HomeCriptovaluteProblemi per Robinhood Markets: Emergent Fidelity Technologies e l’istanza di fallimento

Problemi per Robinhood Markets: Emergent Fidelity Technologies e l’istanza di fallimento

Emergent Fidelity Technologies, l’entità offshore che detiene 55 milioni di azioni di Robinhood Markets Inc (NASDAQ: HOOD), ha presentato istanza di fallimento venerdì, poiché più parti cercano di rivendicare la proprietà del titolo, secondo quanto riferito. 

Emergent Fidelity Technologies è anche una holding di Sam Bankman-Fried con sede ad Antigua e Barbuda. Inoltre, il valore delle azioni Robinhood è stimato in oltre $590 milioni agli attuali prezzi di mercato ed è stato sequestrato dal governo degli Stati Uniti.

Le azioni di Robinhood come punto di controversia: ecco perchè 

La dichiarazione di fallimento ai sensi del Chapter 11 conferisce a Emergent Fidelity e ai suoi liquidatori, nominati da un tribunale di Antigua, il potere di difendere i propri beni e gli interessi dei creditori negli Stati Uniti. 

Angela Barkhouse, uno dei liquidatori nominati dal tribunale di Antigua, ha dichiarato quanto segue: 

“Date le numerose parti che affermano di essere creditori o veri e propri proprietari dei beni del debitore nei procedimenti negli Stati Uniti, i liquidatori ritengono che la protezione del capitolo 11 sia l’unico modo pratico per autorizzare il debitore a difendere se stesso, i beni e gli interessi dei suoi creditori negli Stati Uniti.” 

Dunque, la protezione del capitolo 11 offre all’azienda il tempo di navigare in procedimenti legali complessi e garantisce che gli interessi dei creditori e dei beni siano protetti. 

Ad ogni modo, l’azienda era già stata oggetto di una causa intentata a novembre da BlockFi, società di prestito crypto, in merito allo status di circa 55 milioni di azioni di Robinhood. Emergent Fidelity, che è di proprietà al 90% di Sam Bankman-Fried, detiene $20,7 milioni di contanti ma non ha altri beni.

L’azionista al 10% della società è Gary Wang, co-fondatore di FTX Group. L’inizio del procedimento penale a carico di Bankman-Fried è previsto per ottobre, mentre Wang si è già dichiarato colpevole di frode. Tuttavia, nonostante la proprietà di maggioranza di Bankman-Fried, quest’ultimo non controlla più l’entità, come affermato negli atti del tribunale.

Le azioni di Robinhood sono state un punto di controversia tra le parti, tra cui BlockFi, Yonathan Ben Shimon, creditore di FTX, e lo stesso Bankman-Fried. Il 6 gennaio il Dipartimento di Giustizia ha annunciato di aver sequestrato le azioni e circa 20 milioni di dollari americani nell’ambito della causa contro FTX e i suoi dirigenti.
Emergent Fidelity Technologies ha rivendicato la proprietà delle azioni e dei 20 milioni di dollari come “unici asset conosciuti”, detenuti in precedenza dalla società di brokeraggio Marex Capital Markets fino al sequestro da parte del Dipartimento di Giustizia.

BlockFi e i problemi con SBF per le azioni di Robinhood

Come anticipato, BlockFi, piattaforma di crypto lending fallita recentemente, ha intentato una causa contro la holding Emergent Fidelity Technologies di Sam Bankman-Fried, al fine di ottenere nuovamente le sue azioni di Robinhood, date in garanzia ad inizio novembre.

La causa è stata depositata a novembre presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del New Jersey, poche ore dopo che BlockFi ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 presso lo stesso tribunale.

Come emerge dal documento, BlockFi chiede ad Emergent di restituire il collaterale come parte di un accordo di pegno del 9 novembre, che prevede un piano di pagamento che presumibilmente non è stato rispettato.

BlockFi indica che la garanzia “comprende alcune azioni ordinarie”. A maggio, Bankman-Fried ha acquisito una partecipazione del 7,6% della società di brokeraggio online Robinhood, acquistando un totale di 648 milioni di dollari in azioni tramite la società di investimento Emergent.

BlockFi, purtroppo, è stata una delle aziende a presentare istanza di fallimento a seguito del crollo del crypto exchange FTX. Ad inizio novembre, la società aveva negato che la maggior parte dei suoi asset fossero detenuti su FTX, ma riconoscendo una “significativa esposizione” su FTX.

Nella dichiarazione di fallimento, BlockFi ha riportato asset compresi tra 1 e 10 miliardi di dollari con passività della stessa entità, oltre a più di 100.000 creditori.

Il DOJ degli Stati Uniti nel procedimento penale contro SBF

A inizio gennaio, Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha ufficialmente notificato al tribunale che gestisce il fallimento di BlockFi di aver sequestrato beni nell’ambito dei procedimenti penali contro l’exchange di criptovalute FTX e i suoi dirigenti.

In una dichiarazione del tribunale del 6 gennaio, il Dipartimento di Giustizia ha affermato di aver sequestrato 55.273.469 azioni di Robinhood, per un valore di oltre $ 450 milioni, a cui l’ex CEO di FTX Sam Bankman-Fried, BlockFi e creditore di FTX Yonathan Ben Shimon aveva precedentemente fatto reclami. 

Il Dipartimento di Giustizia ha anche rilevato di aver preso il controllo di oltre 20 milioni di dollari in valuta statunitense dalla società di brokeraggio ED&F Man Capital Markets. In merito a ciò, il deposito del tribunale ha affermato quanto segue: 

“Le accuse derivano da un presunto piano ad ampio raggio da parte dell’imputato per appropriarsi indebitamente di miliardi di dollari di fondi dei clienti depositati su FTX, l’exchange internazionale di criptovalute fondato da Bankman-Fried. L’accusa include la confisca delle proprietà che costituiscono o derivano da proventi riconducibili alla cospirazione per commettere frode telematica e proprietà coinvolte nella cospirazione per commettere riciclaggio di denaro.”

I rapporti del 4 gennaio avevano suggerito che il Dipartimento di Giustizia fosse in procinto di sequestrare le azioni Robinhood come parte del caso contro FTX. Il team legale di Bankman-Fried ha confermato il 5 gennaio che il DOJ era andato avanti con il sequestro delle azioni, ma ha comunque sostenuto che l’ex CEO di FTX aveva diritto ai beni “per pagare la sua difesa penale”.

Alessia Pannone
Alessia Pannone
Laureata in scienze della comunicazione e attualmente studentessa del corso di laurea magistrale in editoria e scrittura. Scrittrice di articoli in ottica SEO, con cura per l’indicizzazione nei motori di ricerca, in totale o parziale autonomia.
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