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Michele Kettmeier: “Votare uno smart contract”

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E’ possibile legare il proprio voto a uno smart contract?

L’idea può sembrare perfino bizzarra ma a sostenerla sul suo blog è Michele Kettmaier, già fondatore e direttore generale fino a ottobre 2014 della Fondazione ahref.

Spiega Kettmaier a Cryptonomist:

Recuperare il senso e la partecipazione ai processi democratici è complicato. Lo è a maggior ragione oggi, con le comunità occupate a gestire la vita e i processi della globalizzazione spesso senza nessun aiuto o indirizzo politico”.

Il ragionamento di Kettmaier parte da lontano:

Nell’antica Atene c’era il problema della scarsa partecipazione dei cittadini ai processi istituzionali democratici, come elezioni, referendum, deliberazioni. Su 40 mila cittadini ateniesi, si e no seimila partecipavano, spinti in strada dalla polizia urbana, all’Ecclesia, l’assemblea popolare dove si decideva e si proponeva la gestione del bene comune. Sempre la polizia urbana tirava delle corde piene di colore rosso in fondo alle strade che portavano all’assemblea per riconoscere chi colorandosi di rosso provava a scappare dalla votazioni. I colorati non ricevevano le due dracme giornaliere previste per chi partecipava al processo istituzionale“.

Ebbene, secondo Kettmaier, anche oggi sta accadendo qualcosa del genere, duemila anni dopo. Che fare?

“La prima di tutte è recuperare fiducia nei confronti chi ci rappresenta, dato per certo che i corpi intermedi, i partiti per intenderci, non sono più in grado di capire e gestire i processi. D’altra parte esiste ancora l’articolo 67 della Costituzione italiana che ci ricorda come le funzioni degli eletti in parlamento sia quello di rappresentare la nazione senza vincolo di mandato, quindi non devono rendere conto a nessuno del loro operato, nemmeno al cittadino. Un articolo che credo dovrebbe essere rimodulato, come molti della Costituzione, in virtù del cambio culturale, informativo, geografico e tecnologico a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni“.

E a questo punto che entrano in gioco le nuove tecnologie:

Uno smart contract definisce una relazione tra due parti che sia il trasferimento di una proprietà, di un idea, di modelli e regole e tanto altro, e vincola i partecipanti a seguire quanto scritto nel contratto. La tecnologia definisce se tutto è stato rispettato e se così non è, si possono definire delle ammende civili o penali“.

A quel punto il voto sarebbe basato sulla sottoscrizione di uno smart contract (anonimo) tra l’elettore e il candidato.

All’interno dello smart contract potrebbero essere memorizzati per sempre, in modo sicuro ed inviolabile, gli impegni che il candidato promette di rispettare qualora venisse eletto.

Il medesimo smart contract potrebbe anche prevedere delle penali applicabili in automatico al candidato qualora, una volta votato e terminato il mandato, non avesse portato a buon fine i propri impegni.

A questo punto”, continua Kettmaier, “i passi porterebbero a gestire la governance di una comunità oltre la democrazia rappresentativa verso una forma di democrazia distribuita e partecipata, anche se non perfetta, come d’altronde nessun sistema in evoluzione può essere“.

L’idea è di sicuro curiosa. Difficile poi dire quanto possa essere realisticamente realizzabile.

Conclude Kettmaier: “Si tratta di spostare i limiti del possibile un po più in là. La blockchain, insieme a nuovi modelli non speculativi di criptomonete o token, possono dare una mano importante. È un percorso che ho iniziato qualche tempo fa, ma che mi piacerebbe condividere con chi ci sta, e ha volontà e buone idee: se vi va scrivetemi”.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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