HomeCriptovaluteSecurity token: la causa tra SEC e Ripple potrebbe salire di livello

Security token: la causa tra SEC e Ripple potrebbe salire di livello

Nonostante sia già stata pronunciata da un giudice statunitense una chiara sentenza su XRP, la causa della SEC contro Ripple riguardo la presunta natura di security token della loro criptovaluta potrebbe finire per salire di livello. 

È quanto ha sostenuto Neel Maitra, ex specialista fintech e crypto presso la SEC, durante l’evento Bitcoin For Corporations di MicroStrategy tenutosi la scorsa settimana. 

XRP come security token? La SEC di nuovo contro Ripple

Secondo Maitra infatti non è detto che la causa della SEC contro Ripple si esaurirà a breve. 

L’esperto di questioni legali legate alle criptovalute ha sottolineato come vi siano ben tre giudici che hanno opinioni contrastanti a riguardo. 

Il primo è il giudice Analisa Torres, che l’anno scorso ha pronunciato la sua sentenza sul caso XRP.

Secondo il giudice Torres, vanno considerate separatamente le transazioni primarie, ovvero quando gli acquirenti acquistano XRP direttamente da Ripple (l’emittente), e quelle secondarie, che avvengono in modo anonimo sugli exchange. In questo secondo caso non vanno considerate come transazioni di security, quindi XRP sugli exchange non può essere considerato un security token. 

Torres però non si è pronunciata anche sull’accusa rivolta dalla SEC a Ripple di aver venduto XRP come un security token sul mercato primario, tanto che tale questione è ancora aperta. 

Maitra però ha ricordato che in altri due casi, della SEC contro Terra/Luna e Coinbase, i giudici Jed Rakoff e Katherine Polk Failla hanno optato per una visione più ampia, ipotizzando che le strategie di marketing aggressive impiegate dalle società crypto potrebbero influenzare sia le transazioni sul mercato primario che su quello quello secondario.

In tal caso anche le transazioni crypto sugli exchange potenzialmente potrebbero essere classificate come transazioni di security non registrate.

L’incertezza normativa

Tutto questo ragionamento verte sull’incertezza normativa, dato che gli USA non hanno ancora alcuna norma legale specifica che regoli i mercati crypto. 

Maitra fa notare che tali opinioni divergenti tra giudici sottolineano che la regolamentazione delle criptovalute dovrebbe essere piena di sfumature, e dovrebbe avere una natura in evoluzione.

Ha aggiunto: 

“È inevitabile che questo [il caso Ripple vs SEC] finisca sul secondo circuito e forse anche oltre, chi lo sa, ma c’è ancora molto da fare in questa particolare decisione, proprio come con Coinbase”. 

Quindi secondo l’esperto, che in passato ha lavorato per la stessa SEC, il caso probabilmente arriverà anche alle più alte sfere giudiziarie, perchè è di difficile disamina ed in assenza di chiarezza normativa a riguardo rende il lavoro ai giudici particolarmente complesso. 

Oltretutto riferisce che la SEC non vede necessariamente la sconfitta nel caso contro XRP come un fallimento della sua teoria secondo cui anche il trading secondario delle criptovalute sarebbe trading di security non registrate, ma lo vede solamente come un fallimento temporaneo per non essere riusciti a presentare sufficienti prove a sostegno della loro teoria.

Alla luce di ciò è possibile che la SEC si prepari a presentare ulteriori prove per cercare di risolvere la questione a proprio favore in appello. 

La questione è ancora aperta

A ciò va aggiunto che la causa della SEC contro Ripple in realtà non è ancora chiusa. 

Pertanto sebbene la causa contro XRP sia ormai archiviata, rimangono aperte quelle contro Coinbase e Ripple, e rimane sempre la possibilità che salgano di livello fino in appello o anche oltre. 

In altri termini la parziale vittoria dell’anno scorso non sembra essere sufficiente a far ritenere scampato il pericolo. 

Il fatto è che se le criptovalute vengono riconosciute come security, dato che non sono registrate come tali non potrebbero essere legalmente scambiate sugli exchange. 

A dire il vero su Bitcoin non sembrano esserci dubbi: non è una security, e può essere scambiato liberamente. 

Il problema sono le altre criptovalute, soprattutto quelle che vengono presentate ai mercati come occasioni di investimento per generare guadagni, con l’emittente che ne promuove la vendita con tanto di pubblicità e promozioni. 

Se vendono vendute promettendo guadagni, come sembra abbia fatto Ripple durante i primi anni di esistenza della sua criptovaluta, è difficile affermare che non siano dei contratti impliciti di investimento, e dato che tali contratti sono a tutti gli effetti security, le criptovalute che rientrano in questa casistica potrebbero realmente passare per security non registrate. 

Il rischio pertanto è reale, ed in parte sembra riguardare anche Ethereum. È possibile che la SEC durante questo mese di maggio bocci le richieste di emissione di ETF su Ethereum spot negli USA, aspettandosi che la questione venga poi portata in tribunale e risolta da un giudice. 

Tutto ciò invece non vale per Bitcoin, su cui la SEC non ha mai sollevato obiezioni riguardo la sua natura di commodity. 

La risposta di Ripple alla SEC sulla natura di security token

Di recente il CEO di Ripple, Brad Garlinghouse, ha espresso apertamente il suo sostegno a Ethereum, negando con veemenza l’idea che ETH e XRP debbano essere considerate security. 

Durante un’intervista rilasciata alla CNBC ha sottolineato le differenze tra queste criptovalute e quei titoli che sono considerati comunemente security, sottolineando che l’utilizzo effettivo ad esempio di XRP come mezzo per facilitare i pagamenti transfrontalieri sia in netto contrasto con le caratteristiche delle security. 

Quindi di fatto Ripple continua a negare che la SEC possa avere ragione, ma sarà comunque sempre e soltanto un giudice a poter decidere come stanno realmente le cose. 

Da notare però che la situazione potrebbe venire enormemente semplificata in caso di intervento diretto del legislatore, ovvero del Congresso statunitense, che però ormai da qualche anno è bloccato da questioni politiche riguardo le nuove norme da applicare specificatamente ai mercati crypto. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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