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Stanare i criminali con la blockchain

Nemmeno due agenti federali USA sotto copertura, uno dei quali dei servizi segreti, sono riusciti a sfuggire all’immutabilità delle informazioni salvate nel database della blockchain. Si tratta del primo caso legale in cui il governo USA si è servito del registro aperto e decentralizzato del bitcoin per raccogliere prove contro individui ed entità criminali fraudolente.

Nel 2015 due agenti sono stati incriminati per il furto di bitcoin per un valore pari a centinaia di migliaia di dollari.

La blockchain è pubblica e trasparente, è immutabile e permanente.

È una raccolta di informazioni che non può essere modificata.

L’unicità del sistema ha così permesso alle autorità americane di andare a ritroso e risalire all’origine dei fondi che dal marketplace Silk Road e dalla piattaforma giapponese di scambio di bitcoin Mt.Gox facevano riferimento al conto in banca di una società fantasma americana.  

Stanare i criminali con la blockchain

La tecnologia ha permesso di stanare così quelli che erano due criminali “perfetti”.

L’ex Procuratore federale americano Kathryn Haun, tra le prime a servirsi delle informazioni della blockchain per stanare truffatori e ladri, era a capo dell’inchiesta. Da quel momento è diventata una promotrice e grande sostenitrice delle potenzialità dell’universo crypto.

Bitcoin, l’anonimato al 100% è un mito

In un’intervista a Quartz, Huan, che dà lezioni all’università di Stanford sul cybercrimine e sulle criptovalute, offre dettagli approfonditi su come si sono svolte le indagini e affronta la questione controversa del presunto anonimato del bitcoin, spiegando come questo sia una sorta di mito.

Chi opera con bitcoin non lo fa in condizioni di anonimato totale, ma semplicemente celandosi dietro a uno pseudonimo, secondo l’esperta legale.

Di fatto è`possibile rifarsi ai dati presenti nella blockchain per risalire a chi è dietro a una o più determinate operazioni: è stata proprio una delle tecniche usate dagli inquirenti statunitensi nei casi più importanti seguiti da Haun.

All’inizio molti criminali erano convinti che il bitcoin fosse anonimo, ma in realtà è solo ‘pseudonimo’. Allora non era ancora ben chiaro, e noi ne abbiamo approfittato usando le prove raccolte con la blockchain” .

Anche grazie all’utilizzo delle informazioni reperite sulla rete decentralizzata dei bitcoin, Haun è riuscita a incriminare per furto di monete digitali due agenti federali sotto copertura che, nel 2015, erano al lavoro sul caso della mega truffa del mercato nero online Silk Road.

“Gli agenti con i quali lavoravo all’epoca – dall’IRS (il fisco, NdR), all’FBI e alla Homeland Security Investigations – erano esperti della tecnologia e sapevano che avendo in mano l’indirizzo di un wallet potevamo cercare informazioni con un wallet explorer”.

Gli inquirenti sono riusciti a ottenere informazioni sensibili grazie a blockchain.info, uno strumento peraltro pubblico.

Il fatto che fosse di utilizzo pubblico si è rivelato un elemento fondamentale per le indagini, dal momento che uno degli agenti poi condannati era la persona responsabile delle indagini sulle valute digitali presso i Servizi Segreti.

Eravamo molto nervosi, sapevamo che se usavamo un procedimento legale, anche una procedura top secret del governo, avremmo potuto essere scoperti dall’obiettivo delle nostre indagini. Essere stati in grado di servirci di questi strumenti pubblici è stato molto utile”.

I due agenti, dei servizi segreti (Shaun Bridges) e della DEA (Carl Mark Force), sono stati arrestati con l’accusa di frode e riciclaggio di denaro.

Force è stato anche incriminato per furto di proprietà governativa e conflitto di interessi. Senza la blockchain questi agenti sarebbero ancora in libertà. Se fossero rimasti al loro posto anziché in un carcere federale, i due criminali avrebbero potuto assoldare altri complici e commettere nuovi crimini.

Bitcoin, “perseguirlo non è desiderabile”

Oltre all’indagine su Silk Road, Haun ha condotto un’inchiesta su Ripple e ha anche guidato una task force governativa che ha condotto inchieste sull’uso illecito del bitcoin.

L’ex assistente della procura ne ha anche parlato in una conferenza di TED.

“Blockchain può fare più bene che male, può contribuire a risolvere crimini e fermare casi di frode”, dice nell’intervento.

Nell’intervista del 12 aprile a Quartz, la legale con 10 anni di esperienza in Procura fa una precisazione importante sul fatto che le indagini non si sono svolte perché c’era di mezzo una criptovaluta.

“Per prima cosa perseguire la tecnologia non è possibile; seconda cosa: non è nemmeno desiderabile. La nostra task force era impegnata in alcuni dei più gravi utilizzi criminali di criptovalute. Ma non è stato così per via della presenza di monete digitali. Il motivo era che erano stati commessi dei crimini; il mezzo con cui è stata effettuata la transazione non c’entra”.

Durante una sua audizione al Senato americano sulla tecnologia Bitcoin, nel 2013, Haun ha sottolineato che altre personalità di spicco in seno al governo la pensavano come lei e non giudicavano le criptovalute entità illegali: “durante la prima audizione al Senato sul bitcoin – ricorda Haun – tre testimoni del governo hanno posto l’accento sul fatto che non c’era assolutamente nulla di illecito nel bitcoin o nella sua tecnologia” su cui si basa.

Haun, ora membro del board della piattaforma di scambio di monete digitali Coinbase, ha spiegato che di per sé il bitcoin non ha nulla di criminale e che quando le autorità indagano su casi di attività illecite compiute con le criptovalute, non lo fanno per via della natura del mezzo di pagamento utilizzato, che può essere paragonato a un qualsiasi altro tipo di moneta, specialmente il cash.

Nell’intervista al sito di informazione economica e tecnologica del progetto editoriale The Atlantic, l’avvocato ex assistente procuratore nello Stato della California, ha precisato che perseguire persone che hanno usato i bitcoin in maniera illecita è possibile almeno quanto è possibile perseguire chi usa contanti.

Nel suo intervento su TEDx Talk, Haun dice di sperare che la tecnologia blockchain, “che inizialmente era stata associata da molti di noi alle attività criminali”, possa essere usata da un numero sempre maggiore di autorità per disarticolare reti criminali e scoprire reati.

La soluzione di Bitfury per tracciare utenti bitcoin

Un esempio lo offrono i casi di falsificazione di documenti, un fenomeno alla radice dei crimini più comuni come la frode. Qual è la soluzione per invertire il trend? La blockchain.

“Se mettessimo tutti i documenti in una blockchain non sarebbe possibile falsificare documenti” come certificato di nascita e carta di identità.

Haun ha lanciato quindi un appello per un aggiornamento serio della burocrazia e del sistema operativo delle autorità: “la tecnologia non è buona o cattiva, è neutrale: siamo noi che non lo siamo”.

Tra le soluzioni che potrebbero aiutare gli inquirenti nelle loro indagini criminali si può citare quella offerta da Bitfury. Il gigante del mining di bitcoin, che aiuta aziende e governi ha integrare la tecnologia blockchain nelle proprie attività, ha introdotto un nuovo metodo di analisi degli indirizzi crypto, un sistema che permette di stabilire un legame più preciso tra i diversi indirizzi.

Valery Vavilov, amministratore delegato del Bitfury Group, ha spiegato a Cryptoactu.com che “al momento gli utenti Bitcoin possono avere più indirizzi e questo facilitano l’opera di dissimulazione delle identità e i crimini sulla blockchain. La capacità di creare un legame tra gli indirizzi connessi, battezzata ‘raggruppamento’, è un nuovo strumento importante per aiutare gli enti di giustizia a condurre le loro indagini criminali”.

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Daniele Chicca
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno da undergraduate presso la UCL di Londra. Giornalista professionista dal 2007, si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Dopo tre anni presso il desk di Reuters a Milano, ha lavorato per diverse testate, contribuendo tra le altre cose a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia e offrendo servizi di vario genere da inviato per Radio Rai e per le agenzie stampa AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento è responsabile della redazione, della linea editoriale e del coordinamento di un importante sito di informazione economica e finanziaria
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