Il mondo delle stablecoin in Cina è stato recentemente attraversato da un’ondata di tensione e interesse, soprattutto dopo la dichiarazione ufficiale di Ant Group, uno dei principali attori della finanza digitale cinese.
Nei giorni scorsi, l’azienda ha smentito con fermezza qualsiasi partecipazione a presunti progetti di stablecoin legate alle terre rare, in collaborazione con la Banca Popolare della Cina.
In un comunicato diffuso su Weibo e ripreso da molte testate, Ant Group ha affermato di non aver mai pianificato né preso in considerazione iniziative di questo tipo, ponendo così fine a una serie di fake news e speculazioni senza fondamento.
Secondo i dati raccolti da esperti di finanza digitale, queste voci sono nate da malintesi riguardanti il ruolo di Ant Group nel settore blockchain, ma non hanno mai avuto fondamento ufficiale.
Summary
Regole ferree: come funziona davvero la normativa stablecoin in Cina
La regolamentazione delle criptovalute in Cina rimane tra le più rigorose a livello mondiale, con un divieto totale sul trading di stablecoin e criptovalute da parte dei residenti. Recentemente, le autorità hanno intensificato i controlli, introducendo restrizioni severe non soltanto sulle transazioni ma anche sulla diffusione di analisi e pubblicità connesse agli asset digitali.
Nuove direttive hanno imposto ai principali broker di sospendere ogni tipo di commento pubblico riguardante le stablecoin, al fine di prevenire frodi e speculazioni e salvaguardare la stabilità finanziaria interna. Gli analisti di settore osservano che queste misure, attuate a partire dal 2023, hanno ridotto del 70% il volume delle attività non autorizzate legate alle criptovalute in Cina.
- Sospensione delle analisi finanziarie pubbliche da parte di broker locali
- Divieto di promozione e pubblicità di prodotti collegati alle stablecoin
- Aumento dei controlli contro frodi e trasferimenti illeciti di capitali
Le autorità cinesi continuano quindi a rivolgere avvisi reiterati agli investitori, evidenziando i rischi legati a truffe e schemi non regolamentati, soprattutto in un contesto dove il trading OTC resta diffuso in maniera significativa.
Strategie e innovazione: lo sviluppo delle stablecoin ai margini della legge
Nonostante il rigore normativo, la spinta all’innovazione blockchain non accenna a fermarsi. Va detto che lo scenario evolve: numerosi colossi, tra cui Ant Group, stanno valutando l’integrazione di stablecoin internazionali come la USDC – ma sempre rispettando i limiti imposti sia dalla normativa cinese sia dalle regolamentazioni internazionali.
Parallelamente, aziende come JD.com stanno considerando di ottenere licenze per stablecoin in giurisdizioni più “crypto-friendly” come Hong Kong, con l’obiettivo di sfruttare mercati regolamentati per ottimizzare e rendere meno costosi i pagamenti globali. Secondo i dati interni di settore, oltre il 60% delle imprese cinesi coinvolte nella finanza digitale sta esplorando soluzioni offshore per progetti blockchain.
Un aspetto interessante è che molte imprese sentono l’esigenza di presidiare mercati esteri e offrire servizi innovativi, approfittando spesso delle giurisdizioni offshore come strumento per aggirare i limiti imposti dalla normativa cinese continentale.
Stablecoin a Hong Kong: ponte tra regolamentazione e libertà finanziaria?
Tra le novità più rilevanti figura lo sviluppo di stablecoin ancorate allo yuan di Hong Kong. Nel maggio 2025, Hong Kong ha varato una legge che istituisce un regime di licenze per gli emittenti di stablecoin legate a valute fiat, aprendo dunque la strada all’emissione regolamentata di questi asset digitali.
Questa iniziativa sta suscitando un interesse crescente, soprattutto tra le aziende cinesi che vedono in Hong Kong un ambiente meno rigido rispetto alla madrepatria, e un’opportunità per agevolare i trasferimenti transfrontalieri. Secondo un report ufficiale del governo di Hong Kong, la nuova regolamentazione promette di ridurre i costi di transazione fino al 30% rispetto ai metodi tradizionali.
- Costi ridotti sui pagamenti internazionali
- Esecuzione immediata delle operazioni
- Massima tracciabilità e trasparenza con la blockchain
- Più facilità nell’allineamento ai criteri anti-riciclaggio globali
Sorveglianza e avvertimenti: le autorità cinesi non concedono tregua
Negli ultimi mesi molte città della Cina continentale hanno visto un rafforzamento dei controlli anti-frode sulle stablecoin e sulle comunicazioni pubbliche connesse ai crypto-asset. Le iniziative sospette sono immediatamente bloccate e i regolatori mantengono un monitoraggio stretto su ogni possibile irregolarità o promozione non autorizzata.
Questo approccio rigido prosegue la linea dura adottata da Pechino fin dal 2017, sempre con l’obiettivo di preservare la stabilità finanziaria e tutelare gli investitori. Secondo i dati raccolti da istituti di vigilanza, i controlli hanno portato a una riduzione del 55% delle frodi legate agli asset digitali rispetto al 2024.
Mercati globali e nuova corsa alla regolamentazione: a che punto siamo?
Se il divieto interno resta consolidato, cresce parallelamente la pressione internazionale verso standard globali per le stablecoin. Diversi paesi, soprattutto in Europa e Nord America, hanno introdotto normative specifiche riconoscendo l’importanza delle stablecoin nella finanza contemporanea. Un esempio significativo è il regolamento MiCA dell’UE, in vigore parzialmente dal giugno 2024, che stabilisce regole stringenti per gli emittenti di stablecoin. Per approfondire, si rimanda alla pagina ufficiale della Commissione Europea su MiCA.
Un report recente di Ripple evidenzia che il mercato globale delle stablecoin potrebbe ampliarsi rapidamente, passando dagli attuali circa 250 miliardi di dollari a oltre 2 trilioni di dollari, sottolineando così il peso crescente di queste risorse nel facilitare pagamenti transfrontalieri e transazioni finanziarie. Aziende del settore come Ripple e Western Union stanno già sperimentando stablecoin con l’intento di rendere le transazioni internazionali più rapide e sicure.
La Cina, da parte sua, osserva con attenzione, studiando come mantenere il controllo interno senza però perdere il proprio ruolo di protagonista nell’export tecnologico e nell’innovazione blockchain.
Rumors, fatti e trasparenza: Ant Group chiarisce la sua strategia
Il comunicato di Ant Group, che ha smontato le voci su progetti di stablecoin legate alle terre rare, sottolinea l’importanza della trasparenza adottata dalle grandi aziende tech in Cina. Si tratta di una risposta decisa contro le speculazioni e di un messaggio chiaro agli investitori: ogni iniziativa in ambito stablecoin e blockchain sarà frutto di una rigorosa analisi delle normative vigenti e dei rischi sistemi associati.
Non vi è margine per operazioni “grigie” o non completamente conformi alle linee guida delle autorità cinesi. Esperti legali specializzati in fintech confermano che il rispetto delle norme è oggi fattore chiave per la competitività delle aziende nel mercato cinese.
FAQ: le stablecoin sono permesse oggi in Cina?
Solo in casi molto limitati: in Cina il trading di stablecoin all’interno del paese è vietato per i cittadini, fatta eccezione per progetti pilota o operazioni internazionali sottoposte a stretto controllo regolamentare. Le stablecoin “made in China” sono infatti destinate prevalentemente a usi esteri o offshore, in linea con un quadro normativo particolarmente severo. Ulteriori dettagli sulle restrizioni vigenti sono disponibili sul sito della Cybersecurity Magazine.
Blockchain e stablecoin: corsa all’innovazione sotto controllo
L’implementazione della blockchain in Cina prosegue con il supporto delle istituzioni soprattutto per usi tecnologici e finanziari mirati. Tuttavia, allo stato attuale, le stablecoin native restano limitate a contesti internazionali o giurisdizioni offshore. Le aziende continuano a investire sull’innovazione, consapevoli che ogni progetto deve rispettare la normativa locale, assicurando al contempo trasparenza e conformità legale.
Ne nasce così un doppio percorso parallelo: da un lato la ricerca tecnologica, dall’altro il rigoroso rispetto delle regole. Secondo i dati interni dell’Associazione Blockchain Cinese, nel 2025 il numero di progetti compliance-oriented è cresciuto del 40% rispetto all’anno precedente.
Conclusioni: tra rigidità nazionale e tentazione globale
Il panorama delle stablecoin in Cina resta caratterizzato da una tensione tra controlli severi e un forte interesse per l’innovazione. Nei prossimi mesi, molto dipenderà dall’apertura delle autorità cinesi e dal ritmo con cui il contesto globale svilupperà e adotterà standard condivisi per gli asset digitali.
Nel frattempo, la trasparenza e la prudenza si confermano elementi imprescindibili per le imprese impegnate in un settore così delicato e in continua evoluzione.