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La Guerra del mining agli ASIC

Monero cambia algoritmo, lanciando di fatto la guerra agli ASIC. Gli strumenti che facilitano il mining sono diventati un tema caldo e aprono dibattiti. Soprattutto nelle community di Ethereum e Zcash, tra gli interventisti – favorevoli a un fork anti ASIC – e quelli contrari.

Una polemica che ha uno spettatore più interessato di altri: Bitman, il più grande produttore di ASIC al mondo.

La sfida di Monero

Monero ha fatto la sua scelta. Qualche giorno fa è avvenuto il fork, con la modifica della Proof of Work che ha reso molti degli ASIC attuali inefficaci. Una decisione anticipata mesi prima da Riccardo Spagni, la mente che guida il team di Monero, preoccupato che un uso sempre più massiccio dello strumento avrebbe potuto condurre a una progressiva centralizzazione del network.

Un dibattito che si è aperto ad altre criptovalute, ethereum, in primis, per le quali Bitman ha lanciato recentemente un ASIC ad hoc, come 3, 800 dollari di chip per minare ethereum.

Chiamato dalla community a dire la sua, Vitalik Buterin, il founder della criptomoneta, ha dichiarato “no action”, “nessuna manovra”, a chi gli chiedeva un hard fork in risposta all’uscita sul mercato del nuovo giocattolo di Bitman. “Non abbiamo alcuna idea di quale protocollo specifico possa fare davvero la differenza”, riporta MotherBoard.

Una dichiarazione di non belligeranza che non è piaciuta ad alcuni dei miner storici di Ethereum, che hanno accusato Buterin di non proteggere chi ha costruito il network con GPU e schede grafiche, conferendo potere ai pochi che usano ASIC. Gli stessi che hanno la forza economica per comprarli.

Una scena simile è avvenuta all’interno della community di Zcash.

Di fronte alle richieste di un hard fork da parte di alcuni miner, la risposta del founder, Zooko Wilcox, è stata ancora più netta: “Fare un fork anti ASIC potrebbe portare più danni che altro”, dichiara a CoinDesk, riferendosi ai possibili rischi che un cambiamento di algoritmo può arrecare al sistema in termini di sicurezza.

Cosa fanno gli ASIC

Per alcuni sono il pericolo numero uno perché portano il potere nelle mani di pochi, a discapito della massa di miner, per altri sono la soluzione alla sicurezza. Da quando i primi ASIC sono apparsi sul mercato nel 2013, all’inizio esclusivamente per i bitcoin, le posizioni assunte dai miner sono diverse.

Il dibattito è stato reso più caldo dalla nascita dei primi player che hanno assunto la posizione di leader nel settore.

Bitman, come altri, lanciano un certo numero di ASIC sul mercato, mentre altri li tengono per minare. Per molti questo doppio aspetto di venditori e utilizzatori, starebbe inquinando il mercato delle criptovalute. La riproposizione, insomma, del “classico conflitto di interessi”.

Un altro parere autorevole, al contrario, è quello di Joseph Bonneau, professore di informatica della New York University. Il docente mostra in un suo studio (Financial Cryptograhy and Data Security) come l’uso massiccio di ASIC possa perfino rendere il sistema immune da alcuni attacchi noti come “rental attack” che provengono da hardware come i CPU.  

Mentre per quanto riguarda il ruolo di leadership assoluto di Bitman, alcuni analisti pensano che nel tempo sarà controbilanciato dalla proliferazione di altri player del mercato. D’altronde, anche la produzione di GPU e CPU è nelle mani di poche compagnie come Nvidia, AMD e Intel.

Le criptomonete con gli anticorpi

Tante criptomonete hanno all’interno dei loro algoritmi anticorpi anti ASIC.

Nella lista degli “ASIC resistant” c’è Bytecoin, un altcoin che si basa sul protocollo Cryptonote. A farle compagnia, Electroneum, una cripto giovane, lanciata nel 2017, anche essa basata su Cryptonote.

E ancora ZenCash, che si fonda sullo stesso protocollo di Zcash, amata per le transazioni completamente anonime che garantisce. E infine, gridcoin, nata nel 2013 che si differenzia dai bitcoin per il suo approccio sostenibile e per il suo essere “ASIC Resistance”.

In cima alla lista, c’è, tuttavia, vertcoin che nasce nel 2014 e nella sua mission dichiara espressamente di “battersi contro i rischi di centralizzazione provocati dagli ASIC”.

Resta da capire se vertcoin, come le altre, sapranno resistere davvero quando crescerà il loro valore e ci saranno degli ASIC ad hoc “appena sfornati” per loro.

Giancarlo Donadio
Giancarlo Donadio
Giancarlo inizia a scrivere di business con Millionaire. Con la rivista di Milano collabora alla realizzazione di "Startup. Sogna, credici, realizza. Dall'idea al successo” per Hoepli. Dal 2016 collabora con Startupitalia! dove si specializza su fintech, blockchain, criptovalute, all'interno della rubrica SmartMoney. Oggi è cofondatore di Pandant, web agency focalizzata su content marketing e personal branding
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