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Radix: replicare nell’arco di un’ora le transazioni dei 10 anni di Bitcoin

Radix prova a replicare tutte le transazioni su Bitcoin, avvenute nell’arco di questi dieci anni, in meno di un’ora. La startup si descrive come un nuovo internet layer in cui i dati e gli asset possono essere trasferiti con un’estrema velocità.

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Il team dietro a Radix dice di aver creato un’alternativa alla blockchain in grado di risolvere problemi di scalabilità e rischi di centralizzazione, sfruttando un nuovo algoritmo di consenso denominato Tempo.

I test condotti da Radix

Lo scopo è quello di riprodurre per intero tutte le transazioni avvenute nei dieci anni di vita di Bitcoin sul ledger Radix, chiaramente validandole tutte quante, sfruttando una rete di oltre 1000 nodi distribuiti uniformemente in tutto il mondo.

Ci sono due aspetti fondamentali su cui si basa questo sistema:

  • Linear scalability: suddividendo gli input in frammenti più piccoli (circa 18.4 quintilioni, 18 * 10ˆ30) è stato più facile occuparsi dell’index dei dati.
  • Decentralizzazione: creando un sistema di consenso senza autorizzazione, il quale può essere impiegato in network di piccole e grandi dimensioni, il team sostiene di aver risolto questo problema. La rete applica il sistema di consenso solo a quegli eventi che sono tra loro in conflitto.

Radix ha messo a disposizione delle API e il suo sistema funziona su qualsiasi dispositivo, dalle TV agli smartphone. La loro mission è quella di creare un protocollo che possa essere utilizzato da 7.5 miliardi di persone in tutto il mondo, su oltre 500 miliardi di dispositivi.

Di conseguenza, lo scopo è quello di consentire a chiunque un accesso all’economia dei beni digitali, senza dover affrontare i problemi tecnici, come ad esempio il classico collo di bottiglia, che vengono a formarsi all’interno delle reti che conosciamo.

Ecco un paragone che mostra la quantità massima di transazioni al secondo su piattaforme differenti, secondo il punto di vista di Radix:

radix transazioni al secondo

Il 12 giugno, durante i test effettuati, la startup ha dichiarato di aver raggiunto 1,089,887 TPS (transaction per second):

Diversi analisti, come ad esempio Willy Woo, sono interessati nel vedere se Radix sarà davvero in grado di riportare l’esatta cronologia delle transazioni di Bitcoin, che ha più di 460 milioni di address, entro un’ora.

Il dataset utilizzato per il test

Per il primo vero e proprio test è stato preso in considerazione lo storico di Bitcoin per due motivi principali:

  • Bitcoin, come Radix, sfrutta il modello transazionale UTXO che può essere convertito in entità chiamate Atom. Durante l’intero test, la startup conferma che chiunque può verificare se i dati generati sono effettivamente quelli presenti sulla blockchain di Bitcoin.
  • Il fatto di prendere in considerazione 460 milioni di address è ottimo, perché, al di la del fatto che si tratti di Bitcoin, quel numero di per sé rappresenta la popolazione di una grande nazione.

Il team sostiene che la quantità massima di transazioni al secondo può essere aumentata ancora. Il tutto dipende da come viene fatto lo sharding. Più frammenti sono resi disponibili come input, maggiore sarà il throughput, chiaramente tutto entro un certo limite.

Per il primo test la concentrazione è stata focalizzata sulla velocità più che sulla tolleranza ai guasti e come sistema è stato scelto Google Cloud. ll meccanismo di consenso non si basa su un sistema Proof of Work o Proof of Stake, ma sullo sharding dell’input. Il codice è disponibile su Github e chiunque può testare il fattore fault tolerance.

Grazie a Radix, un nodo con 8 gb di ram e 4 core può elaborare circa 2000 transazioni al secondo, compreso il discorso relativo alla validazione. Per questo test particolare è stato fondamentale aumentare la ram per memorizzare in cache il dataset di Bitcoin, e sono stati utilizzati nodi con 30 gb di ram e 8 core.

Bitcoin sfrutta i blocchi. Radix no. Di conseguenza il dataset non è propriamente ottimizzato per l’architettura di Radix. In futuro il team prevede di ottenere dei dataset differenti per eseguire altri test.

Una spiegazione più tecnica del protocollo e del funzionamento del network è disponibile a questo link.

Stefano Cavalli
Stefano Cavallihttp://www.stefanocavalli.it
Nato a Parma, classe '92. Laureato in Ingegneria Informatica Elettronica e delle Telecomunicazioni all'Università degli Studi di Parma. Appassionato da anni in tecnologia Blockchain, economia decentralizzata e criptovalute. Esperto in Web-Development & Software-Development.
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