HomeBlockchainIntervisteMarco Amadori: “mi definisco un altcoin minimalist”

Marco Amadori: “mi definisco un altcoin minimalist”

Marco Amadori è CEO di inbitcoin e forte sostenitore di BTC. Abbiamo deciso di intervistarlo a seguito dell’articolo/editoriale pubblicato relativamente al dibattito Tone Vays/Roger Ver e della vittoria di quest’ultimo durante il Malta Blockchain & AI Summit. La community dei sostenitori di bitcoin inteso come BTC si è scatenata in una serie di commenti pro e contro BCH. Da sempre infatti le due si sono identificate come fazioni opposte: BTC visto dai maximalist come l’unico vero bitcoin e BCH visto invece da loro come uno scam di sorta.

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Per par condicio abbiamo quindi chiesto il parere di Marco Amadori.

Secondo te qual è il modo grazie al quale bitcoin raggiungerà la mass adoption?

Prevedere il futuro è cosa sempre rischiosa e spesso fuori dalla nostra portata. Io solitamente mi chiedo invece quali siano le caratteristiche attuali che siano antifragili, secondo Taleb, rispetto al futuro; cioè quali variabili possono sopravvivere e quali funzionalità attuali o in arrivo possano diventare necessarie o anche solo più utili.

Per mass adoption solitamente si intende l’uso di bitcoin come denaro per le spese quotidiane, cioè quando sarà possibile ricevere stipendi in bitcoin e spenderli in città dal caffè alla benzina, oltre che online, ovviamente, su base quotidiana. Se si guarda a questo aspetto esiste già una serie di piccoli gruppi, diffusi quasi in tutto il mondo che vive esattamente così.

In Italia noi di inbitcoin lo pratichiamo già da 3 anni, riceviamo stipendio in bitcoin e possiamo spenderli esattamente come descritto sopra; accade a Rovereto in particolare e in tutta la Bitcoin Valley in generale, ma è ancora un fenomeno di nicchia anche se in crescita. Quindi l’uso è già possibile e la domanda si riferisce sicuramente al fatto di quando la maggioranza dei cittadini farà come noi.

Sentendo le persone vicino a noi che non lo fanno o anche raccogliendo l’opinione tramite i vari social, i principali ostacoli che trovano gli altri sono essenzialmente il fatto che essi vivono la volatilità del bitcoin come un problema (rispetto ad un’opportunità) e che l’accesso pratico al wallet in sicurezza è ancora complicato, anche se esageratamente più facile che anni fa. Quello che sta avendo successo con Bitcoin è ovviamente il suo utilizzo come investimento, con tutte le variazioni di tonalità di grigio che esistono tra il concetto di riserva di valore (store of value) a mezzo altamente speculativo. Secondo alcune definizioni di store of value, Bitcoin non lo è ancora, proprio per la sua volatilità e sempre secondo alcune definizioni non è (ancora?) moneta.

Bitcoin avrà mai un prezzo stabile?

Non credo che accadrà nel breve o medio futuro, se guardiamo per esempio ad altri asset come l’oro o il petrolio, scambiati molto più intensamente e da tempo molto più lungo, possiamo vedere grosse variazioni di prezzo nonostante la grande profondità di quei mercati, quindi posso immaginare che anche se bitcoin venisse scambiato con la stessa intensità il fenomeno della volatilità non scomparirebbe, anche se diminuirebbe, come evidenzia anche la variazione di volatilità dalla sua nascita, quasi costantemente in calo.

L’uso come moneta, finché la caratteristica desiderata di una moneta sarà la stabilità di valore nel breve periodo, non sarà possibile. Quindi la vera mass adoption (in questo senso) non avverrà se non tardivamente e solo quando bitcoin diventasse l’unica moneta di riferimento, ruolo attualmente del dollaro, oppure che la gente preferisca una variabilità nel breve periodo rispetto alla perdita del potere d’acquisto costante ma lenta, caratteristica delle valute di successo (euro, dollaro). Ricordiamo infatti che 100 Dollari  Americani moderni di oggi valgono come circa 1$ del tempo della sua prima emissione da parte della FED nel 1929 oppure come un tempo una Sterlina Inglese valeva come una libbra di argento, circa 200€ al valore d’oggi (One Pound of Sterling Silver).

Se invece intendiamo versioni più blande di mass adoption, come il fatto che la maggioranza delle persone ne abbia, poniamoci allora la stessa domanda sia sugli asset più popolari che sulle valute. L’oro ha mass adoption? Il dollaro ha mass adoption? Verrebbe da rispondere di sì, anche se nessuno di noi in Italia usa l’oro o i dollari per comprare il caffè o la benzina il loro ruolo e diffusione globale è indiscutibile.

Questo ultimo dunque è uno scenario assolutamente possibile. Questo, secondo me è lo scenario che si può presentare tra qualche lustro, salvo eventi catastrofici acceleratori, locali come un evento simile al blocco dei conti correnti e dei bonifici in Grecia nel 2015 o globali, come accadrebbe se la situazione geopolitica dovesse far saltare in airia una grossa valuta come il Dollaro o l’Euro o se una iperbitcoinizzazione, per esempio di Venezuela o Argentina, iniziassero una diffusione virale, inizialmente con una sostituzione per esempio dei petroldollari.

Anche un accentuarsi dei controlli orwelliani sui sistemi di pagamento tradizionali, già in corso, potrebbe portare ad una crisi a livello di percezione individuale e far preferire anche a chi ha dell’inerzia verso la novità, l’uso di Bitcoin come moneta reale, globale e non sequestrabile senza costrizioni violente.

Per quale motivo ritieni che Bitcoin sia l’unica vera criptovaluta?

Non ritengo che bitcoin sia l’unica crittovaluta esistente, come anche Internet 30 anni fa non era l’unico protocollo di Internetworking esistente, anche se è l’unico sopravvissuto e l’unico utilizzato al di fuori di nicchie microscopiche. Bitcoin ha diverse caratteristiche uniche, dalla sua irripetibile creazione e diffusione al fatto che il gotha degli sviluppatori open source sia su Bitcoin e non su altri progetti passando per essere l’unica che ha avuto un inizio idealistico e non speculativo.

Anche se estremamente improbabile, posso ammettere l’ipotesi scientifica che un protocollo per la trasmissione di valore diverso da bitcoin possa emergere, ma non con le retoriche fallaci con le quali abbiamo visto la nascita delle altcoin in questi anni.

Più che Bitcoin Maximalist, che era un termine coniato da un noto truffatore per difendersi dalle accuse, un po’ come i terrapiattisti amano chiamare “scienziati ufficiali” quelli che loro vedono come nemici per denigrarli, mi definirei un “altcoin minimalist”, cioè più che incensare religiosamente Bitcoin, cosa da ateo mi risulterebbe difficile, il punto è ridimensionare il contenuto propagandistico dei vari progetti alternativi, che spesso si raccontano aggressivamente come “meglio di Bitcoin perché ho la feature X”.

La retorica degli amanti delle altcoin, di quelli che non sono ancora divenuti Bitcoin haters, è quella che comunque se qualcosa di buono arrivasse dal mondo Alt, Bitcoin potrebbe approfittarne inglobandolo nel suo codice, beneficiando della sperimentazione avvenuta in un contesto più frizzante e dinamico. Senza evidenziare il merito eccessivamente, cioè che spesso non sarebbe possibile integrare due codici con basi di funzionamento differenti così facilmente, è in realtà vero l’opposto: l’innovazione nasce all’interno della comunità Bitcoin e solo dopo le idee scartate vengono usate, da chi non ha capito perché quell’idea apparentemente geniale sia stata scartata, su dei nuovi progetti Altcoin, con un marketing spesso simile tra loro come “siamo noi il nuovo Bitcoin”.

È pieno di esempi, dalla riduzione del tempo di blocco come LTC a idee di calcolatrici globali come Ethereum, fino a Zcash. Tutte idee discusse e scartate prima dalla comunità Bitcoin nei suoi vari forum, mailing list e chat tematiche.

E bcash? BSV?

Bcash è il capostipite di un nuovo tipo di altcoin, da alcuni chiamate forkcoin ma che nel caso di bcash sarebbe più corretto chiamare “squattingcoin” o “phishingcoin” visto che ancora più fraudolentemente di altre Alt che si dichiarano meglio di Bitcoin, queste sostengono di essere esse stesse Bitcoin, quello vero. Tecnicamente sono altcoin con airdrop in base ad uno specifico UTXO set in una data precisa, nulla di più eccitante di questo. Bcash ha addirittura due siti di phishing, uno per le future ondate di adoption, addirittura “bitcoin dot com” e per i bitcoiner più antichi ed ingenui un forum reddit “r/btc”, in entrambe sostiene di essere Bitcoin, non qualcosa di diverso. BSV è il phishingcoin del phishingcoin, con l’aggravante che il truffatore in questo caso è ancora peggiore, sostiene di essere Satoshi Nakamoto, pur avendo dimostrato ingenuità informatiche e prove crittografiche false forgiate in maniera superficiale. Anche qui, ci sono retoriche fallaci oltre che a vere e proprie menzogne, però in questo caso personalmente sono rimasto soddisfatto dall’avvento di bcash, non capita spesso di poter guadagnare dalla citrullaggine altrui senza doversi trasformare a propria volta in truffatori. Mi spiego meglio: i terrapiattisti sono ridicoli e affermano il falso, ma dai loro errori epistemologici non traggo nessun beneficio, solo fastidio; in questo caso invece questa gente mi ha dato dei veri bitcoin in cambio di phishingcoin che mi erano stati regalati, una pacchia; magari l’ignoranza altrui pagasse sempre così tanto, spesso è solo un costo inutile quando non dannoso.

Non pensi che attualmente le fee di BTC siano troppo alte e che settare un wallet LN sia troppo complicato ad oggi?

Le fee di Bitcoin sono attualmente molto basse, dipende che valore ognuno assegna alla propria indipendenza e libertà economica; nello specifico io mando spesso TX a pochi satoshi per byte di fee e se poi in seguito cambio idea o per qualche motivo l’urgenza aumentasse c’è sempre la possibilità di incrementarle in un secondo momento, usando wallet moderni che abbiano la funzionalità RBF (Replace By Fee) come per esempio Altana o Green.

Però le fee aumenteranno con l’uso, non si scappa, quindi alcuni casi d’uso attuali di Bitcoin su mainnet dovranno per necessità sparire e spostarsi. Fortunatamente abbiamo già ora una soluzione con fee molto basse e già ora ci sono diversi casi di successo come Bitrefill, un servizio per ricariche telefoniche in crypto, che pochi mesi fa ha annunciato che il volume in Bitcoin su Lightning Network (LN) era superiore a tutte le altre altcoin messe assieme. Sempre a Rovereto si può pagare il caffè con LN, e tra qualche tempo renderemo disponibile il nostro servizio al resto d’Italia; per intenderci l’estate scorsa ho pagato, ovviamente non è un prodotto in menù del bar in questione, un cubetto di ghiaccio via LN per un ammontare equivalente di 0.6 eurocent a zero fee, cosa impossibile sia con l’euro fisico, a meno di segare una monetina da 1 centesimo con precisione, che tramite carte di credito o istituti bancari oltre ad essere impossibile anche ad altre crittovalute non LN compatibili.

Concordo che LN sia ancora difficile da usare in maniera non custodial ma la nostra azienda “figlia” bmanity, quella del comproeuro ha in mente nuovi strumenti per abbassare la soglia di ingresso sia per gli utenti che i commercianti e nei prossimi mesi contribuiremo a rendere Bitcoin sempre più accessibile e pratico da usare quotidianamente, per sapere quando, tenete d’occhio bitcoinpos.it.

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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