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Morgan Stanley, multa da 10 milioni per l’AML. Una riflessione su crypto e KYC

Morgan Stanley, nota banca d’affari americana che da qualche tempo si sta anche dedicando anche a progetti crypto, è stata multata dalla Financial Industry Regulatory Authority (FINRA) per $10 milioni a causa di problemi con le normative di anti-money laundering (AML).

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La multa della Financial Industry Regulatory Authority (Finra) sarebbe dovuta a problemi di AML che si estendono per un periodo di oltre 5 anni, dal gennaio 2011 all’aprile 2016, e per oltre 10 miliardi di dollari in bonifici e trasferimenti in valuta estera.

Il KYC e il riciclaggio di criptovalute

Soprattutto da un anno a questa parte, durante la febbre delle ICO, si è diffusa sempre di più la procedura di KYC – Know Your Customer – volta ad evitare il riciclaggio di denaro e quindi delle criptovalute.

Ma, come disse Edan Yago, CEO di Epiphyte, qualche mese fa “There’s a Bigger Scam Than Anything in Crypto, It’s Called KYC/AML”: il più grande scam potrebbe essere proprio quello per evitarli.

Il KYC nasce infatti come norma per cercare di regolamentare gli investimenti in crypto e lo spostamento di queste per evitare il riciclaggio di denaro sporco, ma questo sistema costa decine di milioni alle aziende ogni anno: secondo alcuni dati costa circa $10 dollari a persona che invii i propri documenti per la verifica (che sia Tier 1, 2 o 3, ecc…).

Inoltre, il KYC pone delle restrizioni territoriali a qualcosa, nonché le crypto, che invece nasce come privo di confini, e priva la gente più povera, senza un’”appropriata” carta di identità, di entrare in questo settore che invece ha come scopo l’inclusione finanziaria.

Ad ogni modo, questo grande fratello non è solo relativo alle crypto, spesso mistificate come il metodo più facile per evadere il fisco o riciclare denaro, visto che le procedure di AML sono applicate anche alle più tradizionali banche.

Che Morgan Stanley sia colpevole o no non è certo tema di cui occuparsi in questa sede e poco ci interessa – Morgan Stanley per ora non ha neanche risposto alle accuse.

Ciò che importa ora invece è ricordare che le criptovalute e bitcoin non sono il male assoluto come spesso vogliono farci credere titoli quali “Siamo di fronte ad un Ponzi 4.0”: le banche, il contante e tutti gli altri sistemi finanziari tradizionali possono essere usati come mezzo per riciclare denaro. Bitcoin è solo l’ultimo arrivato che viene incolpato come il nuovo alunno che arriva in una classe già formata da tempo.

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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