HomeCriptovalutePutin, Maduro e qualche segreto sul Petro

Putin, Maduro e qualche segreto sul Petro

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Uno dei maggiori misteri monetari attuali è la criptovaluta di stato Petro.

Una crypto che, con un backing parziale in petrolio venezuelano, dovrebbe salvare l’economia di Caracas o almeno aiutarla a galleggiare in mezzo ad iperinflazione e scarsità di valuta pregiata.

Ipotizziamo che vogliate investire in Petro.

Prima occorre scaricate il wallet e registrarsi per ottenere la criptovaluta.

Già, ma dove inviare i soldi per comprarla?

Ebbene, la risposta è: Russia.

Infatti, secondo la Associated Press, la prima banca ad accettare i pagamenti per l’acquisto di Petro è la Evrofinance Mosnarbank russa.

Il taglio minimo di acquisto è di mille euro, un taglio piuttosto grande considerando il mondo delle valute virtuali.

E l’acquisto deve essere versato in una valuta “forte”, nonostante il bando degli USA agli investimenti.

La Evrofinance Mosnarbank non è una banca qualsiasi. Dal 2011, il 49% è dello stato venezuelano, mentre il restante 51 % è diviso fra la banca statale VTB e la Gazprombank, il grande istituto di emanazione della statale Gazprom.

Insomma tutta l’operazione non può essere stata svolta senza uno stretto accordo fra Venezuela e Russia, per meglio dire tra Maduro e Putin.  

Del resto il progetto Petro, un mese  fa, ha ricevuto proprio in Russia il premio Satoshi, dalla RACIB; l’associazione russa per la diffusione della blockchain.

Tutto questo è perfettamente coerente con il disegno russo di indebolimento della posizione del dollaro nel mondo del petrolio, azione che si concretizza sia con l’appoggio ai future sullo Yuan cinese, sia con l’appoggio al Petro e, in generale, all’oro nero venezuelano.

Se la prima operazione si è materializzata alcune settimane fa, la seconda appare ancora incerta nella sua realizzazione.

Il progetto è iniziato nel 2014, dopo le rivoluzioni colorate in Ucraina e nei paesi di influenza russa.

Due movimenti che convinsero Putin dell’impossibilità di un rapporto paritario con l’Occidente e lo spinsero a cercare un qualche modo per rovesciare la supremazia del petrodollaro, iniziata nel 1974.

Una rivoluzione valutaria  non facile, che forse muove i primi passi.

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