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Dal Bit al Qubits, verso la blockchain quantica

La commutazione quantica, il  “Quantic computing”, viene considerata l’evoluzione nei computer che, in un lasso fra i 5 e i 10 anni, cambierà completamente il modo con cui oggi consideriamo l’intelligenza artificiale.

I colossi del web e della tecnologia hanno investito cifre enormi nel suo sviluppo e ormai i primi prototipi sono operativi.

Di cosa stiamo parlando?

I computer tradizionali, basati sulla fisica newtoniana, hanno come elemento base di computazione i “Bit”, che possono avere solo due valori estremi, 0 e 1.

I computer quantici si basano invece sui cosiddetti Qubits, che possono avere un qualsiasi valore fra 0 e 1.

Proprio questo li rende enormemente più potenti, anche se il loro sviluppo è rallentato dall’estrema sensibilità ai disturbi elettromagnetici e dalla necessità i sviluppare linguaggi di programmazione ed algoritmi specifici.

Uno dei plus della tecnologia blockchain è la sicurezza delle transazioni: il sistema “chiave pubblica/chiave privata”, allo stato attuale, viene considerato come il non plus ultra nella sicurezza non perché teoricamente inviolabile, ma perché una sua eventuale decodificazione richiederebbe tempi lunghissimi e una potenzialità di calcolo disponibile enorme.

Quando però i computer quantici saranno sviluppati, e le loro potenzialità altrettanto, questa sicurezza potrebbe cadere perché i nuovi “mostri quantici” sarebbero in grado di decodificare le chiavi private in tempi rapidi.

Tutto questo cancellerebbe la sicurezza dei sistemi di crittografia a doppia chiave, quindi anche di quelli utilizzati dalla blockchain.

Naturalmente un tema così scottante ha attratto l’attenzione delle agenzie che si occupano di sicurezza a livello statale.

La NSA già nel 2015 ha comunicato la propria intenzione di sviluppare crittografie resistenti ai computer quantici.

Attualmente vi sono gruppi che cercano di sviluppare ledger resistenti alla codifica da parte dei computer quantici, basandosi sulla possibilità di modificare di volta in volta la chiave privata sulla base di quella pubblica, rendendo quindi impossibile la decodifica.

Questo tipo di blockchain quantiche può ovviamente lavorare su computer quantici, ma anche su computer ordinari, predisponendo quindi una base di security attuale, che però sarà resistente anche agli attacchi del futuro.

Una grossa novità ci giunge dalla Nuova Zelanda: Del Rajan e Matt Visser della Victoria University di Wellington hanno pubblicato un paper nel quale preparano la base teorica per una blockchain quantica che utilizza un entanglement temporale con conseguenze assolutamente stupefacenti e imprevedibili.

Infatti secondo i ricercatori questa variante di blockchain, agendo tramite un entanglement temporale e non spaziale, è in grado di realizzare quasi l’impossibile.

Secondo le parole degli stessi ricercatori nelle premesse: “Forse, in modo ancora più shockante, la nostra procedura di codificazione può essere interpretata come un metodo non classico di influenzare il passato: quindi la blockchain quantica decentralizzata può essere considerata come un macchina quantistica del tempo in rete”.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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