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Bitcoin: traffico di droga sventato grazie alla tracciabilità

I membri di una gang coinvolta nel traffico di droga che utilizzava pagamenti in bitcoin per importare cristalli di metanfetamina nel Regno Unito sono stati processati e condannati ad oltre 30 anni di reclusione.

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Le importazioni avvenivano dal Canada e gli ordini venivano fatti basandosi su un sito di normalmente utilizzato per lo scambio di beni collezionabili, gadget e giochi. Si calcola che il gruppo abbia importato illegalmente oltre un chilo di droghe, incluse anche cocaina ed eroina per il valore di decine di migliaia di sterline.

Il leader della gang, Hassan Jalilian, detto anche Josh o Neema, dirigeva le operazioni dall’appartamento della sua compagna dell’epoca, a Leeds, ed aveva anche adibito un altro locale a vera e propria fabbrica di droga da dove la merce veniva reimpacchettata e spedita.

Gli ordini al dettaglio arrivavano tramite il tradizionale giro di chiamate telefoniche codificate. Il boss aveva poi reclutato un piccolo giro di tossicodipendenti per le consegne. Lo spacciatore aveva anche previsto di aprire una palestra da utilizzare per nascondere il giro di droga e dargli una copertura rispettabile.

Naturalmente il criminale pensava di operare in modo sicuro in quanto i pagamenti venivano fatti con bitcoin, senza rendersi conto che l’anonimato garantita da BTC non è assoluto e, soprattutto, non può coprire tutti i passaggi del lucroso traffico.

Nel caso specifico, un ruolo importante lo hanno avuto le dogane che hanno intercettato la consegna fisica delle sostanze stupefacenti, ma sono piuttosto numerosi i casi in cui i commerci illeciti basati sulla teorica riservatezza di BTC sono stati scoperti.

La tracciabilità di Bitcoin

Già nel 2018 una ricerca dell’Università qatariota Hamad Ben Khalifa mostravano come in realtà fosse relativamente semplice riuscire a riconoscere e rintracciare le transazioni di Bitcoin avvenute anche nel Dark Web.

In una ricerca sono riusciti ad identificare oltre 100 transazioni nel dark web ed in 20 casi hanno legato direttamente nomi, cognomi ed indirizzi a transazioni in valuta virtuale avvenuti su Tor browser, il tutto senza strumenti particolarmente sofisticati ed analizzando con attenzione i dati pubblicamente disponibili.

Il punto debole è proprio nell’immodificabilità delle transazioni di Bitcoin, che rimangono registrate senza limiti di tempo. Lavorando con dati storici ed incrociandoli i ricercatori hanno identificato, pur non divulgandoli, 23 nomi ed indirizzi di persone che hanno fatto donazioni a SilkRoad.

Come poi ha notato Chainalysis oramai le transazioni sul dark web, che erano il 30% nel 2012, sono calate a meno dell’1%, per cui sono più facilmente identificabili.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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