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Se Jeff Bezos avesse la Lightning Network Torch

Cosa farebbe Jeff Bezos con la Lighting Network Torch in mano?

Il progetto Lightning Network Torch è stato lanciato dall’user di Twitter hodlonaut qualche settimana fa. Lo scopo del passaggio del “pagamento torcia” è quello di generare interesse intorno al protocollo parallelo per il bitcoin, mostrandone i benefici.

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Il vantaggio principale del Lighting Network è permettere transazioni di BTC più veloci e meno costose. Specie per i trasferimenti di somme di denaro più piccole, che nell’ordine di priorità dei miner passano in secondo piano rispetto alle operazioni con tariffe più elevate.

Per ora l’obiettivo del gioco del passaggio della torcia sui social è stato centrato in pieno, ma manca quel salto di qualità che soltanto una persona sarebbe in grado di far fare: Jeff Bezos.

L’endorsement di Jack Dorsey di Twitter

L’uomo più ricco al mondo non è stato ancora invitato, ma altri grandi imprenditori nonché guru del mondo crypto stanno partecipando attivamente. Una settimana fa è toccato al fondatore e amministratore delegato di Tron, Justin Sun.

Prima di lui, a prendere la torcia era stato il fondatore di Twitter Jack Dorsey, il quale – partecipando pubblicamente – ha di fatto sponsorizzato e reso ancora più popolare l’esperimento. Che in questo momento è in mano a una signora di 88 anni. Quando il conduttore di un podcast sulle crypto, Matt Odell, ha inviato l’invoice a Dorsey, la catena aveva toccato i 2 milioni e 860mila satoshi.

Dorsey ha lodato sia il Bitcoin sia il Lightning Network, mostrando di apprezzare l’idea di consentire un giorno premi in satoshi agli utenti per i loro tweet. Dorsey, secondo cui “il bitcoin dovrebbe diventare la valuta di Internet”, si immagina un futuro in cui la sua piattaforma avrà un pulsante per le donazioni in criptovalute.

Esperimento della “Torcia Lightning”: di cosa si tratta

Il protocollo Lightning mira a ottenere un duplice risultato: consentire l’eliminazione di mediatori con la nascita di un canale di micro-pagamenti e risolvere finalmente il problema della scalabilità (o meglio della non scalabilità) del Bitcoin.

Dal dicembre del 2017, periodo dei primi test sulla blockchain della crypto più popolare al mondo, di tempo ne è passato, e l’implementazione della rete Lightning prosegue con buoni risultati. Stando ai dati di Bitcoinvisuals, nelle ultime sei settimane del 2018 la capacità del network è aumentata del 200% (vedi grafico).

La Lightning Network Torch prende il nome dal cerimoniale del passaggio della Torcia Olimpica. Solo che in questo caso al posto della fiamma c’è un’operazione in satoshi, la divisione più minuta del bitcoin. Si chiama così in onore dello pseudonimo del suo fondatore, Satoshi Nakamoto.

L’efficacia del protocollo per i micro pagamenti

L’esperimento, che ha visto la luce il 19 gennaio 2019, ha come obiettivo quello di promuovere il protocollo per Bitcoin Lightning Network (LN), dimostrando l’efficacia delle rete pensata per i micro-pagamenti.

Il microblogging di Dorsey – il mezzo su cui avvengono i passaggi della “torcia” – ha permesso all’iniziativa di guadagnare slancio e popolarità. Perché avvenga il trasferimento da una persona all’altra, devono essere aggiunti al pagamento 10.000 satoshi (44 centesimi di dollaro circa al momento).

Gli invii si fanno tramite il Lightning Network e le comunicazioni avvengono esclusivamente su Twitter. Il mittente tagga il destinatario, che fa una domanda di operazione (invoice). Il mittente crea la transazione e il destinatario conferma il pagamento dicendo sul social network che tutto è andato a buon fine. A quel punto viene nominata una nuova persona.

Cosa farebbe Jeff Bezos con la Lighting Network torch in mano

Se l’impatto che ha Twitter sull’iniziativa è notevole, immaginate cosa succederebbe se i 10.000 satoshi venissero aggiunti per la prima volta a un pagamento effettuato su Amazon.

L’impatto non solo sulla catena ma sulla popolarità del protocollo sarebbe esponenziale se a partecipare fosse il colosso dell’e-commerce. Impresa multinazionale che a fine 2018 contava più di 100 milioni di utenti abbonati al servizio Prime. Scatterebbero subito le speculazioni più sfrenate.

Bezos e il protocollo Lightning Network formerebbero un’accoppiata di fuoco. Come ha detto Changpeng Zhao, amministratore delegato della Borsa delle crypto Binance, Amazon potrebbe essere “il catalizzatore del prossimo boom dei prezzi del bitcoin”.

Il giorno in cui il gigante delle vendite online accetterà criptovalute come sistema di pagamenti, il mondo non sarà più lo stesso. E associare Amazon alle crypto non è soltanto un puro esercizio mentale ipotetico.

Anche se Amazon non ha mai aperto ufficialmente ai pagamenti in criptovalute, certe iniziative fanno pensare che Bezos non sia insensibile al fascino del settore. La società di Seattle, per esempio, ha comprato diversi indirizzi di dominio correlati al settore. Tra questi si possono citare, stando a DomainNameWire, amazonethereum.com, amazoncryptocurrency.com, amazoncryptocurrencies.com e amazonbitcoin.com.

Tasso di adozione bitcoin in aumento

Da mesi si aspetta il momento in cui i grossi gruppi retail accetteranno pagamenti in bitcoin. Il giorno in cui l’Amazon Coin vedrà la luce sembra ancora lontano, ma qualcosa nell’industria dei consumi si muove. Zara, Domino’s Pizza e il visitor center della NASA sono solo alcuni dei posti dove ormai sono accettate monete digitali.

L’adozione di bitcoin e sorelle nel settore retail è uno degli aspetti più critici e discussi. Molti commentatori e analisti si aspettavano che con l’impennata del valore del Bitcoin le aziende di vendite al dettaglio avrebbero fatto a gara per integrare un sistema di pagamento basato sulle criptovalute. E invece così non è stato.

A fine 2018 ci sono stati segnali di un incremento del tasso di adozione delle crypto e l’utilizzo di bitcoin potrebbe essere dietro l’angolo. Tuttavia, finché titani come Amazon non accettano le monete digitali, non ci sarà quell’iniezione di fiducia di cui il mercato ha disperato bisogno in questo momento.

Lightning Network Torch: tra i partecipanti nomi di spicco

Bezos porterebbe l’iniziativa su tutta un’altra dimensione. Ma senza andare a scomodare l’uomo che ha chiuso il 2018 con il patrimonio più alto al mondo, si possono contare già altri nomi di spicco e società importanti in grado di “spostare” milioni.

Di recente, ad esempio, è stato coinvolto nel passaggio della torcia il CEO di Binance, che a sua volta ha chiamato in causa Elon Musk. Il visionario imprenditore numero uno di Tesla e SpaceX, che ha dimostrato di credere nel potenziale delle criptovalute in passato, non ha però ancora risposto.

Anche l’ex stella del basket NBA Kobe Bryant è stato citato ma non ha ancora accettato l’invito. Tra gli altri “portatori” della torcia crypto di alto profilo, si possono citare uno dei massimi promotori del Bitcoin, l’autore di best-seller Andreas Antonopolus, e il chief strategy officer di Blockstream Samson Mow.

Quando il 13 febbraio Eric Voorhees, AD dell’exchange crypto Shapeshift, ha preso in mano la torcia ha confessato di “non avere mai avuto tanto potere” prima. Chissà che un giorno anche Bezos non possa dire lo stesso.

Daniele Chicca
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno da undergraduate presso la UCL di Londra. Giornalista professionista dal 2007, si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Dopo tre anni presso il desk di Reuters a Milano, ha lavorato per diverse testate, contribuendo tra le altre cose a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia e offrendo servizi di vario genere da inviato per Radio Rai e per le agenzie stampa AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento è responsabile della redazione, della linea editoriale e del coordinamento di un importante sito di informazione economica e finanziaria
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