Questa è l’assurda storia di un programmatore che ha speso una fortuna in Ethereum per avvisare la crypto community dell’incombente minaccia delle armi chip-cervello da parte della Cina.
L’utente avrebbe inviato complessivamente 5 milioni di dollari in ETH a Wikileaks e ad un indirizzo di burning, nell’intento di attirare l’attenzione del pubblico e denunciare l’attività criminale messa in pratica da un hedge fund cinese.
L’epilogo assume un tono drammatico, poiché dai messaggi on-chain emerge che l’utente, in preda alla disperazione, avrebbe minacciato di togliersi la vita. Scopriamo insieme i dettagli di questa vicenda e le implicazioni dietro questo gesto estremo.
Summary
La storia incredibile di un utente che ha inviato 500 Ethereum (ETH) ad un indirizzo di burning
Appena 9 giorni fa, mentre tutto il mondo crypto era in preda panico per la price action ribassista di Bitcoin ed Ethereum, un utente anonimo ha denunciato pubblicamente un nuovo crimine virtuale in Cina. Il protagonista di questa surreale vicenda è “Hu Lezhi”, nickname di un soggetto che si è presentato come un normale sviluppatore web cinese. Quest’ultimo avrebbe inviato la bellezza di 500 ETH ad un indirizzo di burning, noto come “0x0000000000000000000000000000000000000000”, perdendone così il controllo.
Ricordiamo che gli indirizzi di burning rappresentano indirizzi crittografici speciali utilizzati per “bruciare” o distruggere criptovalute in modo irreversibile, in quanto non sono accessibili da nessuno.
L’azione è stata accompagnata da uno strano messaggio on-chain, in cui sembra quasi gridare aiuto riguardo una presunta attività di manipolazione mentale, posta in essere da un hedge fund con sede in Cina. Il messaggio recita così:
“I CEO di Kuande Investment: Feng Xin e Xu Yuzhi hanno utilizzato armi cervello-computer per perseguitare tutti i dipendenti e gli ex dipendenti dell’azienda, e persino loro stessi sono stati controllati“.
Secondo quanto scritto, i dirigenti di Kuande Investment, associata poi alla società cinese di trading quantitativo WizardQuant avrebbero abusato di tecnologie avanzate per manipolare le menti delle persone. Gli stessi dirigenti dell’hedge fund sarebbero poi stati colpiti a sua volta dalle armi cerebrali, suggerendo che siano diventati vittime di un sistema di controllo mentale. Questo scenario ha alimentato teorie del complotto, dipingendo le tecnologie avanzate come un potere incontrollato capace di influenzare anche coloro che inizialmente le controllavano.
La cosa più inquietante dell’accaduto è che Hu Lezhi, in uno dei suoi messi, ha giurato che si sarebbe tolto la vita qualora fosse caduto vittima di questa manipolazione. La crypto community ha da subito espresso vicinanza allo sviluppatore, inviando molteplici tips al suo indirizzo. Nel frattempo c’è stato anche qualche degen che non si è lasciato scappare l’occasione di creare una memecoin a suo nome.
Le donazioni a Wikileaks: nascosti messaggi misteriosi
Il burn di 500 token Ethereum non è l’unico tentativo disperato di Hu Lezhi di richiamare l’attenzione pubblica, riguardo alle presunte manipolazioni psicologiche utilizzate dalla Cina.
Lo stesso ha infatti inviato molteplici transazioni a diversi indirizzi tra l’11 e il 15 febbraio, di cui alcune molto corpose a Wikileaks, un’organizzazione nota per la divulgazione di informazioni riservate e segrete. In totale, ha inviato a Wikileaks circa 711 ETH, pari a 1,7 milioni di dollari, a cui si sommano altri trasferimento ai wallet “ndao.eth” e a un “Grant Provider“.
Anchi qui Hu Lezhi, nella transazione a WikiLeaks, ha nascosto un messaggio criptico:
“esiste una nuova modalità di crimine in cui la vittima viene gradualmente privata dei suoi sensi del desiderio fino a diventare una completa schiava della macchina digitale”.
È evidente come il programmatore abbia utilizzato la blockchain come strumento di protesta per denunciare una nuova forma di criminalità che sfrutta la tecnologia per controllare e manipolare le persone in modo subdolo e irreversibile.
Tutti questi messaggi, uniti alle transazioni dall’alto controvalore in Ethereum, pongono interrogativi sull’uso delle tecnologie emergenti e sul loro potenziale impatto libertà individuale. Alcuni utenti sostengono che sia tutto un troll organizzato da un ricco soggetto che si è divertito a lanciare messaggi fantascientifici sul web. Altri hanno acceso i riflettori sulle pratiche aziendali poco trasparenti di alcune società cinesi, che starebbero sfruttando le armi chip-cervello per impossessarsi delle menti dei cittadini.
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Tecnologia e controllo mentale: la Cina tra innovazione e distopia
Al di là degli avvertimenti lanciati tramite la blockchain di Ethereum, in Cina l’uso delle tecnologie emergenti per monitorare e influenzare la popolazione continua ad alimentare timori globali. Sebbene non si tratti di tecnologie in grado di “controllare la mente” nel senso tradizionale, la sorveglianza di massa e i sistemi avanzati di credito sociale pongono domande etiche e morali sul confine tra il monitoraggio e il controllo sociale.
Uno degli esempi più noti è il Sistema di Credito Sociale cinese, che monitora i comportamenti dei cittadini, assegnando punteggi basati su azioni quotidiane come pagamenti puntuali, rispetto delle leggi e interazioni sociali. Questi punteggi possono influenzare l’accesso a servizi essenziali come prestiti bancari, viaggi e persino l’assunzione di posti di lavoro. Sebbene questo sistema non impone un controllo mentale diretto, la paura della sorveglianza costante crea un potente strumento di auto-censura e conformità, inducendo le persone a comportarsi in un modo che soddisfi gli standard imposti dal governo, per evitare penalità.
Un altro esempio inquietante riguarda l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale. La Cina è leader mondiale in questa tecnologia, utilizzata per monitorare le persone in tempo reale. Le telecamere ovunque, dalle strade principali alle stazioni ferroviarie, possono identificare un individuo in pochi secondi. Questa forma di sorveglianza crea una cultura della sottomissione psicologica, dove i cittadini sono costantemente consapevoli di essere osservati. Sebbene non vi sia un controllo mentale diretto, la pressione sociale di vivere sotto una costante sorveglianza può influenzare profondamente il comportamento delle persone, portandole ad adattarsi a ciò che è socialmente accettato.
Infine, la manipolazione psicologica in Cina non si limita solo alla sorveglianza fisica: c’è anche un utilizzo intensivo delle informazioni digitali per influenzare le opinioni politiche. La censura online e la manipolazione dei flussi informativi, attraverso piattaforme come WeChat e Weibo, permettono al governo di modellare le percezioni pubbliche e di impedire l’accesso a informazioni che potrebbero sfidare la narrativa ufficiale. Questo controllo delle informazioni ha l’effetto di manipolare la mente collettiva, orientando le scelte politiche e sociali in direzione favorevole al regime.