HomeBlockchainJimmy Song vs Erik Voorhees: Bitcoin maximalism e minimalism a confronto

Jimmy Song vs Erik Voorhees: Bitcoin maximalism e minimalism a confronto

Questo pomeriggio BlockDown2020 ospita un interessante dibattito tra Jimmy Song e Erik Voorhees sul tema Bitcoin maximalism.

Si rivela quindi uno scontro tra due “fazioni” opposte, ma dove l’impressione è che il moderatore sia più dalla parte di Jimmy, visto che gli dà molta più possibilità di parola.

Ad ogni modo, Song, dev di Bitcoin, punta a spiegare che Bitcoin è l’unica blockchain veramente decentralizzata ed è per questo che crede esclusivamente in BTC. Per lui, infatti, non sono interessanti le altre crypto perché sono tutte centralizzate: usare le altre crypto è solo dare a qualcun altro la possibilità di stampare denaro, così come la FED stampa il dollaro, spiega Song.

Erik così ha la possibilità di ribattere spiegando che per esempio l’Ethereum Foundation o il team di Monero non sono centralizzati. D’altra parte, ovviamente ci sono alcune crypto centralizzate e bisogna stare attenti a saper distinguere, anche se comunque non vuol dire che siano meno utili per altri scopi.

 

Jimmy Song, Erik Voorhees e il punto debole di Bitcoin?

Secondo Voorhees, BTC ha fee troppo alte e per lui questo è il problema maggiore, anche se comunque in pratica è stato disegnato così da Satoshi; al contrario, altre blockchain risolvono questo problema anche se magari hanno altri problemi, come per esempio Ethereum. 

Ma ogni blockchain ha qualche problema, spiega Voorhees, e alcune servono a scopi diversi. Litecoin, per esempio, è molto più economica in termini di fee, ma non supera Bitcoin perché comunque il fatto di essere veloce ed economica non è l’unica cosa importante.

Così Song riprende la parola dicendo che la decentralizzazione di Bitcoin è perfetta e che, per esempio, se si usa Monero bisogna aggiornare il client e se non si fa non funziona più. Un modo per dire che tutto quello che i dev di Monero decidono diventa legge. 

Peccato che la stessa cosa si possa in realtà dire per Bitcoin: se tutti i dev decidono qualcosa, la si può fare, come nel caso dell’aumentare la supply di 21 milioni, cosa di cui aveva parlato Peter Todd qualche settimana fa.

Altro tema del dibattito è store of value vs metodo di pagamento.

Song spiega che molta gente usa BTC come store of value e non è importante che diventi un metodo di pagamento: secondo lui, infatti, il fatto di rappresentare un safe haven è la feature più importante per BTC. 

Certo, questa teoria è molto strana sentirla pronunciare da un massimalista che difende Bitcoin nella sua natura più pura, visto che in tal modo va contro la volontà del suo stesso creatore Satoshi Nakamoto, che spiega già nel titolo del whitepaper che BTC ha l’obiettivo di essere il cash di Internet.

Ma secondo Song, il whitepaper è spesso interpretato male e in tal caso “cash” non è usato nel senso di pagamento, ma come mancanza di entità centrale che controlla gli scambi. Come se la FED non controlli in qualche modo anche il contante…

A tal proposito, la cosa che dispiace sentire, è sentire insultare persone non presenti nel dibattito come Roger Ver.

Ad ogni modo, su una cosa sia Erik che Jimmy concordano: se fossero Presidenti degli Stati Uniti, a differenza della presidenza attuale, darebbero più libertà alla gente, per esempio diminuendo l’organico dell’esecutivo. Inoltre, Song spiega che non si aspettava di vedere multata la gente per essere uscita, in questo periodo di Coronavirus, ma che questa sembra piuttosto una misura da regime sovietico.

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