Stando a quanto annunciato dall’Autorité des Marchés Financiers, l’organismo regolatore del settore Forex, ben 15 siti avrebbero aggirato le attuali norme messe in campo da Parigi che regolano gli annunci riguardanti il settore delle monete virtuali. Nello specifico si tratterebbe di siti web che, senza il permesso stabilito dalla Legge Sabin II, avrebbero proposto investimenti definiti “atipici”: una definizione in cui rientrano anche categorie come i diamanti le cosiddette “terre rare”, ovvero quei particolari elementi chimici, spesso dotati di attività radioattiva minima, ben lontano dalla natura di Bitcoin e delle altre criptovalute.
Dietro la decisione dell’AMF c’è, però, l’intero governo francese, il quale si è da tempo unito al resto della comunità internazionale nel predicare prudenza verso le nuove frontiere dell’investimento in criptomonete.
Anche le Filippine si muovono contro le criptovalute
Oltre alla Francia, nelle Filippine, in ordine di tempo, si è verificata l’ultima stretta circa il settore delle criptovalute che, proprio perché particolarmente complesso, è ancora un terreno scivoloso per quanto riguarda la loro regolamentazione.
Martedì scorso, infatti, il governo delle Filippine ha presentato una proposta di legge che prevede una serie di sanzioni gravi contro i crimini e le frodi con le criptovalute come oggetto, perché il processo investigativo che queste frodi mette in moto è particolarmente costoso.
Un problema che nasce a causa dell’anonimato onnipresente e dalla difficoltà di rintracciare con assoluta certezza il proprietario o l’utente di un account.
