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Pavel Durov: Telegram resta sicura anche per l’Ucraina

Pavel Durov, fondatore russo di Telegram ha voluto fare chiarezza: l’app resta sicura anche per l’Ucraina. 

Pavel Durov, Telegram, e la guerra Russia Ucraina

In un post sul suo canale ufficiale, ha spiegato che questa guerra è per lui una sorta di conflitto personale, essendo lui russo, con madre di origini di Kiev e numerosi parenti in Ucraina. Ma ha anche voluto precisare lo stato dei suoi rapporti con la Russia. 

“Alcune persone si sono chieste se Telegram è in qualche modo meno sicuro per gli ucraini, perché una volta ho vissuto in Russia. Lasciatemi dire a queste persone come è finita la mia carriera in Russia”.  

La storia di Pavel Durov

Durov ha ricordato come prima di Telegram, avesse fondato il social network più popolare in Russia e Ucraina, VK, di cui era anche CEO. Poi qualcosa è cambiato nella sua vita, per sempre:

“Nel 2013, l’agenzia di sicurezza russa, FSB, mi ha chiesto di fornire loro i dati privati degli utenti ucraini di VK che protestavano contro un presidente filorusso.    

Ho rifiutato di soddisfare queste richieste, perché avrebbe significato un tradimento dei nostri utenti ucraini. Dopo questo, sono stato licenziato dalla società che ho fondato e sono stato costretto a lasciare la Russia”.   

Così raccontava quell’episodio in un post del 2014: 

“Il 13 dicembre 2013, l’FSB ha chiesto di rilasciare i dati personali degli organizzatori del gruppo Euromaidan. La nostra risposta è stata e rimane un rifiuto categorico – la Russia non ha giurisdizione sugli utenti ucraini di VKontakte. Rilasciare i dati personali degli ucraini alle autorità russe non sarebbe solo una violazione della legge, ma anche un tradimento di tutti quei milioni di ucraini che si sono fidati di noi.

Nel processo, ho dovuto sacrificare molto. In particolare, ho venduto la mia partecipazione in VKontakte perché la sua esistenza avrebbe potuto impedirmi di prendere le decisioni giuste. Ma non rimpiango nulla – proteggere i dati personali delle persone vale la pena e molto di più. Da dicembre 2013, non ho più proprietà, ma mi è rimasto qualcosa di più importante: una coscienza pulita e degli ideali che sono pronto a difendere”.

Telegram Ucraina
Telegram resta sicura per i cittadini ucraini

All’epoca la decisione non è stata di certo facile. Durov ha raccontato su Telegram di aver dovuto lasciare l’azienda che aveva fondato e anche la Russia, ma lo rifarebbe senza esitazioni.

E adesso? Adesso tutto è cambiato: non vive più in Russia, non ha più né azienda né dipendenti lì. Ma una cosa, dice, non è cambiata: 

“Io difendo i nostri utenti a qualunque costo. Il loro diritto alla privacy è sacro. Ora – più che mai”.

Le big tech nella guerra Russia-Ucraina

L’approccio di Pavel Durov è sicuramente diverso da quello che stanno avendo altre importanti aziende tecnologiche. Se le app di servizi finanziari, quali Mastercard, Visa e Paypal hanno sospeso le loro attività, i giganti del web stanno facendo il possibile per smorzare la propaganda russa.

Facebook e Youtube hanno oscurato le pagine e i canali delle principali emittenti di Mosca. Il governo russo ha reagito bloccando del tutto l’accesso sia a Facebook sia a Twitter, accusandoli di discriminazione.

Non c’è dubbio che questa guerra passi anche per i social e per l’informazione che fino ad ora hanno garantito.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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