale di un investimento comprendente anche l’interesse composto. Questo si ottiene aggiungendo gli interessi al capitale su cui vengono pagati gli interessi stessi. Quindi se, quando questi vengono pagati, vanno ad aggiungersi al capitale su cui verranno pagati gli interessi futuri, l’interesse che così si ottiene si chiama composto, e risulta ovviamente essere maggiore di quello semplice. 

Invece l’APR (Annual Percentage Rate) rappresenta il tasso percentuale annuo di interessi semplici sul capitale, e dipende solo ed esclusivamente dal valore dell’investimento iniziale, senza interessi composti. Quindi risulta essere inferiore all’APY. 

A maggior ragione quindi APR del 200% sono da considerarsi anomali, se non addirittura assurdi. 

La causa degli APR anomali su Kucoin

La causa di questi APR assurdi non è ancora nota, ma potrebbe essere dovuta ad una carenza di offerta. 

Infatti, l’APR su piattaforme di lending e borrowing come quella di Kucoin non sono fissi, ma variano a seconda delle dinamiche di mercato. 

Quanto più aumenta la domanda di prestiti tanto più aumentano gli APR, ma è molto difficile che APR del 200% siano conseguenze dell’aumento della domanda. 

Una cosa simile si può ottenere però anche con una forte riduzione dell’offerta. Ovvero se ci sono pochissime persone disposte ad offrire in prestito i loro fondi su Kucoin, l’offerta ad esempio di USDT in prestito può crollare, e se la domanda rimane elevata non resta che alzare di molto l’APR per allettare al massimo nuovi offerenti. 

È possibile che sia accaduto qualcosa di simile. 

La crisi degli exchange

Il fatto è che dopo i recenti fallimenti di FTX e soprattutto di BlockFi, e quello di Celsius a giugno, sempre meno possessori di token si fidano a lasciarli in custodia su wallet di terze parti. 

Infatti, chi aveva fondi in deposito su FTX, BlockFi e Celsius per ora li ha persi tutti, e non saprà nè quando avrà qualcosa indietro, nè soprattutto quanto potrà riavere indietro. 

Invece, chi ha custodito i propri token in wallet di proprietà, ovvero di cui possiede in via esclusiva il seed o le chiavi private, continua ad essere in possesso della stessa cifra, a meno che non abbia perso le chiavi private o non gliele abbiano rubate. 

Solitamente chi fa trading è costretto a lasciare i propri fondi sugli exchange per poterli scambiare, ma chi invece si limita all’holding può tranquillamente conservarli invece su wallet di proprietà, come ad esempio gli hardware wallet che tengono oltretutto le chiavi private offline. 

I servizi di prestito come Kucoin 

Kucoin in realtà è un exchange che consente primariamente di fare trading di criptovalute, ma offre anche un servizio di prestito (borrowing e lending). 

Il borrowing consiste nel prendere in prestito dei token pagando degli interessi fino a che non li si restituisce, mentre il lending consiste nel dare in prestito i propri token in cambio di interessi. 

Oltre al trading, Kucoin consente anche a chi detiene token sui loro wallet di fare lending, ovvero darli in prestito ad altri utenti dell’exchange in cambio di interessi. Il tasso di interesse annuo pagato dai borrower corrisponde proprio all’APR di cui sopra. 

Il problema è che i wallet di Kucoin, come quelli di tutti gli exchange centralizzati, sono custodial, ovvero le chiavi private sono detenute in via esclusiva dall’exchange e non dagli utenti. Questo significa che in caso di sospensione o chiusura dei prelievi, o addirittura fallimento dell’exchange, l’utente perde il possesso dei propri token perchè non può più utilizzarli. 

Anzi, in realtà non può nemmeno essere certo che i suoi fondi siano ancora in possesso dell’exchange, come capitato ad esempio nel caso FTX in cui tali fondi dei clienti venivano spesi dall’exchange stesso come se fossero fondi propri. 

Alla luce di ciò non c’è da stupirsi se molti utenti degli exchange stanno ritirando i loro fondi per conservarli invece in wallet non custodial, ovvero di loro proprietà esclusiva. 

Se è proprio questo che sta accadendo a Kucoin, o ad altri servizi di prestito crypto, è più che lecito attendersi che il numero dei prestatori ed il volume dei capitali offerti in prestito stia calando fortemente. 

Le paure del mercato

La domanda però che in molti si fanno è: questi APR assurdi ci sono solo su Kucoin? 

Infatti la dinamica appena descritta dovrebbe valere un po’ per tutti i servizi di lending e borrowing crypto. 

Tuttavia è possibile immaginare che, onde evitare problemi di liquidità come quello che presumibilmente si sta verificando sui servizi di borrowing di Kucoin, altri servizi simili vadano in cerca di capitali da dare in prestito anche altrove, ovvero non limitandosi ai fondi che i clienti stessi mettono volontariamente a disposizione per questo scopo. 

D’altronde con tali guadagni risulta essere particolarmente allettante dare in prestito parte del proprio capitale, se si ha la certezza di riaverlo indietro tutto con gli interessi. 

Il dubbio sta proprio nel fatto che APR così tanto elevati sembrano suggerire una carenza di liquidità su Kucoin, tanto da non avere sufficiente capitali a disposizione nemmeno per sfruttare potenziali guadagni così semplici ed elevati. 

In altre parole c’è chi ritiene che APR così alti suggeriscano che Kucoin abbia problemi di liquidità. 

La risposta di Kucoin

Il CEO di Kucoin ha commentato la questione su Twitter dicendo che si tratta solo di FUD. 

Infatti si tratterebbe di APR legati solo al cosiddetto Dual Investment, ovvero un servizio che differisce da altri prodotti ad alto interesse garantito. 

Dual Investment è un prodotto finanziario non protetto, ad alto rischio, e con rendimenti elevati che possono essere riscontrati anche su altre piattaforme. 

Non si tratta pertanto di un semplice servizio di lending e borrowing a basso rischio. Infatti nel caso del lending il rischio maggiore è quello che la piattaforma non sia abbastanza liquida per poter rimborsare i prestatori, mentre nel caso del Dual Investment ci sono anche rischi dovuti all’andamento dei prezzi. 

Pertanto per ragionare in merito alla possibile insolvenza di Kucoin bisognerebbe analizzare gli APY del vero servizio di lending, e non gli APR del servizio di Dual Investment. 

Tuttavia nonostante questo chiarimento del CEO dell’exchange, ci sono ancora persone preoccupate in merito alla possibile insolvenza di Kucoin e di altri exchange. 

La reazione del mercato crypto

A questo punto si capisce bene perché il mercato crypto sembra non aver reagito a queste ipotesi. 

In realtà lunedì ad esempio il prezzo di Bitcoin era sceso da 16.400$ a 16.000$, ma probabilmente non solo a causa delle voci che iniziavano a circolare sull’ipotesi della carenza di liquidità in Kucoin. Infatti proprio lunedì è stata diffusa la notizia del fallimento di BlockFi. 

Ieri invece è tornato a 16.400$, mentre stanotte è risalito anche fino a 16.800$. Nessuno di questi movimenti sembra coincidere temporalmente con le notizie uscite su Kucoin o la precisazione del loro CEO. 

Quindi sembra proprio che il mercato crypto non abbia reagito affatto all’ipotesi di insolvenza di Kucoin, probabilmente perché la questione degli APR elevati dei servizi di Dual Investment era già ben nota agli operatori professionali. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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