HomeCriptovalute“Ripple e Ethereum? Come due security”

“Ripple e Ethereum? Come due security”

Recentemente, Gary Gensler, ex Presidente della U.S. Commodity Futures Trading Commission, ha affermato che sia ripple che ethereum, se messi alla prova, riuscirebbero a superare l’Howey test.

Ebbene, l’Howey test è il criterio legale con cui negli Stati Uniti viene stabilito se un’attività economica o finanziaria di qualsiasi genere può essere definita una security oppure no.

Il nome deriva da un caso guida degli anni ’40.

I criteri discriminanti sono:

  1. Si tratta di un investimento in denaro o assimilabile?
  2. C’è un’aspettativa di profitto dall’investimento?
  3. Il denaro è investito in un ente quale una società o un progetto?
  4. Il profitto dall’investimento proviene dagli sforzi di un terzo, ad esempio la società in cui si è investito?

Se si si rispettano queste quattro linee guida, allora un investimento è classificato come security e cade sotto il controllo della SEC (Security Exchange Commission) o della CFCT (Commodity Futures Trade Commission), dovendo quindi sottostare a norme rigorose e rischiando un ban negli USA e per gli investitori a stelle e strisce.

Il problema è sorto quando in un’intervista Gary Gensler, durante una conferenza al MIT, ha appunto affermato che sia ripple sia ethereum superano l’Howey test, per cui dovrebbero essere sottoposti al controllo delle agenzie federali.

Analizziamo la posizione di ripple:

  1. E’ un investimento in denaro o assimilabile? Sì, anche perché il mining è centralizzato.
  2. C’è un’aspettativa di profitto dall’investimento? Sì, per l’andamento delle quotazioni e le operazioni di “congelamento” dei token.
  3. Il denaro è investito in un ente o una società? Sì, e ripple è centralizzato;
  4. Il profitto dell’investimento proviene dagli sforzi di un terzo? Si, proviene dalla diffusione di ripple come gateway nel sistema bancario.

Qual è invece la posizione di Ethereum?

Se per molti token ERC20 appare chiaro che il test verrebbe superato facilmente, ci sembra più complesso per l’organizzazione centralizzata, sia perché il mining è decentralizzato per cui c’è un profitto che può non derivare dall’investimento, sia perché la Fondazione Ethereum deriva i propri profitti dai fondi che le furono destinati nella ICO iniziale, guadagnando dalla rivalutazione del token, ma in modo indiretto. Una risposta secca quindi non è facile.

Pesta il fatto che il problema dell’Howey test rischia di divenire un masso giuridico sullo sviluppo delle criptovalute negli USA.

Sarebbe quanto mai opportuno superare una regola creata quasi un secolo fa, per un settore di investimenti completamente diverso dalle valute virtuali.

Fabio Lugano
Fabio Lugano
Laureato con lode all'Università Commerciale Bocconi, Fabio è consulente aziendale e degli azionisti danneggiati delle Banche Venete. E' anche autore di Scenari Economici, e conferenziere ed analista di criptovalute dal 2016.
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