HomeBlockchainIntervisteOlga Feldmeier, “La regolamentazione è quello che serve”

Olga Feldmeier, “La regolamentazione è quello che serve”

Regolamentazione o libertà? Questo è uno dei temi più dibattuti del 2018. Così abbiamo deciso di parlarne con Olga Feldmeier, una delle donne più conosciute nel mondo crypto, famosa per la sua posizione propositiva riguardo alla regolamentazione del settore.

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L’abbiamo incontrata durante l’evento Blockchain Cruise, dove ha partecipato ad una discussione sulla regolamentazione di criptovalute e ICO insieme a Bobby Lee, Charlie Lee e molti altri importanti speaker.

Mentre Lee ha mantenuto una posizione forte contro la regolamentazione e le procedure KYC, Feldmeier ha difeso la necessità di una più precisa legislazione.

Partendo da questo argomento, Cryptonomist la ha intervistata per capire meglio le sue idee e la sua posizione per quanto riguarda la regolamentazione.

Buongiorno, grazie per questa intervista. Abbiamo ascoltato il suo discorso sulla regolamentazione durante la Blockchain Cruise. Può spiegarci di più sulle sue opinioni a riguardo?

Ciao, grazie per questa intervista. Ebbene, le autorità finanziarie e gli exchange crypto chiedono alla gente di registrarsi, questo permette di legiferare. E’ come in uno stadio, ora ci sono controlli ai cancelli per verificare tutti, in modo che solo le persone con il biglietto possano entrare.

Ciò che sta accadendo con le criptovalute ora è che sempre più exchange stanno diventano entità legali. Dovranno applicare delle regole per combattere il riciclaggio di denaro sporco e per avere meno attività criminali nello spazio delle criptovalute. E questo è un bene.

Lei ha spiegato che secondo lei la regolamentazione ha soprattutto lo scopo di proteggere gli investitori…

Con la protezione degli investitori stiamo toccando un argomento un po’ diverso, qui stiamo parlando di ICO. Fino a due anni fa sono state fatte senza KYC, nessuna identificazione e nessuna procedura contro il riciclaggio di denaro sporco.

Purtroppo ciò continua ad accadere, ad esempio nei casi in cui gli exchange non fanno fare il KYC agli utenti. Il denaro viene riciclato da fonti sporche attraverso le loro aziende, e questo non lo vogliamo avere nel nostro spazio.

Quindi, se un’azienda registra una ICO, gli investitori hanno bisogno di una guida. Quando viene lanciata una ICO è necessario creare un whitepaper, ovvero un prospetto che fornisce le informazioni sul business e il servizio aziendale che c’è dietro.

Ma, purtroppo, in molte situazioni non è molto chiaro. Ed è per questo motivo che stiamo parlando di protezione degli investitori, perché per queste ICO non ci sono informazioni sufficienti per consentire ai contributori di valutare il livello di lavoro svolto.

Ora, se ci si sposta nello spazio dei security token, che sono azioni di una società, e se si emettono tali azioni per la vendita pubblica, si torna alla regolamentazione tradizionale che abbiamo avuto per molti anni; ci saranno elevati requisiti per le società che emettono questo tipo di token e le società dovranno fornire informazioni agli investitori.

Tutto ciò porta alla protezione degli investitori; gli investitori saranno in grado di prendere decisioni in modo più consapevole.

Ancora una volta, questa è una cosa positiva ed è per questo motivo che sono una grande sostenitrice di una maggiore regolamentazione dello spazio crypto. Questo ci aiuterà a comprendere che le ICO sono solo una nuova forma di finanziamento, un crowdfunding globale per investire in aziende e questo è possibile perché oggi abbiamo Internet.

Tutti dovrebbero essere informati sulle opportunità, è un grande nuovo sviluppo, la democratizzazione dell’accesso ai finanziamenti. Possiamo farlo, dobbiamo solo farlo in un quadro giuridico.

Quindi, crede che non abbiamo bisogno di exchange decentralizzati? Sarebbe un problema dal punto di vista della regolamentazione?

Ogni Paese ha un approccio diverso al KYC, all’antiriciclaggio e alla protezione degli investitori. E manca l’armonia tra i Paesi, sono molto diversi tra loro, quindi in senso giuridico non c’è modo per le aziende di accettare una regolamentazione unica.

Ma l’idea degli exchange decentralizzati riguarda una piattaforma di investimento senza confini dove non importa dove si è fisicamente.

Penso che sia una grande idea. Il problema maggiore per la regolamentazione è appunto il come implementarla. Come possiamo riconoscere e accettare gli standard degli altri? Come possiamo spiegare il KYC agli utenti? Oggi non c’è una soluzione a questo problema.

In futuro forse, tra 3 o 5 anni, avremo l’identità sulla blockchain grazie agli smart contract, così i wallet saranno in grado di interagire direttamente con altre piattaforme. Questo sarebbe un cambiamento fondamentale che deve avvenire su più fronti.

Secondo lei come dovrebbero comportarsi gli stati nei confronti delle criptovalute?

Le autorità di regolamentazione finanziaria di ogni Paese devono affrontare grandi sfide: ad esempio, come gestire le criptovalute. La sfida principale è che o si trovano nuove categorie oppure si dice: “Beh, è un’altra forma di denaro“, e qui i diversi governi hanno idee divergenti.

Penso che la Svizzera sia uno dei Paesi più progressisti a riconoscere questa tecnologia, ci sono anche alcuni Paesi che non sono adatti per le criptovalute.

Un altro Paese che sta agendo bene per quanto riguarda la regolamentazione è il Liechtenstein, attualmente è uno dei posti migliori per essere attivi se ci si occupa dei servizi finanziari nello spazio della blockchain.

Cosa pensa dei Bitcoin maximalist, è una buona cosa per la comunità essere così divisa?

Penso che sia abbastanza normale, ci sono persone in questo settore che provengono da diverse industrie. All’inizio c’erano sviluppatori e cyberpunk e così via, persone veramente libertarie e ideologicamente guidate, ma ora queste cose stanno cambiando. Siamo in questo spazio da dieci anni.

Bitcoin esiste dal 2008 e le persone che l’hanno iniziato sono ancora lì, li hai visti in quel panel, pensano ancora che l’unica via d’uscita sia al di fuori della regolamentazione, al di fuori della legge.

Però c’è da notare che questa tecnologia viene adottata da istituzioni finanziarie e che aziende come Smart Valor e molte altre stanno facendo domanda di status giuridico.

Bisogna essere una società legale perché non è possibile scalare e avere grandi operazioni al di fuori del sistema giuridico. Se sempre più persone come me si uniranno allo spazio e aiuteranno le autorità di regolamentazione ad elaborare il modo in cui dovrebbero affrontare il business.

Così continueremo a cambiare la traiettoria di questo settore, ci stiamo muovendo sempre più verso uno spazio più legale e più regolamentato, il che penso sia positivo, ma avete visto il panel, ci sono altri pareri.

 

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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