HomeCriptovaluteLa novità degli ILP, tra promesse e nuovi rischi

La novità degli ILP, tra promesse e nuovi rischi

La fiducia è alla base del mondo crypto, in particolare per quanto riguarda le ICO.

Spesso c’è chi chiede di inviare criptovalute a società sulla base di white paper diciamo pure imperfetti o sulla base di contratti fumosi, con scarse garanzie (anche legali) ai sottoscrittori.

Abbiamo visto i casi di Confido, con il CEO scappato con 380 mila mila dollari, oppure FMtoken che ha fatto sparire diversi milioni dollari.

Anche lo “scherzo” (diciamo pure la fesseria) di Savedroid ha messo in luce come le regole delle ICO siano talvolta blande, sebbene vi siano paesi, Svizzera in primis, che si stanno attrezzando.

Ma nonostante tutto le ICO hanno raccolto 5,6 miliardi di dollari nel 2017 e già 6.3 miliardi nel primo trimestre 2018.

Per risolvere alcune incertezze, una soluzione all’orizzonte sono le ILP, sigla che significa “Initial Loan Procurement” (tradotto letteralmente: approvvigionamento iniziale di finanziamenti).

Mentre le ICO hanno una natura giuridica molto varia per quanto riguarda sia il legame fra prestazioni economiche societarie e remunerazione del token, potendo variare da zero alla totalità dell’utile prodotto, sia la durata del rapporto tra finanziatori e finanziati, al contrario la ILP si configura come un contratto di prestito tra l’investitore e la start up la cui durata è pluriennale (nei casi attuali 10 anni) in cambio del quale viene garantita una remunerazione legata all’utile della società.

Una delle prime società ad aver utilizzato questo strumento è stata Blockhive, per la quale la remunerazione assicurata agli investitori è pari al 20% degli utili.

Tutto il funzionamento del ILP è regolato da uno smart contract, per cui il versamento del finanziamento, il pagamento del rendimento e il rimborso finale sono  assicurati dal contratto stesso.

Questo tipo di soluzione finanziaria ha dei vantaggi indubitabili:

  • le ICO, nella loro forma attuale possono non essere per tutti, mentre le ILP hanno una struttura più chiara che permette la partecipazione di investitori istituzionali;
  • l’investimento è legato alle prestazioni della società; nello stesso tempo, essendo legato agli utili, evita il pericoloso effetto di leva finanziaria degli interessi a tasso fisso;
  • chiarisce la natura fiscale dei fondi ricevuti, che sono prestiti e quindi non tassati;
  • può essere utilizzato per finanziare anche progetti non strettamente legati alla blockchain, evitando la forzatura di certi token in cui vengono infilati a forza per giustificare la raccolta finanziaria;
  • avendo una regolamentazione certa può essere accettato anche dove le ICO sono vietate.

Bisogna dire però che la formula ILP presenta alcuni problemi nuovi che andranno affrontati e che sono da mettere in luce:

  • gli oracoli per lo smart contract, che bisogna collegare non ad eventi certi (come una scadenza) ma a valutazioni in parte soggettive come la definizione di un risultato aziendale che dipende da elementi incerti (ammortamenti, accantonamenti e remunerazioni aziendali);
  • allo stato attuale chi sottoscrive una ILP finanzia per intero un’iniziativa ma percepisce solo una fetta degli utili, piuttosto limitata, senza nessuna possibilità di controllo della gestione aziendale;
  • esistono oracoli che controllano anche le prestazioni negative del progetto? Eventualmente imponendo il rimborso del capitale al raggiungimento di un certo livello di perdite? Questo perché il capitale a prestito è distinto, solitamente, da quello di rischio.

Attualmente Blockhive e Agrello hanno sviluppato Tokenote per sfruttare appieno le potenzialità degli ILP.

In questo caso, a fronte degli Ethereum versati per i progetti viene emesso un token FLAT (Futures Loan Access Token), collegato a uno smart contract remunerativo.

Le procedure di KYC sono effettuate alla sottoscrizione del contratto e il token FLAT è cedibile potendo quindi circolare sugli exchange.

L’innovazione avrà sicuramente seguito e potrà avere delle interessanti evoluzioni, anche se si profila il rischio di una eccessiva finanziarizzazione delle criptovalute.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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