HomeCriptovaluteIl far west delle crypto è finito, almeno in Svizzera

Il far west delle crypto è finito, almeno in Svizzera

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In occasione dell’intervento delle autorità svizzere in merito al progetto Envion, abbiamo intervistato il “CryptoLawyer” Lars Schlichting, in passato collaboratore della Commissione federale delle banche svizzere (ora FINMA) e di una Big Four.

“Envion è il primo vero caso in cui la FINMA interviene pubblicamente nei confronti di una ICO. Noi vediamo di buon occhio questo intervento. Il successo di un progetto – specie se in ambito crypto – si costruisce a piccoli passi. Chi vuole agire troppo velocemente senza seguire le norme può anche avere un successo rapido, ma avrà problemi in seguito. Dobbiamo evitare che questi progetti portino problemi a tutto l’ecosistema. Sono convinto che nel prossimo futuro la FINMA interverrà sempre di più nel settore, a vantaggio degli investitori e protezione della reputazione della piazza fintech svizzera”.

Lars è anche il CEO del gruppo Poseidon, holding di cui fa parte Eidoo, l’azienda che a ottobre ha lanciato una ICO e ha raccolto $28’000’000.

“Bisogna conoscere le leggi e saperle applicare in modo corretto. Eidoo non essendo un custodian wallet non deve fare il KYC [nd.r.d. procedura Know Your Customer]. Al contrario, infatti, i custodian devono far fare ai propri utenti il KYC. Nonostante il nostro exchange sia ibrido e basato su un non-custodian wallet, il regolatore esige il KYC per tutti i tipi di exchange, e per questo lo dobbiamo chiedere a tutti i clienti. Purtroppo vi sono ancora degli exchange che pensano che il KYC non sia obbligatorio, specie per il cambio crypto su crypto e quindi esegue questa attività senza i dovuti controlli, distorcendo il mercato. Eidoo, invece, è in regola, avendo ottenuto la licenza VQF prima di pubblicare il proprio exchange ibrido. Certo, abbiamo dovuto richiedere l’autorizzazione e questo ha richiesto tempo, ma non portare problemi ai nostri stessi clienti è il nostro focus principale”.

Lo stesso si applica per le  ICO svolte in Svizzera, dove non basta obbligare i propri clienti a seguire il processo di KYC, ma bisogna anche essere autorizzati per svolgere l’attività di KYC, ottenendo un’apposita licenza, come la licenza VQF ottenuta da Eidoo, in modo che l’autorità possa verificare che la verifica sia conforme alle leggi.

E’ vero, il settore crypto nasce per essere anarchico e libertariano, ma alcune leggi sono necessarie per tutto l’ambiente. Non per niente, infatti, spesso si collegano erroneamente le attività illegali a bitcoin & co.

“Tutti gli exchange – che siano ibridi o decentralizzati – hanno bisogno del KYC. Tutti gli exchange svizzeri che non hanno il KYC sono illegali. Facciamo notare che questa esigenza non è solo limitata alla Svizzera ma in tutti i Paesi occidentali per la quinta direttiva europea antiriciclaggio”.

Insomma, bisogna auspicare ad una regolamentazione chiara per tutto il settore in modo che gli operatori possano sapere come agire. L’incertezza ha un risultato ancora più negativo sui mercati, poiché spinge gli imprenditori ad evitare di iniziare nuovi progetti in questa industria.

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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