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Ripple sotto accusa. E rischia guai

Guai in vista per Ripple e, forse, anche per il suo CEO Brad Garlinghouse.

Entrambi, infatti, rischiano di finire davanti alla Corte di San Francisco.

Occorrerà, tuttavia, che vengano dimostrate (o smentite) le accuse lanciate da un certo Ryan Coffey, definito un “investitore deluso”.

Cosa siano gli investitori delusi non è facile dire, a occhio e croce lo sono tutti quelli che hanno messo dei quattrini in un investimento e li hanno persi.

La domanda, però, potrebbe essere: non sapeva che stava rischiando?

Ogni volta che si tratta di un investimento, specialmente se si tratta di crypto, data la loro volatilità, bisognerebbe stare attenti ed essere consapevoli dei problemi.

Secondo Ryan Coffey,  difeso dallo studio legale americano Taylor Copeland, sarebbero stati commercializzati dei token XRP non registrati, creati “dal nulla” per poi venderli “in una initial coin offering senza fine”.

Fatto sta che Coffey vorrebbe non essere il solo, ma lanciare una class action per ottenere un risarcimento di danni.

Quali danni? Ryan Coffey avrebbe acquistato 650 XRP a 551,89 dollari salvo ritrovarsi ad aver “perso” il 32%. Avrebbe cioè visto i suoi sudati risparmi ridursi di ben 177 dollari.

Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere.

Il punto è, però, un altro e rimanda a una domanda cruciale per Ripple e altre criptovalute.

Ripple sotto accusa. E rischia guai

Marketing aggressivo ed exchange

Il querelante accusa la società di aver effettuato un “marketing molto aggressivo del prodotto”, creando l’aspettativa di una continua crescita di valore e compiendo una serie di azioni per aumentare il medesimo tramite pressioni sui media o pagando lauti premi di introduzione sugli exchange.

Premesso che fare un marketing aggressivo non è un reato, altrimenti bisognerebbe mettere in galera migliaia di migliaia di marketing manager, il punto dolente può essere il terzo: qualcuno ha pagato gli exchange per farsi quotare?

Ma esistono fatture in grado di dimostrarlo?

Tra l’altro ad oggi tutte le ICO pagano per essere listate con il loro token sugli exchange, e non è un reato.

Dunque, qual è il vero rischio per Ripple?

Ripple è una security?

Secondo l’accusa, infatti, XRP sarebbe in grado di superare il cosiddetto Howley Test, una sorta di screening finanziario che serve a determinare se un asset si qualifica come contratto di investimento ai fini del Securities Act.

La questione delicatissima è, infatti, se XRP è da considerarsi come security o meno: l’accusa è per il CEO quella di aver venduto una security senza averla sottoposta al controllo della SEC, dato che, dal punto di vista del querelante, XRP supererebbe il famoso Howley Test.

Se confermata dalla Corte, quest’ultima accusa potrebbe portare al blocco della commercializzazione a clienti statunitensi di Ripple, oltre che a pesanti sanzioni verso la società e il suo amministratore. Ma potrebbe anche avere enormi influenza su tutto il mondo crypto, sicuramente negli USA.

Laconica, ad ora, la risposta della società: “Abbiamo visto il tweet dell’avvocato su una causa…che non è stata notificata. Come ogni procedimento civile, valuteremo il merito o la mancanza di merito delle accuse al momento opportuno “, ha dichiarato il portavoce di Ripple, Tom Channick.

“Se XRP è o meno un titolo, è una decisione che riguarda la SEC. Continuiamo a credere che l’XRP non debba essere classificato come un titolo” ha concluso Channick.

Aneta Karbowiak
Aneta Karbowiak
Laureata in Biologia all'Università degli Studi di Genova, si è presto interessata allo sviluppo delle applicazioni mobili e dei chat bot. È entrata nel mondo dell'editoria come manager di un sito di sport inglese dove ha gestito un team di dieci persone. Appassionata della tecnologia blockchain e delle criptovalute, ha cominciato a scrivere per Qubithacker.
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