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India, ennesima giravolta sulle crypto

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L’India non sa più che pesci prendere. L’elefante non sa più pescare ed effettuare una scelta per quanto riguarda il mondo crypto? Di certo si inizia a dubitare della loro capacità di gestire gli economics del proprio Paese.

Dopo essersi quasi proclamati crypto-friendly, salvo poi smentire tutto, ora la Reserve Bank of India (RBI) addirittura vieta agli istituti di credito di offrire servizi alle imprese che operano nel settore delle monete virtuali.

Una situazione complessa

Non solo: molte avevano dovuto imporre anche ai propri clienti il bando sull’acquisto delle criptovalute, un bando che come la stessa RBI aveva ammesso a metà giugno, non trovava riscontro in nessuna ricerca preliminare e nemmeno nelle consulenze di esperti chiamati ad esprimere un giudizio.

Come se ciò non bastasse, gli stessi funzionari della RBI avevano confermato che questa non si era preoccupata di istituire nessun comitato per determinare eventuali rischi del settore delle criptovalute, magari in collaborazione con altre nazioni già coinvolte in esperienze simili come ad esempio il Giappone, o nemmeno di creare una eventuale task force per studiare le conseguenze del divieto.

Una decisione che, alla luce di questo particolare, appariva già da allora come una semplice azione arbitraria, soprattutto considerando che i vertici della Banca centrale si sono successivamente rifiutati di rispondere ad altre domande.

La richiesta di regolamentare le crypto

Di venerdì scorso invece la richiesta alla Corte Suprema, da parte della Banca Centrale indiana di una regolamentazione per le monete virtuali indiane, accompagnata dall’ammissione della necessità di una serie di norme per chiarire le dinamiche di scambio delle criptovalute.

In realtà, la richiesta di regolamentare le crypto risale già all’aprile 2017.

All’inizio di luglio le cronache riportavano la conferma da parte della Corte Suprema indiana sia del bando voluto dalla RBI ma anche del blocco degli aiuti provvisori a tutte le imprese danneggiate dal divieto.

Subito dopo l’emanazione del bando l’Internet and Mobile Association of India (IAMAI) che includeva molti exchange di criptovalute, questa aveva dato vita a petizioni, ricorsi e richieste di risarcimento per quella che era vista come una decisione incostituzionale.

Oggi il colpo di scena: a sorpresa la RBI ha sollecitato la Corte Suprema del Paese a regolamentare le criptovalute, ammettendo quindi che più che un bando sarebbero necessarie delle leggi.

L’attesa adesso è per settembre (per la precisione, l’11 settembre) quando il tribunale indiano dovrebbe sentenziare sulla questione: il condizionale è d’obbligo conoscendo il tortuoso iter burocratico indiano.

Infatti, la sentenza della Corte Suprema sul divieto imposto dalla Banca centrale era inizialmente prevista per il 20 luglio scorso.

In attesa della Corte Suprema

La volontà della RBI, che rispecchia le intenzioni di tutte le istituzioni finanziarie internazionali, è quella di riuscire a far rientrare un fenomeno fluido e nuovo come quelle delle monete virtuali all’interno di un quadro normativo generale ampio e specifico il cui scopo sarebbe quello di prevenire transazioni illegali nel Paese.

Agli occhi degli osservatori, questa posizione più morbida da parte della Banca centrale potrebbe essere facilmente spiegabile con la presentazione di una bozza finale di norme sviluppata da un comitato intergovernativo incaricato di formulare una specifica politica per il settore.  

Rossana Prezioso
Rossana Prezioso
Appassionatasi alle nuove frontiere dell’editoria online, ha deciso di approfondire ulteriormente le sue conoscenze dedicandosi allo studio dei cambiamenti culturali ed economici derivati dalla nascita della finanza hitech, sviluppando le tematiche riguardanti i nuovi modelli di business ad essa legati e le influenze geopolitiche della new economy criptovalute
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