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Finalmente, sarebbe il caso di dire. Il Parlamento Europeo ha infatti pubblicato un’analisi di 33 pagine sul rapporto tra valute virtuali e Banche Centrali, concentrata soprattutto sulle sfide future che dovrà affrontare la politica monetaria europea.
L’analisi porta la firma del Dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita, ed è stato redatto in particolare da Marek Dabrowski e Lukasz Janikowski, su richiesta direttamente della Commissione per i problemi economici e monetari (ECON).
Le valute virtuali vengono definite “una forma contemporanea di denaro privato”, e gli autori ammettono che, grazie alle proprietà garantite dalla tecnologia, sono relativamente sicure, trasparenti e veloci, con buone prospettive di ulteriori sviluppi.
D’altro canto, gli autori ritengono improbabile che le criptomonete possano arrivare a sfidare la posizione dominante delle valute fiat e delle banche centrali, semmai le considerano una vera e propria sfida alle autorità di regolamentazione finanziaria a causa dell’anonimato e del loro “carattere transfrontaliero”.
Se da un lato è molto interessante il fatto che questa analisi ufficiale del Parlamento Europeo accetti l’idea che le criptovalute sono come denaro, specificando che si tratta di denaro privato (come quello ipotizzato dal Premio Nobel, Friedrich von Hayek), e che le riconosca come mezzi di pagamento sicuri, dall’altro anche l’approccio istituzionale pare assai equilibrato.
In fondo il rapporto non mente sia quando afferma che le criptovalute sono una vera e propria sfida per i regolamentatori, sia quando ipotizza che non metteranno in discussione il ruolo delle Banche Centrali, se non altro per un bel po’ di tempo.
Il livello di analisi e le conclusioni sono per certi versi simili a quelli del rapporto della Fed di St. Louis di fine aprile. Entrambi i documenti lasciano ipotizzare che, pur lentamente, anche le massime istituzioni mondiali in ambito monetario stiano approfondendo la natura e il funzionamento di queste nuove tecnologie.
Nel rapporto si arrivano a definire le criptovalute come “una risposta alla domanda reale del mercato”, con il potenziale di diventare “vero e proprio denaro privato” o addirittura un elemento permanente all’interno l’economia globale.
Viene anche messo in evidenza come ad oggi il confronto tra criptovalute e monete fiat sia ancora improponibile, soprattutto per l’enorme differenza della diffusione di questi due diversi tipi di moneta sui mercati nazionali.
Senza mancare di citare il Venezuela come nazione in cui un’inflazione galoppante della valuta fiat potrebbe rendere le criptovalute un’alternativa possibile.
In conclusione il rapporto suggerisce che i regolatori finanziari dovrebbero considerare le criptovalute come una “qualsiasi altra transazione o strumento finanziario“, considerando i potenziali rischi associati, come il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale ed il finanziamento di attività illecite.