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Smart Working: la blockchain può aiutare davvero?

In questi giorni di emergenza per il coronavirus molti lavoratori stanno operando con lo smart working. La blockchain può tornare utile in tal senso? 

In realtà, non tutti sanno che ad esempio in Italia il Comune di Bari già l’anno scorso aveva lanciato una sperimentazione in tal senso. 

Si trattava di un’azione pilota per lo sviluppo di un prototipo basato su blockchain che coinvolgeva alcuni dipendenti del Comune a cui sarebbe stato concesso di svolgere parte del proprio lavoro in modalità agile. 

Il progetto, su iniziativa dell’Assessore al Bilancio del Comune di Bari Alessandro D’Adamo, e del Direttore di Ragioneria Giuseppe Ninni, era realizzato dalla società IT Fincons Group, con 35 anni di esperienza sul mercato internazionale nel business consulting. 

Si trattava di una soluzione basata su Ethereum e su tecniche crittografiche per garantire solo integrità, affidabilità e tracciabilità delle informazioni gestite, oltre al rispetto della normativa sulla privacy (GDPR).

L’obiettivo, oltre a quello di consentire il lavoro da remoto, era anche quello di adeguare i sistemi di misurazione e valutazione della performance, in modo da riuscire a verificare l’impatto di queste nuove modalità sulla qualità dei servizi, sull’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, sulle modalità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, sulla sicurezza dei processi organizzativi e dei lavoratori, e sulla salvaguardia dei dati. 

La fase pilota è stata annunciata a marzo 2019, con il coinvolgimento di 5 impiegati della ripartizione Ragioneria generale, mentre la seconda fase è iniziata a luglio 2019, con altri 10 impiegati di altre strutture dell’ente. 

Il test si è concluso a settembre 2019, ma non sono stati resi pubblici i risultati. 

Al di là delle premesse, degli obiettivi e degli intenti, è difficile immaginare che una tecnologia come blockchain possa davvero apportare vantaggi strategici alle piattaforme di smart working, perché la sua vera forza, ovvero la decentralizzazione, non risulta essere particolarmente utile nella gestione del rapporto, totalmente centralizzato, tra azienda e dipendente. 

Certo, nel caso della Pubblica Amministrazione in teoria un vantaggio potrebbe esserci, ovvero quello di rendere pubbliche le informazioni riguardanti lo smart working, ma questo non significa che blockchain possa realmente aiutare a gestire lo smart working. 

Inoltre, un registro totalmente pubblico ed in chiaro come quello di Ethereum pone grossi problemi riguardo la privacy, in primis del lavoratore, pertanto più che risultare utile per il processo di gestione del lavoro da remoto, al massimo potrebbe tornare utile per certificare pubblicamente l’integrità di determinate informazioni. 

A ciò bisogna aggiungere che sviluppare su reti decentralizzate spesso è più difficile, e quindi più lento e costoso, che non sviluppare su soluzioni centralizzate, pertanto blockchain non solo può non apportare alcun vantaggio competitivo significativo, ma anzi può portare svantaggi dovuti a difficoltà, lentezza e costi di produzione. 

Tuttavia, l’idea del Comune di Bari suggerisce che, per quanto riguarda le informazioni ufficiali che la Pubblica Amministrazione è tenuta per legge a rendere note e pubbliche, l’utilizzo di una blockchain decentralizzata virtualmente immodificabile, come quella di Ethereum, potrebbe tornare utile, ma questo non ha nulla a che fare direttamente con la gestione o la promozione dello smart working.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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