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Bitcoin (BTC) mining: le normative legali del mondo

Il mining di bitcoin (BTC) può essere profittevole se il Paese in cui risiede l’hardware non ha costi energetici troppo elevati. Dal punto di vista delle normative legali bisogna tener conto di diversi fattori. Bisogna capire se il mining è legale nel proprio Paese e se le crypto che se ne ricavano diventano poi di possesso dell’utente.

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In questo articolo si dunque chiariranno alcune preoccupazioni sulla regolamentazione per i miner e verranno mostrati alcuni casi recenti. Infine, alcune domande interessanti sul futuro di questo settore.

Il caso della Malesia

Nel gennaio 2018 i funzionari malesi hanno fatto irruzione in due residenze in cui, secondo loro, venivano condotte operazioni illegali di mining di bitcoin (BTC). La criptovaluta in sé era già stata giudicata illegale in Malesia, ma questo non era il vero motivo che ha portato all’arresto di alcune persone.

Le accuse mosse nei loro confronti erano di aver agito senza un permesso commerciale ufficiale e che, grazie all’utilizzo di apparecchiature dedicate al mining, avrebbero rischiato di causare un potenziale incendio, oltre all’aver consumato un’eccessiva quantità di energia.

Sicuramente si tratta di una considerazione che deve far ragionare. I governi sono davvero in grado di inventare una scusa qualsiasi per poter arrestare i miner di bitcoin (BTC) anche in Paesi dove la crypto non è illegale?

paesi in cui bitcoin (BTC) è legale

Il mining è legale nel Paese?

La regola generale per quanto riguarda il mining di bitcoin (BTC) è sostanzialmente una:
Se possedere la criprovaluta è legale, allora, in generale, non dovrebbero esserci problemi legati al mining.

Se invece è illegale, è probabile che anche l’operazione di mining lo sia. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni a questa regola. Parliamo, ad esempio, dell’Islanda. Mentre è tecnicamente illegale possedere le criptovalute e quindi scambiarle, resta comunque possibile effettuare operazioni di mining.

Ecco una lista completa, nazione per nazione, che mostra la legalità del bitcoin (BTC).

Preoccupazioni per il consumo di energia legato al mining di bitcoin (BTC)

Nonostante il fatto che il mining rappresenti circa lo 0,60% del consumo energetico mondiale totale (più del consumo intero di energia dell’Argentina), questo processo rimane legale nella maggior parte degli stati. Nell’Unione europea, ad esempio, non c’è stata molta discussione, per ora, sulla messa al bando delle stesse criptovalute.

Vi sono stati numerosi interventi sul divieto del mining a causa dell’alto consumo energetico associato all’hardware necessario ad estrarre bitcoin (BTC). I funzionari temono che questa attività possa rendere più difficile il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio per le nazioni (dall’accordo di Parigi che entrerà in vigore nel 2020).

Auto-regolamentazione grazie agli algoritmi

Molti governi proibiscono il possesso delle criptovalute per timore che le valute nazionali si svalutino e che, di conseguenza, possano perdere il controllo sui rispettivi sistemi finanziari.

Infatti, i progetti di quasi tutte criptovalute si pongono come obiettivo la decentralizzazione. Per evitare la centralizzazione, molti sistemi utilizzano algoritmi di consenso Proof of Work come lo SHA-256, che ha lo scopo di impedire ai miner di utilizzare i chip ASIC. Anche se non si tratta di una decisione cosi estrema come il bando del mining, limita il modo in cui le persone possono trarre profitto da queste operazioni.

La cosa positiva è che questo tipo di autoregolamentazione non solo garantisce la decentralizzazione delle valute digitali, ma aiuta anche a prevenire eventi come gli attacchi su larga scala del 51%.

Il futuro della regolamentazione nel Mining di bitcoin (BTC)

Dato che le criptovalute stanno diventando sempre più popolari, probabilmente continueremo a vedere cambiamenti per quanto riguarda il mining e la regolamentazione correlata ad esso. Con l’ingresso nel mercato di molte crypto e con l’aumento dei prezzi, cresce anche l’interesse per il mining stesso. Ecco alcune cose che aiuteranno a determinare il futuro delle normative legate al mining:

  1. Uno spostamento verso progetti Proof of Stake (PoS) potrebbe accendere la discussione “legale vs illegale” riguardante il mining. Mentre gli algoritmi di consenso PoW che fanno affidamento sui miners sono ancora fondamentali per la maggior parte dei progetti crypto, stiamo assistendo a un notevole movimento verso gli algoritmi di consenso PoS, che, naturalmente, eliminano la necessità del mining per verificare e approvare le transazioni. Casper di Ethereum ne è un esempio.
  2. Altri progetti come Chia potrebbero rendere le operazioni di mining più efficienti dal punto di vista energetico. Se sistemi come questo avranno successo, i governi potranno preoccuparsi di meno sull’attuale eccessivo consumo di energia. Di conseguenza, ciò potrebbe contribuire a migliorare le prospettive sulle normative per il settore, in particolare all’interno dell’UE.
  3. In che modo i malware influenzeranno il futuro del mining? Crescono di continuo le preoccupazioni sugli attacchi da parte di hacker. Chi ha l’autorità di regolamentare questo settore in modo da impedire che si verifichino questi attacchi, garantendo al tempo stesso le operazioni di mining necessarie per la prosperità, ad esempio, di bitcoin (BTC)?
Stefano Cavalli
Stefano Cavallihttp://www.stefanocavalli.it
Nato a Parma, classe '92. Laureato in Ingegneria Informatica Elettronica e delle Telecomunicazioni all'Università degli Studi di Parma. Appassionato da anni in tecnologia Blockchain, economia decentralizzata e criptovalute. Esperto in Web-Development & Software-Development.
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