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Starbucks: caffè con bitcoin, ma anche no

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Contrordine: niente caffè con le crypto. Ci siamo sbagliati, anzi avete capito male.

Questa la smentita, in sintesi, giunta dai piani alti della grande catena a stelle e strisce, dopo che parecchi media avevano pubblicato la notizia secondo cui anche nei locali di Starbucks si sarebbe potuto, prima o poi, pagare con bitcoin e magari anche con altre crypto.

Ricapitoliamo: nell’annunciare nei giorni scorsi la propria partecipazione alla piattaforma di trattazione dei future Bakkt, la Vicepresidente Maria Smith si è lasciata andare ad alcune dichiarazioni molto promettenti sull’accettazione delle criptovalute anche a livello retail:

Starbucks giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo di applicazioni pratiche, affidabili e regolamentate per i consumatori, per convertire i propri beni digitali in dollari che possono essere spesi da Starbucks“.

L’accettazione delle valute virtuali in una catena con oltre 27mila punti vendita a livello mondiale avrebbe costituito l’occasione di una vera e propria esplosione per questo sistema di pagamento.

La notizia è ovviamente rimbalzata su tutti i media, causando un grande scalpore e obbligando la catena a una smentita ufficiale, tramite un suo portavoce:

E’ importante chiarire che non accettiamo valute virtuali in Starbucks. Piuttosto trasformeremo le criptovalute in dollari USA tramite l’exchange. Allo stato attuale annunciamo il lancio di un sistema di trading e di conversione di bitcoin. Comunque intendiamo proseguire nel nostro colloquio con i clienti e coi regolatori seguendo l’evoluzione del settore”.

Dunque, tutto chiaro. Se però si analizza la dichiarazione in profondità si può osservare che, in realtà, è soltanto una mezza smentita.

Se le parole hanno un peso e un senso si capisce così: pagare in bitcoin. Tali crypto saranno trasformate in dollari USA (o si presume in altre valute locali delle filiali della catena).

In buona sostanza il dollaro americano resterà la valuta ufficiale della catena, però si potrà pagare in bitcoin.

Appare ovvio che sarà necessaria una conversione delle valute virtuali, se non altro per ragioni di carattere contabile e fiscale, nello stesso modo in cui vengono convertiti i pagamenti in valute straniere.

Insomma, sembra di capire che la smentita è tale solo a metà.

Forse la top manager Maria Smith ha detto qualcosa che l’azienda sta prendendo in considerazione ma che non era il caso di annunciare pubblicamente.

Presto i clienti di Starbucks potranno pagare in bitcoin? Che però saranno convertiti in dollari? Lo si capirà alla prossima puntata.

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