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Quale blockchain scegliere: i consigli di Daniel Larimer

Il CTO di Block.one, Daniel Larimer, ha aperto marzo con un post riguardo a quale blockchain una persona o azienda dovrebbe scegliere per il suo obiettivo o smart contract, mettendo in evidenza alcuni punti da tenere in considerazione per effettuare questa scelta.

Il CTO sorpassa quelli che sono i claim più frequenti per la scelta di una blockchain rispetto ad un’altra, come ad esempio “la più veloce”, “la più scalabile”, “la più decentralizzata” e così via, ma parte dall’analizzare il tipo di tecnologia che rispecchi meglio il suo utilizzo rispetto all’esigenza dell’utente finale, azienda o individuo.

La prima analisi prevede un confronto tra una governance trusted contro una untrusted, portando come esempio le blockchain di Bitcoin ed Ethereum che utilizzano la DPoW (Delegated Proof of Work): le varie mining pool determinano quali sono le transazioni valide da aggiungere nel blocco e i vari nodi non hanno un sistema di fiducia più alta rispetto ad altri quindi, secondo Larimer, saremmo in presenza di un sistema untrusted.

Nei sistemi DPoS (Delegated Proof of Stake), invece, i block producer sono eletti direttamente dai token holder per cui si presume che questi nodi possano godere di fiducia – entro certi parametri –  avendo un sistema dove tutti possono proporre blocchi e quindi tutto sarebbe misurato oggettivamente, come ad esempio il consumo di CPU. Anche in questo caso Daniel Larimer cita Ethereum e anche il sistema Ouroboros di Cardano che permette ad ogni account di produrre blocchi simulando il mining tramite lo staking.

Per Larimer, quindi, la scelta del protocollo di consenso è fondamentale, più di come lo stesso consenso venga raggiunto.

Il secondo aspetto che viene analizzato nel post è la censorship resistance e di come questo serva affinché le transazioni non vengano alterate, modificate o cancellate successivamente, quindi – a meno di non avere la maggior parte della potenza della rete – questo non è fattibile e di conseguenza genera fiducia il fatto che una blockchain non sia censurabile, anche se in uno scenario in cui si hanno 3 o 4 mining pool queste basterebbero per poter censurare le transazioni su Ethereum o Bitcoin.

Altro aspetto analizzato da Larimer è la finalità oggettiva contro quella soggettiva dei protocolli: sistemi come Bitcoin, Ethereum, Bitshares, Steem e Cardano richiedono un lungo periodo di tempo per produrre una catena migliore rispetto ad un’altra.

Invece, quelle che hanno una finalità oggettiva, come EOSio, alcuni Hyperledger, hashgraph e XRP, richiedono che ci siano un numero di validatori conosciuti e, nel caso in cui 1/3 di questi venisse meno, allora non si potranno raggiungere le finalità della blockchain.

Quindi un sistema a finalità soggettiva sarà limitato dalle performance, governance e latenza.

Ultimo aspetto che Larimer mette in evidenza è quello della interoperabilità tra le blockchain e nello specifico della inter-blockchain communication (IBC), cioè la possibilità di far comunicare diverse blockchain tra loro ed integrare anche le une nelle altre. Ricordiamo come sia stata aperta di recente una sfida per integrare gli smart contract di Ethereum nella blockchain di EOS, grazie alla capacità di EOS di emulare la blockchain di Ethereum.

Alfredo de Candia
Alfredo de Candia
Android developer da oltre 8 anni sul playstore di Google con una decina di app, Alfredo a 21 anni ha scalato il Monte Fuji seguendo il detto "Chi scala il monte Fuji una volta nella vita è un uomo saggio, chi lo scala due volte è un pazzo". Tra le sue app troviamo un dizionario di giapponese, un database di spam e virus, il più completo database sui compleanni di serie Anime e Manga e un database sulle shitcoin. Miner della domenica, Alfredo ha una forte passione per le crypto ed è un fan di EOS.
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