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Crypto e anonimato, una sfida continua

Con l’aumento progressivo delle minacce alla privacy, sta crescendo anche il numero di utenti in cerca di anonimato su Internet.

Servizi come Bitcoin o Tor sono stati inventati proprio in quest’ottica.

Tuttavia, a giudicare dalle ultime ricerche e dalle rivelazioni di Edward Snowden sulle attività di spionaggio dell’NSA, garantire il rispetto di chi, navigando o facendo acquisti online, vuole restare in incognito non è affatto semplice. Nemmeno con le criptovalute.

Per via del suo modello di pseudo anonimato, la tecnologia alla base del bitcoin non offre un sistema di totale privacy tale da garantire l’anonimato in tutti i casi.

Questa forma di pseudo anonimato, in realtà, è positiva per eliminare l’aria di sospetto che si aggira intorno al mondo crypto.

Le potenzialità enormi della blockchain sono sotto gli occhi di tutti, tanto che secondo una ricerca di Deloitte sinora 120 startup hanno investito nel complesso più di mille miliardi di dollari nella produzione e uso di questa tecnologia.

Sarebbe pertanto errato rimanere inchiodati alla convinzione dell’equazione crypto e criminalità: per come è strutturato il ledger pubblico, è possibile utilizzarlo per risalire all’identità dei bitcoiner e quindi è solo una leggenda metropolitana che bitcoin sia la forma preferita dalla criminalità per la tutela dell’anonimato.

I dati che vengono inseriti per effettuare un pagamento nelle piattaforme della crypto più popolare al mondo possono essere tracciabili. Come sappiamo, le transazioni blockchain non riportano i dati dei singoli utenti quali nome, indirizzo o altre informazioni personali, ma solo un address e l’importo della transazione. Ma, così come successo nel caso di Silk Road, l’identificazione dell’utente non è poi così impossibile.

Chiunque decida di comprare beni e servizi online con i bitcoin deve essere consapevole che qualcuno potrebbe accedere ai suoi dati personali.

Un team di ricercatori statunitensi, per esempio, ha spiegato che basterebbero i cookie memorizzati dai siti Web per tracciare le attività degli internauti.

Come è possibile, esattamente, risalire al soggetto all’origine della transazione?

Basta associare i wallet della crypto all’identità reale del suo proprietario e il gioco è fatto. Nel loro studio, i ricercatori della Princeton University spiegano che i servizi di tutela della privacy come CoinJar, progetto nato per rafforzare l’anonimato aggiungendo un ulteriore livello di protezione alle transazioni di bitcoin, non offrono uno scudo impenetrabile.

I clienti possono sempre venire identificati da parti terze, come per esempio i gruppi retail che si affidano a dei sistemi di tracciabilità della clientela per scopi commerciali.

Il rapporto a cura dell’esperto di privacy Dillon Reisman e dei professori della Princeton University Steven Goldfeder, Harry Kalodner e Arvind Narayanan, sostiene che 130 società di vendite online che accettano bitcoin come mezzo di pagamento hanno fornito informazioni su 53 transazioni a 40 diverse entità di terzi.

Queste ultime, incrociando le informazioni a disposizione, sono in grado di risalire ai proprietari dei bitcoin.

Come veramente funziona Bitcoin

Per possedere bitcoin e usarli come mezzo di pagamento occorre disporre di un portafoglio, un wallet identificato da un indirizzo di 33 caratteri.

In totale sicurezza e con una commissione da versare per le operazioni in uscita ma non in entrata, è possibile ricevere e inviare monete agli indirizzi di altri utenti. Senza alcuni accorgimenti, il protocollo del Bitcoin non garantisce quindi al 100% l’anonimato ai suoi utenti, perché il contenuto della blockchain è accessibile a tutti e in qualsiasi momento, proprio grazie alle sue caratteristiche di totale trasparenza.

“Se l’utente paga con la criptovaluta”, – scrivono i ricercatori della Princeton University – “potrebbe lasciare un numero sufficiente di informazioni sull’acquisto da permettere di identificare la transazione sulla blockchain e associarla al cookie dell’utente, rivelando quindi l’identità della persona”.

“La maggior parte dei casi di violazioni della privacy che individuiamo non sono casuali, bensì intenzionali”, continua il documento, spiegando che questo tipo di indagini vengono effettuate solo ogni qual volta si venga a sospettare di qualche transazione.

Se si conosce l’indirizzo pubblico di una persona, si potrebbe rintracciare l’insieme delle transazioni di quest’ultima. È un po’ come se con un indirizzo bancario IBAN si potessero consultare le attività del conto corrente a esso associato, senza sapere a chi appartengono.

Si può risalire insomma all’intervallo storico delle attività

Per chi vuole fare pagamenti anonimi, esistono anche alternative al di fuori dell’universo di Bitcoin.

Tra le più famose, si possono citare Zcash, Monero e Dash che hanno l’obiettivo di fare entrare la tecnologia blockchain in una nuova era, quella dell’anonimato al 100%.

Per aggiungere uno strato di protezione di privacy e identità supplementare, Zcash sfrutta un principio della crittografia chiamato “protocollo a conoscenza zero” (“zero knowledge proof”, nell’accezione inglese)

Anonimato, Monero non mantiene le promesse?

Un’altra opzione percorribile è quella di affidarsi a Monero, il cui prodotto è in fase di evoluzione.

Il team di oltre 250 produttori esperti di crittografia è al lavoro per apportare dei miglioramenti e porre rimedio ad alcune falle in termini di sicurezza e privacy che sono emerse di recente.

Uno studio di un gruppo di ricercatori ha gettato dubbi sull’efficacia del modello, dimostrando che Monero non mantiene tutte le promesse fatte quando si tratta di garantire l’anonimato assoluto ai propri clienti. Infatti, in un memo di 21 pagine vengono elencati i problemi legati alla blockchain di Monero che potrebbero esporre i suoi utenti, desiderosi di restare nell’ombra, alla luce del sole.

Ad ogni modo, senza addentrarci in tecnicismi per verificare se l’anonimato di Monero sia effettivo o meno, la crypto attualmente al dodicesimo posto in classifica in termini di capitalizzazione con oltre 2 miliardi e 935 milioni di dollari, vuole garantire l’anonimato grazie a una specie di tranello, che consiste nel mescolare insieme molteplici transazioni effettuate sulla piattaforma. Una volta scoperto l’inganno, si potrebbe in teoria risalire all’operazione originale, spiegherebbe il memo.

Dash e Zcash: transazioni codificate, non tracciabili

La terza via per effettuare pagamenti senza essere identificato è Dash (ex Darkcoin), progetto che si affida a una rete decentralizzata di codici. Per attirare utenti il registro punta sulla rapidità delle transazioni e promette di renderne quasi impossibile la tracciabilità. Si distingue da Zcash per la tecnologia utilizzata.

I Dash coin presentano un’architettura sofisticata distribuita su due livelli, in grado di assicurare un elevato grado elevato di sicurezza e di affidabilità. Zcash, invece, sfrutta un sistema di codici che permette di celare le operazioni effettuate, svelandone solo le parti strettamente necessarie e solo quando la persona interessata lo desidera. Anche se le transazioni di ZEC – questo il nome del token di riferimento di Zcash – sono iscritte nella blockchain dove non possono essere modificate, non sono consultabili perché codificate.

Per leggere nel dettaglio le informazioni bisogna avere una chiave, una password che conoscono solo l’emittente e il ricevente.

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Daniele Chicca
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno da undergraduate presso la UCL di Londra. Giornalista professionista dal 2007, si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Dopo tre anni presso il desk di Reuters a Milano, ha lavorato per diverse testate, contribuendo tra le altre cose a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia e offrendo servizi di vario genere da inviato per Radio Rai e per le agenzie stampa AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento è responsabile della redazione, della linea editoriale e del coordinamento di un importante sito di informazione economica e finanziaria
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