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Paolo Savona, tifoso della blockchain, forse al MEF

Warren Buffett e Paolo Savona.

Il paragone può apparire improprio ma neanche troppo.

Il primo impegnato in una campagna continua contro le criptovalute, il secondo appassionato di blockchain.

Due ultraottantenni agli antipodi.

Ebbene, al Ministero del Tesoro italiano, il MEF, potrebbe andare un economista “startupper” che ha dimostrato di credere nelle potenzialità di fintech & blockchain.

In questi giorni si parla infatti dell’economista Paolo Savona, 82 anni, tra i candidati in lizza per il posto a via XX Settembre, soprattutto per le sue posizioni euroscettiche e meno del suo interesse per le nuovissime tecnologie.

Paolo Savona, ex presidente della Banca di Roma e ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato già sotto Ciampi, è ad ora (ma non è sicuro) il candidato in pole position per salire alla guida del Tesoro.

Pare abbia rassegnato le dimissioni da dirigente di una startup specializzata nel fintech in vista del possibile incarico.

Savona non è un accademico come tanti altri.

Oltre alle sue opinioni contrarian sulla moneta unica, rea di aver “dimezzato il potere d’acquisto degli italiani” e le critiche rivolte alla Germania, l’ex docente di politica economica all’Università Pro Deo (poi diventata LUISS), ha il merito di aver affrontato il suo lavoro con uno sguardo sempre attento alle nuove tecnologie e innovazioni dell’industria 4.0.

In ogni caso, resta una figura molto discussa per via delle sue posizioni critiche nei confronti dell’euro, paragonato nel suo ultimo libro a “un cappio che si sta stringendo al collo dell’Italia”.

Ma non solo. E’ un sostenitore del mondo blockchain, di cui ammira la trasparenza e che giudica un’innovazione potenzialmente dirompente.

Si racconta che già a partire dal 2009 Savona abbia sposato la causa della blockchain.

Savona, dunque, è rimasto affascinato dalla tecnologia quasi dieci anni fa, molto prima di tanti suoi colleghi.

Si è reso conto di come le nuove tecnologie abbiano la capacità di rimodellare il settore degli investimenti e dei pagamenti.

E di come la rete distribuita e immutabile dietro alle criptovalute possa essere una strumento attraverso cui attuare la trasformazione.

Su Bitcoin la posizione dell’economista è un po’ più scettica, se è vero che ha lanciato un appello alle autorità perché governino “per tempo” il sistema della moneta crittografica.

Ad ogni modo, a giudicare dalla sua parabola professionale, con Savona al dicastero del Tesoro di un governo del cosiddetto “cambiamento”, l’Italia potrebbe recuperare una posizione di rilievo nella rivoluzione crypto e fintech.

A differenza del deserto di oggi.

Daniele Chicca
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno da undergraduate presso la UCL di Londra. Giornalista professionista dal 2007, si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Dopo tre anni presso il desk di Reuters a Milano, ha lavorato per diverse testate, contribuendo tra le altre cose a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia e offrendo servizi di vario genere da inviato per Radio Rai e per le agenzie stampa AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento è responsabile della redazione, della linea editoriale e del coordinamento di un importante sito di informazione economica e finanziaria
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