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Social network e Blockchain: lo stato dell’arte

Sono alcuni anni che l’informatica tenta di decentralizzare i social network usando diversi metodi tra cui la blockchain. L’obiettivo è sempre stato quello di cambiare gli equilibri a favore dell’utente modificando i modelli di business. Fino ad oggi le nostre abitudini e nostri dati sono stati il motore capace di produrre energia per gli sviluppi delle piattaforme. Dati che hanno anche generato grande potere  alle persone ai vertici di queste aziende.

I modelli tradizionali come Facebook, Twitter o Instagram, basano il loro successo sulla relazione del cliente con i loro server.

Decentralizzazione dei Social

Il tentativo di passare ad un modello di social network peer to peer (p2p) è quello di escludere il server centrale dall’equazione, questo obiettivo è stato inseguito al di là della blockchain. 

Gli esperimenti p2p avuti fino ad oggi difficilmente riescono ad avere un successo globale a causa di alcune problematiche:

  • Consumo sproporzionato di risorse sul dispositivo;
  • Assenza di funzioni legate al conteggio globale della rete come ad esempio il “mi piace”;
  • Difficoltà di implementazione di funzioni “modifica” o “elimina” post.

Possiamo osservare tra queste l’esperienza di secure-scuttlebutt patchworkmanyverseplanetary.

Alcune esperienze sono state fatte con reti federate che però hanno manifestato problematiche differenti come:

  • I server dipendono dagli amministratori che rappresentano un punto di centralizzazione sul quale incidono i rischi del caso;
  • Questo genere di servizi spesso non crittografano i messaggi e quindi l’identità è messa a rischio con le dovute conseguenze sulla privacy del dato.

Possiamo osservare tra queste l’esperienza di ActivityPub, GNU social, Diaspora.

La lentezza dell’evoluzione di questi protocolli è dovuta principalmente alle difficoltà di trovare modelli di business sostenibili. Senza l’accesso a donazioni o capitali a rischio, nessuno dei casi visti fino ad oggi ha trovato modelli redditizi. 

Le applicazioni centralizzate sono più semplici da costruire e da monetizzare proprio perché si basano sull’intermediazione di chi ne controlla lo storage.

L’utilizzo della blockchain nei Social Network

Le blockchain per loro natura sono più lente ed inefficienti rispetto ad un database centralizzato, la rete distribuita assume comportamenti complessi per garantire il funzionamento con modalità zero trust. 

Immutabilità e consenso globale, quindi, rendono inefficienti i protocolli. Per alcuni tipi di servizi social però queste caratteristiche sono fondamentali. Siamo abituati a vedere profili bloccati, messaggi cancellati o censurati. Spesso i messaggi dei quali l’utente non è più convinto subiscono variazioni o l’eliminazione stessa. Attività non sempre gradite all’interno di alcuni contesti.

Anche il taglio della pubblicità è un bisogno sentito dall’utente, creare modelli di business in cui non sia necessaria la conversione in attività promozionali è una via da intraprendere, togliere l’intermediario nella gestione dei pagamenti è altrettanto importante.

Sono molte le realtà che si stanno cimentando con protocolli blockchain nel campo dei social network. Grazie alle possibilità di garantire l’immutabilità del dato inserito e al mercato dei micropagamenti sono nate diverse sperimentazioni:

Esperienze pratiche 

  • Steem/Steemit – (its blockchain)  – Posti in stile Medium;
  • Dtube – (Steem blockchain) – YouTube senza Ads;
  • Sapien – (Ethereum blockchain) – social media platform;
  • Memo – (Bitcoin cash) – simile a Twitter;
  • Twetch – (Bitcoin SV) – simile a Twitter;
  • Streamanity – (Bitcoin SV) – YouTube senza Ads;
  • Peepeth – (Ethereum blockchain) – Twitter permanente;
  • Dlive – (Steem blockchain) – Stile Twitch streaming senza Ads; 
  • Minds – (Ethereum blockchain) – alternativa a Facebook;
  • Zbay – (Zcash) – messaggistica anonima.

Molto di questi servizi utilizzano IPFS per lo storage e sistemi crittografici di accesso al dato. Altri invece usano la blockchain solo come sistema di retribuzione e pagamento legati alla creazione o utilizzo dei contenuti.

Per quanto riguarda Bitcoin Cash e Bitcoin SV, la funzione Op_Return permette l’archiviazione del dato nella blockchain. Questa funzione era stata esclusa dal codice dal team core di Bitcoin BTC al fine di evitare questo approccio, considerato improprio dal team a capo del client più famoso di Bitcoin.

Identità protetta e la possibilità di monetizzare il proprio lavoro di creazione di contenuti, sono funzionalità molto apprezzate dagli utenti. 

La narrativa delle “unstoppable application” tanto cara ad Ethereum si è scontrata con la realtà delle difficoltà tecniche di gestire una vera e propria rete peer to peer senza incorrere in problematiche di interfaccia e usabilità.

Uno scaling di successo e modalità di archiviazione del dato protette e decentralizzate che non pesino troppo sulla user experience sono l’obiettivo in ogni settore legato alla blockchain, quindi anche in questo.

Cosa muove l’utente

Spesso la creazione di comunità incentivate dalla token economy porta alla creazione di contenuti per ragione estrinseche rispetto ai media più tradizionali utilizzati più per ragioni intrinseche.

Veicolare tutte le azioni alla ricerca di un apprezzamento del token o alla monetizzazione dei contenuti vizia l’analisi rispetto ai numeri e all’utilità delle piattaforme stesse. Rimane il fatto che all’aumentare delle dimensioni di queste comunità legate alle criptovalute, la base d’utenza si sviluppa e assorbe le abitudini e la narrativa connesse all’utilizzo di strumenti alternativi. 

Questo potrebbe portare all’emergere di alcune piattaforme meglio sviluppate e capaci di toccare un’adozione massiva.   

Lorenzo Dalvit
Lorenzo Dalvit
Educatore appassionato di Blockchain, esperto di vendite e marketing, social community manager, direttore artistico, musicista, amante dei paradigmi dirompenti e della vita. Le mie competenze riguardano l'interazione e la connessione umana
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