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Il peso della balene nella decentralizzazione crypto

Qualche settimana fa, Coin Kickoff ha pubblicato i risultati di un’analisi realizzata dai suoi ricercatori sulle 200 maggiori crypto sul mercato, esaminando in particolare il peso delle balene. 

In questo caso con “balene” si intendono i singoli investitori che possiedono l’1% o più dell’offerta totale di una determinata crypto. 

Tali investitori svolgono un ruolo enorme nell’influenzarne il valore, anche perchè gli investitori più piccoli seguono i movimenti delle balene e lo utilizzano come indicatore delle possibili variazioni di prezzo.

In particolare i ricercatori di Coin Kickoff hanno scoperto che per 36 delle 50 maggiori crypto per capitalizzazione di mercato le balene detengono nel complesso più della metà dei token, con addirittura 13 monete che hanno più del 90% dei token nelle loro mani. 

Le crypto dominate dalle balene

Da questo punto di vista il token maggiormente dominato dalle balene risulta essere UNUS SED LEO (LEO), ovvero il token dell’exchange Bitfinex, il cui 98,95% dei token appartiene a sole due persone. 

La causa di questa situazione molto particolare dovrebbe essere il buyback unito al burn in conseguenza alla causa di maggio del 2019. 

Infatti, dopo il lancio sul mercato del token, la società madre dell’exchange (iFinex) avviò una campagna di riacquisto, raccogliendo 1 miliardo di dollari.

Al secondo posto in questa particolare classifica c’è Huobi BTC (HBTC), con il 97,49% dei token in mano alle balene, ed al terzo posto c’è Tether Gold (XAUT) con il 97,16%. 

Da notare che non solo vi sono ben 13 crypto, tra le prime 50, ad avere almeno il 90% dei token in mano alle balene, ma che ve ne sono quasi la metà (23) con il 70% dei token in mano alle balene. 

Tra questi spiccano Axie Infinity (AXS) con il 94,88%, Gemini Dollar (GUSD) con il 92,17%, FTX (FTT) con il 91,2% e Cronos (CRO) con il 91,49%. 

Ma non bisogna dimenticare Curve DAO (CRV) con l’82,76%, The Sandbox (SAND) con il 78,98%, e Polygon (MATIC) con il 71,15%. Seguono Shiba Inu (SHIB) con il 68,87%, True USD (TUSD) con il 67,77%, ed i wrapped token SETH e WBTC. 

Tra le 36 crypto la cui maggioranza dei token è nelle mani delle balene risultano esserci anche AAVE, Chainlink (LINK), Uniswap (UNI), e Maker (MKR). 

Invece paradossalmente quella più distribuita è proprio Bitcoin, con solo l’1,15% dei token in mano alle balene. Questo si deve alla definizione specifica data alla parola “balena” da questa ricerca, ovvero chi possiede almeno l’1% di tutta la supply. 

Bitcoin è risultato avere un’unica balena, Satoshi Nakamoto, che per l’appunto da solo possiede “solamente” l’1,15% di tutti i BTC esistenti. Oltretutto, Satoshi non ha mai utilizzato o mosso quei BTC, e molti credono sia morto. 

Per quanto riguarda ETH le balene possiedono il 22,25% della supply, ovvero una percentuale molto più alta di quella di Bitcoin. Sotto il 30% ci sono anche Dash, Litecoin, USDC e USDT, mentre DAI e Bitcoin Cash (BCH) sono sotto il 40%. 

Bitcoin è la più decentralizzata

Se la scoperta più interessante è sicuramente quella che la stragrande maggioranza delle criptovalute è dominata dalle balene, la seconda in ordine di importanza è che Bitcoin è nettamente la meno concentrata di tutte tra queste. 

Basti pensare che è l’unica sotto il 5% (anzi, sotto il 2%), mentre la seconda in classifica è Dash con l’8%. Dash, però, ormai è un progetto che sembra sulla via del tramonto, mentre Bitcoin continua a dominare incontrastato. 

Oltretutto, solo BTC e DASH sono sotto il 10%, perchè la terza in classifica, ApeCoin (APE) ha già l’11,46% dei token di proprietà delle balene. 

Quindi, la concentrazione di Bitcoin nelle mani delle balene è di quasi sette volte inferiore a quella della seconda criptovalute meno concentrata, e addirittura di quasi dieci volte inferiore alla terza. 

Rispetto a Ethereum poi la distanza è abissale, con una differenza di oltre 19 volte. 

Che Bitcoin fosse in assoluto la criptovaluta più decentralizzata lo si sapeva già, ma che lo fosse anche così tanto per quanto riguarda la concentrazione dei token non era affatto cosa nota. 

Anzi, in molti sostenevano che Bitcoin potesse essere considerata una criptovaluta ad alta concentrazione di token, ma questi dati smontano completamente tale tesi, di fatto ribaltandola. 

I rischi della concentrazione

Più una balena possiede token, più può influire sul prezzo di mercato, ad esempio vendendone in tempi rapidi enormi quantità. 

In particolare chi possiede più dell’1% di tutti i token esistenti di una determinata crypto può avere piuttosto facilmente un impatto significativo sui mercati. 

A dire il vero però in casi come LEO, ovvero quando le balene sono gli stessi emittenti che hanno ritirato token dal mercato, il rischio è inferiore, perchè potrebbero danneggiare anche sè stessi vendendo in massa. 

Ma se le balene sono molte, e non hanno a che fare con chi gestisce il token, il rischio è più che reale. Anzi, molto probabilmente è già accaduto molte volte in passato che il prezzo di una crypto sia addirittura imploso dopo massicce vendite da parte delle balene. 

Anche su criptovalute come Ethereum (ETH), dove in totale le balene possiedono meno di un quarto dei token totali, potrebbe lo stesso esserci un forte impatto negativo sul prezzo se decidessero di vendere. 

Invece dato che probabilmente l’unica grande balena di Bitcoin è morta, questo rischio sul prezzo di BTC sembra non esserci. 

Tuttavia non bisogna dimenticarsi che ci sono anche altre balene più piccole che possiedono meno dell’1% dei token e che potrebbero avere un impatto sul prezzo, anche se enormemente inferiore. 

E non bisogna nemmeno dimenticarsi che vendite in massa da parte dei piccoli o medi possessori potrebbero comunque avere effetti simili qualora venissero effettuati più o meno contemporaneamente. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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