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La blockchain promuove la parità di genere?

L’hype per la blockchain e le valute decentralizzate non sembra fermarsi. Il potere della blockchain sta nel fatto che non solo ha il potenziale per rimodellare il mondo finanziario, ma può anche incidere sul più ampio contesto sociale, come la promozione della parità di genere, offrendo anche una valida alternativa per custodire e scambiare denaro in quelle aree del mondo in cui tradizionalmente la finanza non è riuscita a fornire una solida infrastruttura.

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Ora, immaginiamo di avere a che fare con un gruppo di persone che non ha facile accesso ai classici servizi finanziari. Costoro dovrebbero passare attraverso diversi intermediari e processi burocratici per depositare i loro soldi in una banca. Ciò significa che, nel processo, non solo si dovrà pagare un prezzo più alto per il servizio di intermediazione, ma sarà anche  necessario anche un atto di fede nell’affidarsi a tutte le persone coinvolte in questi passaggi.

Di conseguenza, coloro che si trovano nelle zone rurali potrebbero semplicemente lasciare perdere e abbandonare il processo.

Un modello bancario basato sulla blockchain potrebbe invece fornire alle aree rurali la possibilità di scambiare i soldi tramite un telefono. Con l’uso della tecnologia blockchain, una persona che non ha la possibilità di accedere ai tradizionali servizi di finanziamento potrebbe invece scambiare facilmente denaro con altri utenti.

La blockchain per la parità di genere

In questo modo si potrebbe affrontare uno dei problemi più trascurati dei servizi finanziari nei Paesi in via di sviluppo, cioè la polarizzazione del potere d’acquisto in un unico elemento della famiglia, ossia il capofamiglia maschio, aggravando ulteriormente il divario tra uomini e donne. Aumentare il potere finanziario delle comunità rurali potrebbe anche significare rafforzare l’autonomia economica delle donne all’interno delle comunità locali.

blockchain parità di genere

In un articolo apparso sul blog della Banca Mondiale troviamo che:

Le donne nei Paesi con crisi umanitarie hanno il 30% di probabilità in meno degli uomini di avere un conto finanziario individuale. Avere un luogo sicuro per custodire e salvaguardare i trasferimenti di denaro e le rimesse umanitarie è una strategia chiave per far fronte agli eventi shock e sviluppare la resilienza“.

Sebbene molte delle soluzioni potrebbero non essere rivolte direttamente al divario tra uomini e donne, i servizi basati su un modello blockchain possono tuttavia fornire alle donne meno fortunate gli strumenti per raggiungere una maggiore autonomia e stabilità economica, promuovendo quindi la parità di genere.

Questo è il motivo per cui le Nazioni Unite hanno recentemente rivolto l’attenzione a modelli e tecnologie blockchain per raggiungere il proprio Obiettivo di Sviluppo Sostenibile #5 per la parità di genere entro il 2030.

L’anno scorso, UN Women ha collaborato con Innovation Norway – una compagnia del governo norvegese – per trovare nuove e originali modalità di implementazione della tecnologia blockchain nell’ambito della parità di genere, con uno showroom a New York che ha riunito alcune delle aziende più brillanti e le loro idee innovative.

Ad esempio, IDbox mira ad affrontare la mancanza di identificazione per la stragrande maggioranza dei cittadini rurali. Il progetto presentava un dispositivo ad energia solare basato su blockchain che avrebbe creato un’identità digitale unica e un wallet utilizzando solo un telefono cellulare 2G – quindi, funzionando anche in assenza di internet o di elettricità. La prima prova è stata effettuata in Papua Nuova Guinea, dove oltre l’80% della popolazione non dispone di un conto corrente bancario o di un’identificazione formale.

C’è anche SPENN di Blockbonds, operante in Africa orientale, che offre un wallet digitale per garantire servizi di base come la custodia e lo scambio di denaro, offrendo anche opportunità di guadagno. Secondo l’articolo della Banca Mondiale, se l’ONU decidesse di adottare questa applicazione nei suoi campi profughi, si potrebbe migliorare la sicurezza attraverso la riduzione del denaro fisico e promuovere il controllo che le donne hanno sui propri fondi, stimolando il sistema finanziario del campo e salvaguardando il diritto delle donne alla libertà economica e all’autonomia.

Campagne come il Decade of Women stanno promuovendo ulteriormente l’uso di nuove tecnologie e la blockchain per raggiungere la parità di genere e dare potere alle donne in tutto il mondo attraverso l’indipendenza finanziaria. Ad esempio, gli smart contract sulla blockchain possono indirizzare le risorse dei donatori direttamente alle donne, utilizzando la loro personale chiave privata per accedere ai fondi ricevuti.

Inoltre, i sistemi blockchain possono aggirare i canali di comunicazione tradizionali e riunire persone che condividono le stesse idee per favorire la cooperazione e sostenere la causa della parità di genere. Gli attivisti in Cina usano la blockchain per documentare storie di aggressioni sessuali, assicurando che gli organi governativi e di censura non possano alterare o distruggere le storie registrate in blocchi di dati minati ed etichettati. Certo, il governo può ancora chiudere i siti web che consentono di visualizzare questa documentazione sulla blockchain, ma rimane la prova di un movimento che potrebbe finalmente cambiare le regole del gioco.

Senza le donne, l’umanità utilizzerebbe solo la metà del suo potenziale e sfrutterebbe ancor meno tutte le sue possibilità. Il progresso tecnologico lo sta dimostrando in modo più incisivo. Uno studio condotto dal Massachusetts Institute of Technology ha dimostrato l’esistenza di un’intelligenza collettiva per la quale la presenza delle donne sul posto di lavoro insieme ai propri colleghi di sesso maschile aumenterebbe la produttività e l’efficienza, andando oltre le capacità cognitive individuali.

Articolo scritto in collaborazione con Marco Rossi

Francesco Giacomini
Francesco Giacomini
Francesco Giacomini è assistente di ricerca presso la London School of Economics and Political Science (LSE). Ha conseguito un master in Political Economy of Late Development presso la stessa università, ed è specializzato nel moderno mercato della cryptovalute e in sistemi finanziari decentrati del passato. In particolare, ha analizzato il sistema scozzese di Free-Banking nel XIX secolo.
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